Buongiorno, sono un abitudinario consumatore di insalata Iceberg a marchio Prima, acquistata presso il supermercato Tigros di Dairago (MI). Riscontro frequentemente il grave deperimento dell’alimento (dopo il mio acquisto) con largo anticipo rispetto alla scadenza indicata sulla confezione. L’ultima volta ho comperato tre sacchetti da 250 g in data 24/07 che ho subito riposto nel frigorifero (preciso che abito a 5 minuti dal supermercato). La scadenza riportata sulla confezione era 29/07. Ieri sera (giorno 26/07), ho aperto i tre sacchetti e la condizione dell’insalata era critica: diverse parti erano di colore scuro e il contenuto era maleodorante e immangiabile.
Trovo poco rispettoso nei confronti del consumatore vendere alimenti in queste condizioni… So bene che dipende dal rispetto e dall’osservanza scrupolosa della catena del freddo (e quindi gli attori in scena diventano molti), ma una volta che io ho rispettato la catena e trovo alimenti così significa che lungo la filiera, prima di arrivare al consumatore finale, qualcuno ha lavorato male. Un’insalata che marcisce tre giorni prima della scadenza non può essere venduta e non credo sia un caso isolato. Faccio notare (anche se non era questo il caso) che spesso, lungo il margine termosigillato del sacchetto, rimangono residui di insalata che vanificano l’effetto “ermetico” della sigillatura stessa… con conseguente rapido deperimento del contenuto. Allego foto dell’alimento e il lotto di produzione. Franco
La risposta del Servizio Qualità Agorà Network
Buongiorno, riceviamo e rispondiamo alla lettera del vostro lettore. Abbiamo rassicurato il consumatore sulla sicurezza dell’alimento oggetto della segnalazione, atteso che la condizione fisica che mostra non rappresenta un pericolo per la salute. La questione è dovuta alla anomala variabilità climatica di questo periodo, che può sottoporre i prodotti ortofrutticoli a uno stress particolare e repentino che li modifica, pur a fronte della loro breve shelf-life e delle condizioni di conservazione garantite in ogni fase, così come la catena del freddo. Abbiamo naturalmente predisposto i controlli più adeguati a fronte di questa situazione, a questi fini allineandoci anche alle associazioni di categoria, e gli alimenti sono sempre verificati sia in sede di preparazione che in sede di distribuzione, per assicurarne la conformità e le condizioni organolettiche e fisiche migliori. Per quanto riguarda le confezioni, può succedere che un frammento di foglia resti “pinzato” nella saldatura, ma questo non comporta necessariamente la perdita di tenuta del sacchetto sia per la pressione della saldatura sia per le dimensioni dei frammenti di foglia. Inoltre, l’alimento è confezionato in atmosfera modificata, e quindi è protetto da contaminazioni esterne e da una eventuale ossidazione. Per quanto riguarda la durabilità dell’alimento, stiamo tutti lavorando per affrontare al meglio un momento così particolare.
In ogni caso, è ora nostra premura prenderci cura del consumatore fornendogli la dovuta attenzione a fronte dello specifico episodio.
La replica del lettore.
Prendo atto che dal punto di vista della sicurezza non riscontriate rischi per la salute e mi vogliate rassicurare… anche perché un’insalata in tali condizioni il consumatore la butta via direttamente, senza nemmeno assaggiarla, è sufficiente sentire l’odore… per questo non ci sono rischi per la salute. Quanto al resto, considerato che non ravvisate errori né responsabilità alcune ma semplicemente una condizione di particolare “fragilità” dell’alimento sottoposto a circostanze estreme come quelle riscontrate ultimamente (picchi di temperature alternati a piogge torrenziali), non mi è chiaro perché alimenti che si mette in conto possano deperire prima del “normale” continuino ad avere date di scadenza non coerenti. Se il prodotto è più fragile si anticipa la scadenza… così il consumatore si regola. La realtà è che così uno compra e poi butta via. Fino a poco tempo fa non ci facevo caso, compravo i sacchetti, li mettevo nel frigo a casa e giorno dopo giorno li consumavo. Dei 7/8 sacchetti che prendevo almeno 2 all’atto dell’apertura erano sgonfi e l’insalata già deteriorata nonostante la scadenza… una bella percentuale! Poi col tempo, osservando meglio, mi sono reso conto che ciò accadeva ai sacchetti che presentavano frammenti nella saldatura… Bene che l’alimento sia confezionato in atmosfera modificata e quindi protetto dalle contaminazioni (questione da me non sollevata) ma ripeto che il problema è un altro! L’alimento si deteriora velocemente e quindi si butta! E questo non è giusto perché se spendo soldi per acquistare qualcosa che posso usare tra 5 giorni e dopo 2 o 3 lo devo buttare questo non va bene. E soprattutto non è corretto perché questa precoce caducità non è inaspettata! Franco
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Il Signor Franco ha ragione da vendere.
La ditta, piuttosto che raccontare di processi aziendali palesemente inadeguati per trattare degli alimenti delicati, deperibili, e dove gusto ed aspetto sono la parte essenziale, farebbe bene a scusarsi. E a rimborsare il consumatore, omaggiandolo di un buono per il disagio incontrato e per il feedback sulla qualità del prodotto (attività che il sig. Franco ha svolto gratuitamente per la ditta).
Questa procedura di assistenza alla clientela assicura la fidelizzazione del cliente, e quindi va a vantaggio della ditta e del supermercato.
Ci sono anche altri elementi: 1) il costo elevato di queste confezioni (ne avete scritto recentemente) è giustificabile solo se vengono seguite scrupolosamente le procedure di cernita, confezionamento e mantenimento della catena del freddo; 2) alcuni tipi di ortaggi (spinaci e rucola ad es.) sono soggetti più di altri ad accumulare nitrati dopo la raccolta; risulta quindi scorretto vendere prodotti ingialliti/invecchiati anche per un problema di sicurezza alimentare che il consumatore non può rilevare.
Un consiglio al sig. Franco: la prossima volta che le succede un fatto simile ritorni al punto-vendita chiedendo il rimborso. Ci sono delle catene di supermercati molto attenti ad accogliere queste richieste.
Ma comprare dell’insalata fresca che si “tocca” con mano, invece no? Se il consumatore che (giustamente, non dico di no, anzi) reclama per un suo diritto acquista ben 7/8 buste per volta di insalata comprasse uno o due bei cespi di prodotto fresco, avrebbe l’onere del suo lavaggio ma spenderebbe anche 10 volte meno…..touchè, la comodità della vita odierna!
Increbile la risposta del produttore ! Nessun rispetto per il consumatore. Un arrampicarsi sugli specchi senza speranza.
Grazie a Franco per avere fatto emergere il problema.
Egles Bozzo
e acquistare insalata tradizionale, lavarsela…si perdono 5 minuti in più di quella in busta ma è tutto un’altro mangiaree
Buongiorno,
Purtroppo, tutta l’ estate, ho constatato la medesima situazione descritta nell’ articolo.
Io la acquisto dal Lidl di Gorizia e la compro unicamente quando la data di scadenza è il più possibile avanti nei giorni, la verifico visivamente, ma nonostante anche io la trasporti in pochi minuti e con altri prodotti da frigo, a casa, non dura mai più di 2-3gg.
E più volte ho pensato di acquistare il fresco o meno quantità, ma se avessi il tempo, lo avrei già fatto da un po’…
Personalmente ho riscontrato che il PRIMO problema è sicuramente il fatto che sia abbondantemente bagnata… a “pensar male”, che serva a far peso??
Negli ultimi tempi oltretutto, tutto ciò che acquisto di fresco (pomodori, pesche, meloni, ecc) fa una pessima fine, se non consumati in brevissimo tempo. In questo caso mi viene da pensare che sia “l’ effetto celle frigorifere” con esposizione prolungata all’esterno. Cosa che ho notato piuttosto frequente anche coi surgelati lasciati spesso tra le corsie.
Inutile puntare il dito sempre sul consumatore finale al quale, spesso e volentieri si addebitano “colpe” che non ha nei confronti della conservazione e corretto smaltimento di cibo e non solo.
Prodotti semplicemente da evitare, quasi sempre di scarsa qualità organolettica, anche da freschissimi.
Si ridurrebbe anche il proliferare delle plastiche
Comunque se acquisti quella fresca in G.D.O. non è che te la metti in tasca…..quindi un sacchetto in plastica lo si utilizza comunque.
Anzi se compro una busta mix ho 2/3/4 tipi di insalata in un solo contenitore…………………
Basta cambiare supermercato; io compro regolarmente insalate prossime alla scadenza sia presso LIDL che ALDI con forti sconti e la qualità è sempre ottima.
Anch’io spesso riscontro la stessa problematica del signor Franco ( in piú marche) non solo per l’ iceberg,che tra le insalate é la piú duratura, ma anche la rucola o la misticanza che diventa nera, appiccicaticcia e maleodorante. Dubito fortemente che chi le ha risposto la mangerebbe, invito a farlo o a servire il prodotto deteriorato ma ‘sicuro’ ai suoi ospiti! Per quanto mi riguarda io acquisto due confezioni da 100 gr così da finirle in un paio di giorni, alternando a loro insalata fresca, cosí da buttare il meno possibile.
Concordo perfettamente con le proteste del consumatore. Anche per altre marche si presenta lo stesso identico problema, tanto che ormai non compro più questo tipo di confezionamento x le insalate. Mariuccia Cappelli
La fresca è migliore – non sempre ovviamente – di quella in busta, e non subisce trattamenti disinfettanti.
Un consiglio per ottimizzare la durata fino alla scadenza ; inserire nella busta un fazzoletto di carta che assorbe gran parte dell’umidità
Da un punto di vista obiettivo credo che abbiano ragione entrambi i contendenti. Di fatto però una insalata fatta a pezzi non credo possa mantenere le caratteristiche iniziali a lungo. Io personalmente la acquisto solo se alla vista appare intatta e so di consumarla al massimo entro il giorno dopo, meglio in giornata. Diversamente mi compro la mia insalata intera che se ben tenuta dura sicuramente molto più a lungo e mantiene inalterate le proprie caratteristiche.
Concordo con quanto scritto dal consumatore. Siccome mi è capitato più volte ho smesso di comperare insalata già pronta all’uso anche se, per i mesi estivi migro in un paese che , pur non rendendo “ pubblica” la notizia ( in effetti è affisso all’albo comunale dentro la palazzina del comune in orario di apertura), non ha l’acqua potabile, per cui non posso lavare accuratamente la verdura come l’insalata.
Concordo con Franco. Sto anch’io verificando la medesima situazione seppur relativa ad altro marchio. Il risultato è il medesimo. Sono consapevole della “fragilità” del contenuto (io acquisto soncino detto anche valerianella) – prodotto pronto all’uso o da lavare / bio o non bio la situazione non cambia – tuttavia credo che la data di scadenza debba essere gestita con maggiore attenzione. E la catena del freddo rispettata con rigore, quello che viene chiesto a noi consumatori.
La fresca è migliore – non sempre ovviamente – di quella in busta, e non subisce trattamenti disinfettanti. Provi e vedrà che il piacere delle croccantezza dell’insalata fresca le farà cambiar abitudine!
Le opinioni personali stanno zero.. La scadenza non è riportata come da consumarsi preferibilmente entro, Ma bensì da consumarsi ENTRO quindi il giorno dopo la scadenza non può essere commercializzata pena, una volta, La denuncia penale di cui all’articolo cinque della legge 283 del 92 in seguito parzialmente depenalizzato.. Se L’insalatA è guasta in busta chiusa prima della scadenza è un problema del produttore . Sapendo di questo problema potrebbe benissimo come scadenza dare una vita più breve al prodotto E quindi due giorni invece di cinque E quindi due giorni invece di cinque. E ovvio che per lui sarebbe assurdo in quanto non riuscirebbe a commercializzarla entro tale scadenza.. Il prodotto è andato a male giorni prima della scadenza ripeto la responsabilità è del produttore E se si vuole essere cattivi si può entro la scadenza con la ricevuta d’acquisto fare segnalazione gruppo NAS dei carabinieri.. Molti produttori giocano anche su questo nel senso che se il prodotto è in cattivo stato di conservazione uno cosa fa la butta via E ne Compra un’altra aumentando così le vendite
Al posto del lettore di cui all’articolo comprerei insalata da pulire. Sicuramente è più fresca e dura più a lungo…
la soluzione non è “comprare insalata fresca” poiché non tutti possono per i motivi più disparati. La soluzione è garantire al consumatore quanto dichiarato sulla confezione, rispettando tutte le norme e le procedure dal produttore fino al punto vendita. Semplice ma non facile.
Diamo per scontato che la catena del freddo possa essere interrotta solo dal consumatore ma spesso il problema è un altro.
Quante volte notiamo il bancale dei prodotti freschi lasciato nei corridoi nello stesso punto vendita per chissà quanti minuti?