Gli americani assumono fino a un quarto delle calorie quotidiane dagli snack, che forniscono loro anche circa un terzo degli zuccheri totali. E questa è un’abitudine di cui tenere conto, sia perché, nella stragrande maggioranza dei casi, quelle calorie provengono da ingredienti di scarso valore nutrizionale quali amidi di cereali raffinati, grassi, sale, conservanti, zucchero… Sia perché si tratta di calorie non sempre tenute nella giusta considerazione le quali, invece, potrebbero dare un contributo rilevante al peso.
Lo studio sugli snack
Uno studio pubblicato su PloS Global Public Health condotto dai ricercatori dell’Università dell’Ohio di Columbus ha dimostrato l’importanza di merende e simili. Si sono prese in esame le abitudini alimentari di circa 23.000 americani di tutte le età, che avevano preso parte al grande studio di popolazione chiamato National Health and Nutrition Examination Survey, svoltosi tra il 2005 e il 2016. In esso i partecipanti avevano accettato di segnare tutto ciò che mangiavano durante la giornata, e non solo relativamente al tipo di alimento, ma anche all’ora.
Calorie e pasti
Per capire quanto gli snack facessero parte della routine, e se condizioni a rischio come il pre-diabete avessero o meno modificato le scelte, gli autori hanno suddiviso i volontari in quattro categorie, e cioè persone senza diabete, con pre-diabete, con diabete controllato e con diabete scarsamente controllato, e hanno così visto che gli snack rappresentavano tra il 19,5 e il 22,4% delle calorie assunte ogni giorno (4-500 in totale), senza però apportare quantità significative di nutrienti realmente utili. Nella lista dei prodotti consumati figuravano infatti, in ordine decrescente, prodotti a basso costo pieni di grassi, sale e zuccheri, dolciumi vari, bevande alcoliche oppure non alcoliche ma con zucchero, proteine, latte e derivati, frutta, semi di vario tipo e, molto distanziati e in fondo alla classifica, vegetali.
Diabete e snack
L’esame in base allo stato del diabete ha però rivelato un dato che potrebbe essere utile: chi stava lottando con la malattia ha mostrato una certa tendenza a consumare meno snack durante la giornata, probabilmente perché più consapevole dei danni associati all’acquisto di peso e in generale del ruolo di tutto ciò che si mangia durante la giornata, e non solo nei pasti principali. Gli autori sostengono che questa è la chiave per cercare di modificare le abitudini di tutti: bisogna agire a livello mediatico, come accade a chi è a rischio di diabete, o già in uno stato di diabete conclamato. Sarebbe cioè utile spiegare alle persone non solo quali sono i prodotti da evitare, ma anche e soprattutto come avere un’alimentazione sana nel suo insieme e durante tutto il giorno, non soltanto durante i pasti principali.
Inoltre, sarebbe probabilmente altrettanto strategico far capire a tutti che un’alimentazione corretta inizia dalla scelta di ciò che si compra, e che quindi si ha a disposizione in casa. Gli alimenti acquistati sono infatti anche quelli dai quali dipende la composizione del pranzo fuori casa, per chi lo prepara da sé, così come la scelta di che cosa mangiare per una pausa o un aumento di appetito.
In ogni caso, tutti dovrebbero essere consci di quanto le merende e gli snack possano contribuire all’apporto calorico quotidiano, e quanto spesso lo facciano senza il contributo di elementi nutrizionali positivi.
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Giornalista scientifica