La catena di supermercati Penny in Germania ha riportato sui cartellini di nove prodotti alimentari due prezzi, il primo barrato, e il secondo ben in vista con un importo decisamente superiore. Le salsicce di maiale costano circa 6 € invece di 3 come scritto sul prezzo barrato, la mozzarella 1,55 € invece di 89 centesimi e lo yogurt alla frutta 1,44 € al posto di 99 centesimi. La catena di discount spiega che il listino più alto è quello ‘vero’. Vero perché corrisponde ai costi effettivi del prodotto, mentre quello che attualmente paghiamo alla cassa non è corretto perché non considera il costo ambientale e gli altri effetti negativi che comporta l’intera fase di produzione e distribuzione come l’inquinamento delle acque sotterranee o le emissioni di CO2 dei trattori diesel e via dicendo. Se si fa questo calcolo allora il prezzo finale lievita considerevolmente ed in effetti è quello maggiorato che Penny riporta bene in vista sul cartellino.
Penny vuole attirare l’attenzione su questi aspetti e ha portato avanti il progetto in collaborazione con l’Università di Greifswald e l’Università Tecnica di Norimberga, calcolando i costi ambientali per nove prodotti alimentari di largo consumo. Questi valori sono stati poi convertiti in unità monetarie e compensati con il costo dei ‘danni’ arrecati lungo la filiera. La nota, apparsa in un articolo di Victoria Robertz sulla rivista di economia tedesca Capital, offre spunti molto interessanti. Le variazioni di prezzo sul cartellino indicano, in un certo modo, l’impatto sull’ambiente del prodotto. Per questo motivo le salsicce e il formaggio risultano molto più costosi, mentre il prezzo della cotoletta vegana aumenta solo del 10% così come i prezzi di molti prodotti biologici. La rivista tedesca precisa che “nel 2020, secondo l’Agenzia federale dell’ambiente, le emissioni tedesche di gas serra e inquinanti atmosferici hanno causato costi per almeno 217 miliardi di euro.”
Se gli effetti del cambiamento climatico diventeranno più estremi, ad esempio a causa di siccità o inondazioni, i costi continueranno ad aumentare. Oggi nessuno di questi effetti viene considerato nell’ambito dei costi di produzione dei consumi alimentari. Non esistono regole per cui un prodotto alimentare costa di più se provoca un danno ambientale maggiore rispetto ad altri. In pratica si sottrae qualcosa all’ambiente senza pagare nulla. Basta solo pensare alla carne che dovrebbe avere un costo molto più elevato rispetto a quanto si vende adesso. In pratica per il cibo paghiamo un prezzo molto inferiore rispetto a quello che sarebbe realmente corretto considerando fattori come l’ambiente e la società.
giornalista redazione Il Fatto Alimentare
Buongiorno.
Basterebbe limitare la produzione all’origine di tanti prodotti.
Purtroppo oggi il mercato vuole che i banchi dei supermercati siano sempre pieni di ogni prodotto, perché tutto deve sempre essere disponibile, non importa se poi una certa percentuale va sprecata. Quand’è che si incomincerà a produrre di meno?
Si fa presto a dare la responsabilità ai consumatori (“comprate meno e allora, a fronte di una minore richiesta, diminuirà la produzione”). Che si imponga una minore produzione per legge!
Una sera di qualche mese fa facevo la spesa in un supermercato Esselunga, e vedevo buttare senza alcun riguardo da un’addetta in un carrello, solo perché prossimi alla data di scadenza (mancavano ancora due giorni), numerose confezioni di biscotti di pasticceria della linea Top. Nemmeno a metterli scontati! Alla mia domanda la signora ha risposto gentilmente, allargando le braccia, che così aveva deciso la direzione.
Perché tutto questo spreco? La gente non li compera, magari perché troppo costosi, o semplicemente perché dà la priorità ad altro? E allora non produceteli!
Ma a questo mondo deve sempre essere tutto disponibile?
Trovo quello che scrive terrificante… Limitare per legge la produzione agricola… Certo lei ha la pancia piena immagino L’abbondanza della produzione ci permette prezzi alla portata di molta gente in più rispetto a quello che succederebbe se i prodotti fossero pochi E’ vero, tanta roba va sprecata (poi bisognerebbe intendersi su quanto è “tanta”, un tot è inevitabile), torniamo ai bei tempi di una volta quando la gente faceva fatica a mettere qualcosa nel piatto…
Non ha ragione.. è finita la pacchia!!forse ancora non l’ha capito che siamo una società in declino…Per salvarci dobbiamo produrre di meno
Traduco l’iniziativa della Penny: cerca di spostarsi sui prodotti biologici, dove ha più margine…
La sua, sig. Osvaldo F., è anche la mia opinione: la Penny, cavalcando la diffusa consapevolezza germanica della necessità di produzione alimentare ‘sostenibile’, ed il ritorno di immagine virtuosa che deriva dal suo schierarsi, ha per principale obiettivo incrementare i propri profitti, mirando al maggior margine di guadagno, come da lei specificato, presente sula vendita dei prodotti biologici, e forse anche alla maggiore concorrenza tra produttori biologici e convenzionali. Comunque parte del profitto globale delle aziende che danneggiano l’ambiente è dirottato a quelle che lo danneggiano di meno. anche se il consumatore paga con le propie tasse generali la maggiore e giusta sovvenzione erogata ai produttori di alimenti biologici che restano sempre quelli meno renumerati.
Ottima iniziativa!!
Sarebbe molto interessante che queste notizie vengano maggiormente diffuse in maniera che si possa creare consapevolezza nei confronti del “vero” costo dei prodotti. Non se ne sente mai parlare salvo rare eccezioni e purtroppo la cosa principale per la stragrande maggioranza delle persone è pagare poco!
Argomento sacrosando. La stragrande maggioranza delle persone non si rende proprio conto dei cosiddetti “costi nascosti”. Così come certi prodotti vengono sovvenzionati indirettamente tramite l’applicazione di aliquote IVA diverse.
Per esempio il latte vaccino e tutti i latticini hanno l’IVA al 10%.
Invece le “bevande vegetali” (di soia, di cereali, ecc), hanno l’IVA al 22%.
Ovviamente questo contribuisce in maniera non indifferente al costo finale del prodotto.
Considerando che l’impatto ambientale dei primi è assolutamente maggiore a quello dei secondi, a mio parere sarebbe opportuno come minimo abbassare l’IVA dei prodotti vegetali per favorirne il consumo…
Ormai non possiamo più permetterci, relativamente allo stato dell’ambiente, di continuare a sovvenzionare prodotti che causano un sacco di danni.