Le app per il food delivery sono sempre più diffuse e popolari, e per questo potrebbero avere un ruolo non secondario nel convincere le persone a mangiare di meno. Una serie di esperimenti, a cui hanno preso parte in totale oltre 23.700 persone che utilizzano abitualmente le app, ha infatti dimostrato come accorgimenti molto semplici, da mettere in pratica e a costo zero, sono associati a un minor apporto di calorie, senza che il volume d’affari dei ristoratori nel risenta. I test sono stati ideati e coordinati da Filippo Bianchi, dell’agenzia britannica per l’innovazione Nesta e dai colleghi dell’Università di Oxford, e i risultati sono stati presentati al Congresso europeo sull’obesità svoltosi dal 17 al 20 maggio a Dublino.
La prima serie di esperimenti ha coinvolto 6mila persone, cui è stato chiesto di scegliere un piatto come se stessero facendo per davvero un ordine. Lo scopo era verificare se la promozione di porzioni più piccole rispetto a quelle standard sarebbe stata accettata e, di conseguenza, avrebbe aiutato le persone ad assumere meno calorie. Oltre a un gruppo di controllo, cui è stato mostrato un menu del tutto simile a quello delle app più note, sono stati creati altri tre gruppi. Al primo è stata mostrata una versione con le porzioni ‘small’ preselezionate invece di quelle standard; al secondo sono stati mostrati menu in cui la denominazione delle porzioni ‘small’ è stata cambiata in ‘regular’; al terzo sono stati mostrati menu in cui i due interventi precedenti erano combinati e in più c’era la possibilità di scegliere porzioni ‘extra small’. Alla fine è emerso che chi era nel gruppo di controllo aveva selezionato, in media, pasti da oltre 1.400 calorie, con un apporto calorico compreso tra il 56 e il 70% di quello giornaliero consigliato. Gli appartenenti agli altri tre gruppi, invece, avevano ridotto le calorie scelte in media dal 5,5% con il primo intervento al 12,5% con quello combinato.
La seconda strategia era incentrata sul posizionamento dei piatti meno calorici all’interno menu e dei ristoranti con opzioni più sane all’interno dell’app. In questo caso sono state coinvolte 9mila persone, suddivise in un gruppo di controllo e in gruppi a cui sono stati mostrati menu in cui ai primi posti si trovavano i piatti meno calorici, oppure i ristoranti con le opzioni più salutari in cima alla pagina di selezione dei locali, le due cose insieme oppure, come quarta possibilità, oltre alla combinazione, anche il posizionamento in cima dei piatti e dei ristoranti più costosi, tra quelli più salutari. Questa variazione aveva lo scopo di promuovere i ristoranti e i piatti più sani senza avere effetti negativi sugli affari dei ristoratori. Anche in questo caso, i membri del gruppo di controllo hanno scelto, in media, pasti da oltre 1.300 calorie, pari al 55-69% dell’apporto consigliato per un intero giorno. Tutti gli altri hanno preso decisioni migliori e, anche in questo caso, la strategia vincente si è rivelata essere quella combinata, associata a una diminuzione del 15% delle calorie scelte. Per quanto riguarda la spesa, l’esposizione in primo piano dei piatti più costosi non sembra aver avuto conseguenze negative, perché c’è stato, anche in quel caso, un calo delle calorie dell’8%. I risultati di questa parte dello studio sono stati pubblicati sull’International Journal of Behavioral Nutrition and Physical Activity.
Infine, a oltre 8.700 partecipanti sono state mostrate le calorie di ogni piatto, rappresentate in sette modi diversi, da quello più convenzionale, e cioè con il conteggio accanto a ogni piatto, a quelli più innovativi che, per esempio, consentono di nascondere il conteggio, per tutelare le persone con disturbi del comportamento alimentare. Ancora una volta, rispetto ai controlli senza calorie, cinque delle sette opzioni con calorie si sono dimostrate efficaci, portando gli ipotetici clienti a scegliere tra il 2 e l’8% di calorie in meno (il successo è più ampio quando sono presenti i filtri).
Le riduzioni possono sembrare di lieve entità, ma se si considera che nel Regno Unito 25 milioni di persone utilizzano abitualmente Deliveroo, UberEats e JustEat, e che il loro uso è aumentato del 55% dal 2015 a oggi, si intuisce come queste semplici misure potrebbero avere un impatto importante. Anche perché, secondo uno studio, è importante agire su questo fronte: solo il 9% dei piatti proposti dai ristoranti contiene meno di 600 calorie e quasi la metà (il 47%) ne apporta mille o più, pari alla metà delle calorie consigliate per un giorno intero; per tale motivo, secondo numerose rilevazioni, il cibo da asporto è tra i principali motori dell’aumento di obesità.
Tra i consigli finali vi sono l’indicazione delle calorie, meglio se messa in primo piano, rapportata al singolo pasto e non al conteggio dell’intera giornata, non segnalata con caratteri speciali (per esempio in rosso) e con la possibilità di nasconderla. Queste modifiche dovranno essere messe alla prova nei menu reali, ma se arrivassero conferme, tutte le app potrebbero facilmente adeguarsi, dando così un contributo non secondario al contenimento dell’obesità e migliorando la consapevolezza nei confronti del cibo pronto che si decide di ordinare senza diminuire i guadagni.
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Giornalista scientifica
Notizia molto interessante e confortante.
Chissà se anche in Italia qualche Ente e/o Università, analizzando questo progetto, sviluppa qualcosa di analogo.