In pochi giorni abbiamo ricevuto dai nostri lettori due segnalazioni molto simili per la scritta presente si vasetti di confettura Bio Mielizia. Di seguito pubblichiamo le due segnalazioni e le risposte dell’azienda.
Sulle confetture Mielizia bio appare la scritta “Più del 100% di frutta”, che è un’informazione curiosa, soprattutto dal punto di vista logico-matematico. Immagino volessero comunicare che, per preparare 100g di confettura, hanno usato (faccio un esempio) 110g o 120g di frutta. Allora, la dicitura spiegata così, avrebbe forse una logica. Ma in questo modo proprio non ha senso! Flavio
Ecco la risposta di Mielizia Conapi.
Le composte di Conapi sono preparazioni a base di frutta che vengono sottoposte a trattamento termico di cottura. Tale processo è in realtà una “concentrazione” che comporta una riduzione dell’acqua libera contenuta negli ingredienti e, conseguentemente, una diminuzione del peso, mediante evaporazione. L’indicazione presente nell’etichetta della composta di fragole a marchio Mielizia “più del 100% di frutta” fa riferimento alla materia prima utilizzata nella fase di partenza del processo di trasformazione per ottenere, al termine del medesimo, 100 g di prodotto finito. Nel caso in oggetto, sono stati utilizzati 101 g di fragole per ottenere 100 g di composta ed è questa la ragione per cui il vasetto reca l’indicazione “più del 100% di frutta”, la quale è pertanto basata su dati comprovati e pertinenti.
La seconda segnalazione
Vorrei chiedere la vostra opinione in merito al claim delle composte Mielizia. In etichetta scrivono che è contenuto “Più del 100% di frutta”!!!! In realtà, leggendo la lista degli ingredienti, si scopre che la frutta è l’82% del prodotto… Nel testo che descrive il prodotto sullo shop online dell’azienda spiegano che “è realizzata utilizzando più di 100 grammi di frutta per 100 grammi di prodotto finito”. Quindi, seguendo lo stesso ragionamento, sul formaggio potrei scrivere che contiene il 1000% di latte, dato che per fare un kg di formaggio ne servono 10 di latte?
Forse interpreto male! Chiara
Ecco la seconda risposta di Mielizia Conapi.
I principi espressi nella precedente risposta in merito al claim “più del 100% di frutta” relativo alla composta di fragole sono applicabili anche nel caso della composta di albicocche. Ribadiamo che, dal punto di vista tecnologico, le preparazioni a base di frutta subiscono un trattamento termico che comporta, mediante evaporazione, una riduzione della percentuale di acqua contenuta negli ingredienti e, conseguentemente, una diminuzione del peso. In linea generale, Conapi impiega più di 100 g di materia prima frutta per ottenere le sue composte, perciò viene riportata la dicitura “più del 100% di frutta”; nel caso della composta di albicocche, il quantitativo superiore ai 100 g è dato dall’insieme di frutta albicocca e mela. Purtroppo, fare un confronto tra una preparazione a base di frutta ed un formaggio è complesso, se non addirittura impossibile: infatti, il processo di caseificazione prevede sempre l’utilizzo di una quantità di latte maggiore rispetto al quantitativo di formaggio ottenuto, mentre nelle preparazioni di frutta la percentuale delle materie prime utilizzate per il prodotto finito può variare ed è ammesso l’utilizzo di percentuali inferiori 100% (Decreto Legislativo del 20 febbraio 2004 n° 50).
© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos, Mielizia, AdobeStock
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Non mi sembra affatto un dato comprovato e pertinente, per il modo in cui viene utilizzato: mi sembra invece materia da IAP… Attenzione che un modo per attirare l’attenzione è anche un “qualcosa che non torna”, come in questo caso. Il cliente è incuriosito, come dimostrano le due segnalazioni, e questo dell’efficacia della scritta è un ottimo risultato! Ci sono claim che non hanno alcuna attinenza col prodotto eppure arrivano, ad esempio “chi Vespa mangia la mela”, per non parlare delle pubblicità ossessive (San Benedetto?… Poltrone Sofà?) che a me danno fastidio, ma normalmente “trapanano il cervello” restandoci annidate ed il risultato finale è spesso quello cercato dal produttore, cioè vendere di più
Una precisazione. Nella fretta ho scritto che mi sembra materia da IAP. Sbagliato, non si parla di pubblicità, ma di etichetta. Quindi sarebbe semmai materia da vigilanza di qualche ministero, sbaglio?
Il claim volontario “più del 100 % di frutta” a mio umile avviso è borderline.
Questo claim come altre indicazioni simili “100% frutta” sono ormai impiegate da molti operatori sulle COMPOSTE che, se non sbaglio, non sono disciplinate normativamente (il D.Lgs 50/2004 si applica alle confetture, le gelatine e le marmellate di frutta, nonché la crema di marroni).
Sugli scaffali sono presentati assieme alle confetture e alle marmellate e solo un consumatore attento è in grado di distinguerle. Se nelle confetture e nelle marmellate basta leggere le informazioni presenti in etichetta per comprendere il contenuto di frutta (“la dicitura concernente il contenuto di frutta: «frutta utilizzata: … grammi (g) per 100 grammi (g)» di prodotto finito”), altrettanto non si può dire per alcune composte.
La percentualizzazione del doppio quid, 100 % sul fronte e 82 % in lista ingredienti, in effetti un po’ di confusione la potrebbe creare.
Tra l’altro l’allegato VIII, punto 4, derogando al precedente punto 3 afferma che:
“4. In deroga al punto 3:
a) per gli alimenti che hanno subito una perdita di umidità in seguito al trattamento termico o di altro tipo, la quantità è indicata in percentuale corrispondente alla quantità dell’ingrediente o degli ingredienti utilizzati, in relazione col prodotto finito, tranne quando tale quantità o la quantità totale di tutti gli ingredienti menzionati sull’etichettatura supera il 100 %, nel qual caso la quantità è indicata in funzione del peso dell’ingrediente o degli ingredienti utilizzati per preparare 100 g di prodotto finito;”
È evidente che è solo una trovata pubblicitaria, ad un consumatore non interessa quanta frutta hai usato per fare un vasetto, ma quanta ne trovi dentro il prodotto rispetto al resto degli altri ingredienti (zucchero, ecc.), per essere corretti verso i consumatori la percentuale dovrebbe riferirsi solo a quello, altrimenti secondo me è pubblicità ingannevole, al massimo puoi scrivere quante unità di frutta contiene, ad esempio in alcuni succhi di frutta al mirtillo ricordo che c’è scritto che contiene circa 800 mirtilli, quella è un’indicazione che rende un’idea reale del quantitativo di frutta, in quel caso il consumatore può farsi un’idea precisa, ma sparare una percentuale senza avere un riferimento non ha alcun senso se non quello di provare ad attrarre qualche consumatore.
Concordo al 100%
Visto che non è possibile ottenere 100 grammi di marmellata da 100 grammi di frutta, per il semplice fatto fisico che nella lavorazione viene eliminata una forte percentuale dell’acqua contenuta nella frutta, è evidente che si tratta di un astuto claim pubblicitario, come “più bianco del bianco”, “senza glutammato aggiunto” eccetera, non credo che questa pubblicità possa essere sanzionata da qualche organo dello Stato, o l’avrebbero già fatto, credo che più o meno sappiano fare di conto… e la motivazione addotta dalla Mielizia è un elegante cavillo difficile da contestare.
Trovo invece particolarmente indisponente il claim ” INSIEME PER LA BIODIVERSITA’ ” quando è ovvio che al contrario qualunque produttore di conserve alimentari ESIGE che il frutto o l’ortaggio che lavorerà sia ASSOLUTAMENTE UNIFORME e di una SINGOLA varietà, o, in caso di miscele, di PIU’ VARIETA’ COMMERCIALI, che sono state ovviamente ottenute A SCAPITO DI OGNI BIODIVERSITA’ in fase di coltivazione (anche in agricoltura biologica dai campi e dai frutteti vengono eliminati non solo le erbe infestanti ma ogni vegetale differente da quello coltivato).
Tecnicamente sta vantando una caratteristica che qualsiasi altro prodotto della categoria ha uguale, quindi è sanzionabile. il fatto che non sia stato fatto è più probabile perchè non se n’è ancora accorto nessuno.
Ho trascorso 45 anni nel mondo della pubblicità, dove il “cavillo” è la regola. A mio avviso “più del100% di frutta” è assolutamente fuorviante. Altra cosa sarebbe “più di 100 grammi di frutta”, ma evidentemente è stato giudicato poco attrattivo. Ricordo un mio cliente che voleva decantare oltremodo le qualità del suo “cioccolato bianco”, quando cioccolato per definizione non è. La pubblicità è sì “l’anima del commercio”, ma solitamente anche una abile chiacchiera e nulla più.
Per quanto non ho idea se rientri nelle fattispecie sanzionabili, mi auguro che almeno gli organi competenti intervengano come hanno fatto per le “acque della salute” & Co.
Indipendentemente dal quantitativo utilizzato per formare un vasetto da 100g, le percentuali sono palesemente falsate!
La ditta si arrampica sugli specchi e chi ci crede è un boccalone!
Questo perché le percentuali non possono indicare una percentuale differente da quella complessiva (che nel mondo reale NON PUÒ superare il 100%)! Indicare, infatti, che per 100g di prodotto hai usato 101g di frutta, non vuol dire nulla in percentuale. Infatti, come indicato da altri lettori, la PERCENTUALE complessiva del prodotto finito è intorno all’80%, non superiore al 100%.
Ergo, è ingannevole suggerire che praticamente anche il vasetto di vetro è fatto di frutta (se supera il 100%!)