Dov’è finito il caffè? Un lettore ci ha inviato una segnalazione di un prodotto della Kellogg’s che secondo lui presenterebbe delle criticità in etichetta. Di seguito pubblichiamo la lettera e la risposta dell’esperto in diritto alimentare Roberto Pinton.
La lettera sui cereali al caffè di Nestlé
Buongiorno, mi sono imbattuto nel nuovo prodotto della Kellogg’s: Extra Barista, e mi è sorto un dubbio. È formalmente corretto che il prodotto venga definito al gusto caffè, presenti l’immagine di un “braccetto” della macchina da caffè pieno di polvere di caffè e a fianco alcuni chicchi, una descrizione che risalti “L’aroma e il gusto fine del caffè” e poi andando a scorrere l’elenco degli ingredienti non ci sia traccia della parola “caffè”, lasciando presumere che la parvenza di caffè possa essere solamente inclusa nell’elemento “aroma naturale”, peraltro al quintultimo posto dell’elenco degli ingredienti? Vi ringrazio anticipatamente qualora riusciate a rispondere a questo mio quesito! Andrea
Il parere sui cereali “gusto caffè” sul di Roberto Pinton, esperto in diritto alimentare
Non conoscendo il prodotto, per la valutazione dell’etichetta mi baso su quanto riportato nel sito di Kellogg’s Italia S.p.A.. Per il prodotto “Extra® Barista” (agglomerati di avena al gusto caffè con mandorle e riccioli di cioccolato al latte) sono dichiarati gli ingredienti: avena integrale (52%), zucchero, olio di palma sostenibile certificato, farina di frumento, riccioli di cioccolato al latte (3.5%) (zucchero, massa di cacao, burro di cacao, latte intero in polvere, latte scremato in polvere, emulsionante {lecitina di soia}, aroma naturale di vaniglia), mandorle (3%), farina di frumento, farina di mais, cacao magro in polvere, aroma naturale, sale, melassa, emulsionante (E472e), farina di soia.
L’indicazione “al gusto caffè” sarebbe di per sè sufficiente a informare che il prodotto non contiene affatto caffè, ma soltanto sostanze che ne richiamano il gusto (altrimenti si sarebbe indicato “al caffè”, non “al gusto di caffè”). Ma l’evidenza della rappresentazione grafica dei chicchi di caffè sul fronte del pacco fa sembrare l’etichetta in collisione con la normativa.
Il precedente
Nel 2014 la Bundesgerichtshof (Corte federale di giustizia) tedesca ha sottoposto alla Corte di Giustizia europea il seguente quesito. «Se sia consentito che l’etichettatura e la presentazione dei prodotti alimentari nonché la relativa pubblicità suggeriscano, tramite l’aspetto, la descrizione o le illustrazioni, la presenza di un particolare ingrediente, quando invece, in effetti, tale ingrediente non è presente e ciò si evince unicamente dall’elenco degli ingredienti ai sensi dell’articolo 3, paragrafo 1, punto 2, della direttiva 2000/13».
Il 4 giugno 2015 (causa C-195/14, Bundesverband der Verbraucherzentralen und Verbraucherverbände – Verbraucherzentrale Bundesverband e.V. contro Teekanne GmbH & Co. KG, (qui il testo della sentenza) la Corte ha sentenziato che la normativa vigente in materia di etichettatura e presentazione dei prodotti alimentari, nonché la relativa pubblicità, deve essere interpretata nel senso che osta a che “l’etichettatura di un prodotto alimentare e le relative modalità di realizzazione possano suggerire, tramite l’aspetto, la descrizione o la rappresentazione grafica di un determinato ingrediente, la presenza di quest’ultimo in tale prodotto, quando invece, in effetti, detto ingrediente è assente, e tale assenza emerge unicamente dall’elenco degli ingredienti riportato sulla confezione di detto prodotto”.
La sentenza
I giudici europei hanno ritenuto che “in talune situazioni l’elenco degli ingredienti, pur essendo esatto ed esaustivo, può essere inadeguato a correggere in maniera sufficiente l’impressione errata o equivoca del consumatore relativa alle caratteristiche di un prodotto alimentare risultante dagli altri elementi che compongono l’etichettatura di tale prodotto. Pertanto, nella situazione in cui l’etichettatura di un prodotto alimentare e le relative modalità di realizzazione, considerate nel loro insieme, suggeriscono che tale prodotto contiene un ingrediente che in realtà è assente, la suddetta etichettatura è tale da indurre in errore l’acquirente sulle caratteristiche del prodotto in questione”. La sentenza è però possibilista. Per legittimare la rappresentazione dei chicchi in etichetta sarebbe sufficiente l’uso di un “aroma naturale di caffè”, la cui componente aromatizzante, per definizione (reg. CE n.1334/2008), deve derivare interamente (o comunque per non meno del 95%) da caffè.
In elenco ingredienti Kellogg’s fa riferimento a un generico “aroma naturale”, il che fa supporre che il componente aromatizzante non sia derivato, nemmeno parzialmente, dal caffè.
In tal caso l’etichetta sembra idonea a far considerare al consumatore medio normalmente informato e ragionevolmente attento e avveduto che il prodotto abbia una qualità diversa da quella che ha realmente.
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Ovvero come non dire chiaramente una cosa, ma lasciarla solo intuire …….. quelli che camminano sulle funi sono dilettanti al confronto.
Ho letto con interesse la lettera sui fiocchi di granturco Kellog’s al caffè SENZA CAFFE’. A parte il fatto che contengono anche olio di palma “certificato” (da chi ? da quelli che certificano se stessi ?) e “sostenibile” (cosa vuol dire ? aggettivo messo solo per far vento alla lingua ? ), aggiungo che sono tantissimi anni che evito accuratamente di comprare Kellog’s, perchè ad un prezzo molto maggiore rispetto alla concorrenza non corrisponde una qualità che lo giustifichi. Ma si sa, è “globalizzazione”. La ditta è statunitense, non occorre dire altro. Eppure ci sono nei supermercati tanti prodotti alternativi, anche biologici, e che costano molto meno. Basta fare attenzione a quello che si compra, e non ragionare come in quella canzone napoletana che dice: “tu vuò fà l’americano”.
Ciò detto, informo che ho comprato all’Esselunga dei fiocchi di cereali marca CEREALVIT, affogati al caffè, e questi il caffè ce lo hanno per davvero (2%). In più contengono anche omega3 e sono senza glutine. Costano molto meno dei Kellog’s.
Allo IAP non sarà venuta in mente nemmeno per un istante l’intenzione di dire qualcosa in merito, giriamoci pure intorno a parole ma l’immagine dei chicchi di caffè dovrebbe essere cancellata.
Un semplice si o no basta come risposta.