Con una mossa senza precedenti, Danone ha chiesto ufficialmente al governo britannico di introdurre una tassazione su alimenti e bevande ricchi di zuccheri, sale e grassi (Hfss), perché le aziende, da sole, non stanno facendo abbastanza, mentre il tasso di sovrappeso e obesità tra gli adulti nel Paese è ormai al 64%, con costi il per il sistema sanitario di diversi miliardi di sterline. Lo riferisce il Guardian, riportando il commento di James Meyer, presidente del ramo britannico di Danone: “Siamo arrivati a un punto in cui un intervento significativo da parte del governo è una linea d’azione necessaria”. Una frase che sembra sottolineare, anche, l’incapacità del gabinetto conservatore di Rishi Sunak di prendere decisioni efficaci e metterle in pratica velocemente.
Come ricorda il quotidiano, infatti, ci sono i precedenti a dimostrarlo: Henry Dimbleby, consigliere per l’alimentazione del governo conservatore, aveva dato le dimissioni perché i ministeri competenti avevano rimandato al 2025 l’entrata in vigore di una nuova legge che vieta la pubblicità dei prodotti poco sani prima delle 21, per proteggere i bambini. Una data che a molti era sembrata eccessivamente lontana e senza alcun reale motivo, se non quello di non scontentare troppo i produttori. Per questo ora è lo stesso Meyer a commentare: “È tempo che il governo passi da una politica che favorisce la prudenza a fissare parametri chiari per l’industria e i consumatori, su ciò che costituisce un prodotto sano”. “Riteniamo – ha continuato Meyer – che questo sia l’unico modo in cui l’industria nel suo insieme sarà incentivata ad andare verso alimenti più salutari e sostenibili. È probabile che ciò comporti un’accelerazione della condivisione e della trasparenza dei dati su alimenti e bevande, introducendo finalmente restrizioni sulla pubblicità dei prodotti ed cercando di capire come le aliquote Iva possano essere allineate alle credenziali sanitarie dei prodotti”.
A differenza di quanto accade in altri Paesi, nel Regno Unito numerosi prodotti alimentari sono esentati dall’Iva e, tra essi, vi sono le caramelle, i gelati e le bevande zuccherate. Per questo Danone chiede al governo almeno di farli rientrare nel regime Iva, nell’ambito di una riorganizzazione generale della tassazione sugli alimenti, che sposti gli oneri fiscali sui prodotti peggiori, possibilmente senza far salire i prezzi di tutti gli altri.
Danone, del resto, sembra già muoversi nella direzione di alimenti e bevande più sani; tra i marchi su cui punta ci sono infatti l’acqua minerale Volvìv e il latte fermentato probiotico Actimel. Inoltre, secondo quanto afferma l’azienda, la riformulazione è arrivata a punto tale che il 90% delle sue vendite a volume è rappresentato da prodotti che non rientrano nella categoria degli Hfss, e contemporaneamente, non produce alimenti ricchi di zuccheri, sale e grassi destinati ai bambini, scrive ancora il Guardian. Danone possedeva diversi marchi di biscotti, ma li ha venduti, insieme alle barrette e agli snack, a Kraft (ora Mondelēz) nel 2007.
Al contrario, uno dei suoi concorrenti, Nestlé, di recente ha lanciato, con un’aggressiva campagna pubblicitaria con tanto di enormi cartelloni, i cereali da colazione a marchio KitKat (disponibili anche in Italia) che hanno addirittura il 25% di zucchero: un insulto a tutte le organizzazioni come Sustain e Obesity Health Alliance, che lottano da anni per evitare almeno questi eccessi. Alle critiche, Nestlé UK ha risposto che sta investendo ingenti somme per riformulare e proporre alimenti e bevande più sani. Per dimostrare la sua buona volontà, cui non crede quasi nessuno, ha rimosso l’aggettivo ‘nutriente’ dalla pubblicità dei cereali KitKat sul suo sito, e afferma di aver lavorato duramente affinché l’84% dei cereali nel suo portfolio siano considerati ‘sani’.
Secondo Graham MacGregor, capo di Action on Sugar, è folle che il governo non riesca a introdurre norme efficaci, mentre si appresta a spendere miliardi di sterline per pagare i farmaci antiobesità, come di recente ha annunciato lo stesso Sunak. “Viviamo in un ambiente dove è molto difficile non essere obesi e il governo deve controllare l’industria alimentare. È notevole che una grande azienda ora stia chiedendo una maggiore regolamentazione”. I rappresentanti dell’esecutivo, dal canto loro, non accettano i rilevi e sottolineano che sono state introdotte norme sulla disposizione dei prodotti in prossimità delle casse, che hanno portato a benefici per la salute dei cittadini pari a 57 miliardi di sterline e un risparmio per il sistema sanitario di 4, mentre si apprestano a entrare in vigore regole sulle offerte al super-ribasso. Secondo il governo, grazie al programma di riduzione dello zucchero, la quantità media di zuccheri presenti nei cereali sarebbe scesa del 14,9% e quella di yogurt e formaggi freschi del 13,5%. L’associazione di produttori Food and Drink Federation, che – contrariamente a quanto dimostrano ormai decine di esperienze nei Paesi dove esiste – considera la tassazione uno strumento non efficace per spingere alla riformulazione, ribadisce il grande sforzo delle aziende: sforzo che, in tutta evidenza, vedono solo loro, essendo clamorosamente smentite dai fatti.
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Giornalista scientifica