I consumatori statunitensi diffidano degli alimenti processati, cioè industriali e, secondo la definizione NOVA*, (leggermente migliori rispetto agli ultra processati), e cercano di evitarli. Per alimenti processati si intendono quei cibi essenzialmente prodotti aggiungendo sale, olio, zucchero o altre sostanze agli alimenti non trasformati o minimamente trasformati. Tuttavia, quando si chiede loro di identificarli, mostrano di avere idee piuttosto confuse. È una realtà a più facce quella che emerge da un sondaggio particolareggiato, condotto dall’International Information Food Council e i cui risultati sono stati riportati su Food Navigator.
E che sia così lo si capisce già dalle risposte alle domande più generali. Se infatti più di otto su dieci affermano di considerare importante avere una dieta sana, le idee su come raggiungere tale obbiettivo sono discordanti. Il 18% degli intervistati punta sulle proteine, il 17% su un’alimentazione definita consapevole, mentre il 12% si affida al conteggio delle calorie, alla sostenibilità del cibo o al digiuno intermittente. Approcci molto diversi.
Cosa acquistiamo?
Inoltre, nonostante le intenzioni astratte, sapori e accessibilità economica restano i fattori che più influenzano le scelte: se si chiede di classificare ciò che ha più peso negli acquisti, l’87% risponde il gusto, il 76% il costo e il 62% la salubrità del prodotto. Quando invece si domanda in che modo il consumatore pensa di migliorare la propria salute attraverso l’alimentazione, il 18% risponde aumentando il consumo di frutta e verdura, il 14% cercando di consumare sempre alimenti bilanciati e vari, con moderazione, il 13% pensa che la strategia migliore sia diminuire lo zucchero, mentre l’8% vorrebbe ridurre i cibi processati.
Cosa sono gli alimenti processati?
La situazione appare ancora più confusa quando si entra nel merito di questi ultimi, che un americano su due mangia abitualmente, uno su quattro raramente e poco meno di uno su cinque molto spesso. Quando si chiede se gli alimenti processati dovrebbero essere parte integrante della dieta, il 53% risponde sì, il 28% dice no e il 19% non sa, ma più di tre quarti afferma di tenere conto della loro presenza negli acquisti. Ma le certezze svaniscono quando si chiede cosa sia un alimento processato. Metà degli intervistati risponde di saperlo, più o meno, ma non saper dare una definizione, e circa un quarto di non essere in grado di illustrare nessuna delle caratteristiche di questi prodotti.
Per capire se si tratta di alimenti processati, poi, circa la metà legge gli ingredienti sulle etichette, e una percentuale di poco inferiore valuta la freschezza del prodotto, e si basa sull’equazione: fresco=non processato, conservato=processato, mentre il 41% legge le etichette nutrizionali. Inoltre, un quarto tiene in considerazione il posizionamento del prodotto all’interno del supermercato (se nel corridoio principale o in quelli laterali), un altro quarto legge i bollini e i claim e una percentuale simile si fida del brand che conosce.
La stessa disinformazione emerge poi se si fanno domande sulle singole categorie. Circa il 60% degli intervistati pensa infatti che frutta in scatola e snack vegetali (chips) siano processati, e il 53% che lo siano i succhi di frutta, mentre percentuali inferiori pensano che lo siano le verdure surgelate (31%), la frutta fresca (23%), le verdure fresche (21%).
I latticini sono alimenti processati
Nel campo dei latticini, il 71% ritiene che sia processato il formaggio a fette, il 65% quello in bastoncini, il 62% gli yogurt aromatizzati, il 60% le panne liquide vegetali e quelle a base di latte. Tuttavia, gli yogurt naturali godono di una reputazione decisamente migliore: quello greco, per esempio, è considerato non processato da un americano su due, così come gli smoothies e simili fatti in casa, e anche i kefir e altri prodotti fermentati come l’islandese skyr, considerati non processati dal 36% dei partecipanti. Forse, però, quest’ultimo giudizio è condizionato da una scarsa conoscenza, perché una percentuale compresa tra il 30 e il 40% afferma di non essere sicuro della natura di questi prodotti.
Infine, alcune domande vertevano sui dolci, ma in quel caso le risposte sono state più centrate: circa tre quarti degli intervistati pensa che biscotti, caramelle e gelati siano processati, anche se il 51% che i pop corn non lo siano, e il 41% che non lo siano né il cioccolato amaro né le torte fatte in casa.
Migliorare la comunicazione per migliorare la dieta
In conclusione, molte persone sono ormai a conoscenza della classificazione NOVA o, quantomeno, del fatto che alcuni prodotti sono classificabili come processati, ed è meglio non abusarne. Ma su numerosi aspetti del tema hanno informazioni confuse, quando non sbagliate. Se si vuole che la qualità della dieta migliori – e ci sono molti indizi che fanno pensare che questo desiderio sia ormai molto diffuso, secondo gli autori – è indispensabile migliorare la comunicazione in tutte le sue possibili forme, dalle scritte sulle confezioni alla pubblicità, fino alle campagne educazionali.
* Nella classificazione NOVA i cibi processati appartengono al gruppo 3 e sono quegli alimenti che vengono prodotti a partire dagli alimenti non processati (gruppo 1) addizionati con ingredienti del gruppo 2, ossia ingredienti culinari trasformati (oli, burro, zuccheri, sale…). Nel gruppo 3 appartengono ad esempio pane, pasta, formaggi, carni e pesci nelle lavorazioni più semplici, conserve vegetali.
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Giornalista scientifica
Questo articolo indica come sia necessaria l’educazione alimentare a 360 gradi perchè diventa un diritto per i consumatori avere una conoscenza più consapevole dei prodotti che trovano al supermercato come dal negozio di quartiere e che spesso non comprendono completamente, nonostante l’abitudine sempre maggiore alla lettura della etichetta nutrizionale. Grazie per l’articolo
Questo articolo conferma come di fronte ad un business esasperato anche nel campo alimentare, e’ indispensabile una adeguata e proporzionata informazione per la salvaguardia della salute
In generale, il problema della disinformazione in ambito alimentare è allarmante; le conseguenze sono diete totalmente sbilanciate, basate su convinzioni errate, spesso inculcate da influencer ancora più ignoranti, mossi solo da interessi economici.
Alimenti processati e ultra processati. Una giungla alimentare commerciale nella quale districarsi avendo tutte le informazioni giuste per orientarsi nelle scelte.