Secondo un nostro lettore nei supermercati sono in vendita condimenti al tartufo che non riportano in maniera trasparente le informazioni in etichetta. Di seguito pubblichiamo la lettera e la risposta della Coop.
Vi scrivo per segnalare che negli ultimi tempi stanno uscendo nei supermercati condimenti al tartufo, confezionati da note aziende del settore, composti dai seguenti ingredienti in varie percentuali: olio extra vergine di oliva, aroma naturale di tartufo, estratto o infuso di tartufo. Faccio un esempio: il Condimento al tartufo Coop. Questi prodotti pertanto non contengono il tubero secco, come accadeva un tempo, ma comunque presentano il prodotto con un’immagine del fungo, anche stilizzata, e ovviamente il termine “tartufo”.
Secondo me questi prodotti sono ingannevoli perché:
- l’uso di un estratto o di aromi non rappresenta di per sé un ingrediente tale da giustificare la presentazione del prodotto con tanto di immagini;
- dubito che veramente un olio contenga qualche residuo del fungo, considerando che non credo contenga sostanze grasse e che i residui per definizione non sono considerati ingredienti (reg. 1169/2011);
- dubito che esista davvero un aroma naturale di tartufo, ricavato per definizione almeno dal 95% dal tubero: quanto o dovrebbe costare?
- dubito l'”infuso di tartufo bianco” abbia qualche sapore del fungo e contenga davvero il Tuber magnatum.
Per quanto riguarda poi il caso specifico del prodotto Coop, faccio notare che:
- presenta un’immagine stilizzata di tartufo nero, mentre nella lista ingredienti si parla di infuso di quello bianco;
- la ragione sociale del confezionatore (Costa d’Oro SPA) non corrisponde all’indirizzo riportato (che è di Oleificio Ranieri SRL).
La risposta di Coop
Gentile consumatore, il prodotto viene realizzato a partire da tartufo bianco del genere Tuber Magnatum Pico, che viene messo in infusione con un filtro a calza all’interno dell’olio extravergine di oliva per i giorni necessari a realizzare l’infusione. Con questo metodo, grazie all’azione dell’olio, si riesce a estrarre e a trasferire la componente aromatica dal tartufo. L’olio ne assume quindi le tipiche caratteristiche sensoriali, sia all’olfatto che al gusto. Le sostanze grasse come l’olio sono infatti dei veri e propri “estrattori” di aromi: non si tratta perciò di una semplice aromatizzazione ma di una vera e propria infusione e amalgama tra l’olio extravergine di oliva e il tartufo, che rappresenta un evidente valore aggiunto del prodotto.
Per garantire uno standard qualitativo e rendere stabile l’intensità aromatica nel tempo si è scelto di impiegare, in sinergia con l’estratto, anche un aroma. Nello specifico si tratta di una sostanza aromatizzante che chimicamente replica l’aroma del tartufo bianco. Conformemente alle disposizioni sull’etichettatura degli alimenti e sulle sostanze aromatiche, questa sostanza aromatizzante viene riportata in lista ingredienti con la denominazione specifica della tipologia di aroma, quella del tartufo bianco. Non si tratta di un aroma naturale, non ne viene infatti riportata alcuna menzione nella lista ingredienti.La scelta di Coop di non utilizzare un “testimone”, quindi di non inserire pezzi di tartufo immerso nell’olio, è per avere un prodotto più stabile nel tempo sia chimicamente che sensorialmente, meno soggetto ad alterazione e tale da garantire la massima facilità d’uso. Questo riduce anche lo spreco di tartufo e facilita il riciclo dell’imballaggio.
Come da lei segnalato, l’immagine stilizzata è erroneamente quella di un tartufo nero, per cui stiamo già procedendo al cambio dell’etichetta nei tempi dello smaltimento scorte. In merito all’ultima questione, come da disposizioni di legge, vengono riportati la ragione sociale di Costa d’Oro, che commercializza il prodotto, e l’indirizzo dello stabilimento di produzione di Ranieri oli, che produce e confeziona il prodotto.
© Riproduzione riservata. Foto: AdobeStock; Coop.it
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
questa etichetta non è per niente conforme per il regolamento non si può scrivere AROMA DI TARTUFO BIANCO. un’aroma artificiale va inserito come AROMA nell’elenco degli ingredienti.
infuso di tartufo….mah!!! non si estrae niente dal tartufo durante l’infusione
Ritengo che, ai sensi dell’art. 7 del Regolamento UE n.1169/2011, sia la descrizione (condimento al tartufo) che l’illustrazione (tartufo stilizzato) traggono in errore il consumatore in quanto si riferiscono ad un prodotto (tartufo) non contenuto nella confezione, infatti l’infuso di tartufo non può essere considerato tartufo. Inoltre, non risulta indicata la quantità percentuale di tartufo: 2,50% di infuso di tartufo bianco quanto tartufo bianco contiene, se lo contiene? Il Decreto Legislativo 15/12/2017, n. 231, all’art. 3, prevede sanzioni per la violazione del suddetto art. 7 del regolamento UE n. 1169/2011.
Mi scusi ma in questo caso non si tratta appunto di “condimento al tartufo”? Come accade per i condimenti al limone, arancio, basilico, aglio, etc..
Inoltre vorrei specificare al consumatore che ha segnalato il problema, che gli aromi naturali di “tartufo” ESISTONO e non devono essere composti al 95 % di estratti della materia prima, bensì è la sola componente aromatica a dover essere ricavata almeno per il 95 % dalla materia prima caratterizzante! Questa è una sottile differenza che può facilmente trarre in inganno chiunque si addentri nelle normative (a mio avviso comunque poco chiare).
Dal mio punto di vista non noto errori che possano trarre in errore il consumatore, immagine del tartufo a parte (trattasi di nero e non di bianco).
Se avessero scritto “olio al tartufo” sarebbe stato diverso: probabilmente l’infuso è il modo per aggiungere tartufo senza avere residui che possano compromettere le caratteristiche organolettiche dell’olio EVO.
Da 30 anni predico ai quattro venti che la soluzione a questo annoso problema sarebbe una sola: una legge che obblighi i produttori a scrivere “aroma sintetico di…” e non “aroma di…” come avviene, mi sembra, in Canada. 99 consumatori su 100 credono che “aroma di tartufo bianco” sia veramente di tartufo bianco ed è quindi una dicitura altamente ingannevole. Ma queste mie prediche si disperdono, appunto, ai quattro venti.
Buongiorno, conoscendo il prodotto tartufo fresco, la risposta di Coop non mi convince per niente: “grazie all’azione dell’olio, si riesce a estrarre e a trasferire la componente aromatica dal tartufo. L’olio ne assume quindi le tipiche caratteristiche sensoriali, sia all’olfatto che al gusto”.
Credo che sia noto a molti che il tartufo trasferisce poco o niente all’olio anche in tempi lunghi di infusione. Si tratta quindi di un’escamotage per poter dichiarare la presenza del prezioso tubero in etichetta. Le caratteristiche organolettiche di questo prodotto sono garantite esclusivamente dall’aroma di sintesi, derivato del petrolio.
Anche a me la risposta di Coop non convince e non piace per niente. E’ quello che il produttore ha raccontato a Coop. Una volta un tartufaio mi disse: “Chi troverà il modo di conservare l’aroma del tartufo diventerà l’uomo più ricco del mondo”. Che io sappia ancora nessuno c’è riuscito. Brodi, estratti, infusi, pezzettini di tartufo non sono altro che escamotage per poter inserire tra gli ingredienti qualcosa che dia l’idea della “presenza” del tartufo, oltre che l’immancabile sua imitazione chimica, il bismetiltiometano, mascherato sotto la, purtroppo legale, dicitura: “aroma” o addirittura “aroma di tartufo” o nientepopodimeno “aroma di tartufo bianco”!
P.S. Provate a fare a casa l’infuso di tartufo nell’olio, poi ne riparliamo.
Trovo assurda la giustificazione della Coop secondo la quale l’aroma tipico del condimento al tartufo, che è l’unica ragione per cui verrebbe acquistato, in realtà risulta persistente solo grazie all’aggiunta di un aroma chimico.
Chi ha scritto la lettera ha azzeccato solo UNA osservazione, l’immagine errata del tartufo NERO mentre il contenuto è derivato dal tartufo BIANCO, come Coop ha correttamente riconosciuto, e che certamente cambierà in quanto IL TARTUFO BIANCO E’ ENORMEMENTE PIU’ PREGIATO DEL NERO, pertanto stava usando l’immagine errata A PROPRIO DANNO.
Su tutto il resto fa una enorme confusione da profano volenteroso ma che non conosce l’argomento (il termine corretto, e che non uso per evitare sterili polemiche, sarebbe “ignorante”, che nel senso vero del termine NON E’ UN INSULTO ma significa “persona che ignora”, ossia che non sa).
E’ il vecchio e ritrito errore su cosa sia “naturale” e cosa no… eppure basta sapere che UNA MOLECOLA è come un MATTONCINO DEL LEGO, CHE E’ ASSOLUTAMENTE IDENTICO A UN ALTRO MATTONCINO DEL LEGO, DOVUNQUE E COMUNQUE SIA STATO REALIZZATO, sia in miliardi di pezzi in una fabbrica in Cina che uno a uno a mano da un ebanista sul suo deschetto di esperto artigiano.
Fuor di paragone: la molecola di aroma del tartufo estratta dal tartufo è IDENTICA E INDISTINGUIBILE A QUALUNQUE ESAME da quella creata in laboratorio, e questo vale PER TUTTI GLI AROMI, dal più ricercato al più banale, e PERTANTO LA LEGGE NON RICHIEDE DISTINZIONI PRETESTUOSE; inoltre, come spiegato da Coop, in questo caso gli aromi sono stati ricavati dal tartufo, quindi almeno bisognerebbe leggere bene quello che si va a criticare.
Gentile Mario (quello vecchio),
1. Estrarre la molecola in questione e cioè il bismetiltiometano dal tartufo è estremamente costoso e soprattutto nessuno si sognerebbe di sprecare del tartufo fresco, soprattutto bianco, per estrarne una molecola peraltro estremamente volatile.
2. Molto ma molto più conveniente estrarlo da derivati del petrolio o del gas metano. Questo infatti è quello che viene utilizzato nell’industria alimentare del “finto” tartufo!
3. Il bismetiltiometano del tartufo vero e quello estratto dal petrolio sono simili ma non proprio uguali. Hanno una composizione chimica leggermente diversa. Persino i cani da tartufo riescono a distinguerli.
4. L’aroma così prezioso del tartufo vero, in particolare bianco, non è composto SOLO dal bismetiltiometano, ma anche da altri terpeni che possono variare anche in base al luogo della raccolta.
5. Certo, anche il petrolio è “naturale”, ma affermare che in fin dei conti è la stessa cosa non è corretto. Io sostengo che chi usa aromi di sintesi (e questo vale per tutti gli aromi) dovrebbe essere obbligato a scivere “aromi artificiali” o “aromi sintetici”.
Stai ripetendo le solite trite e ritrite motivazioni non scientifiche, che non hanno il minimo valore fattuale.
Innanzi tutto sarebbe assolutamente insensato estrarre dal tartufo con procedimenti costosissimi esclusivamente il bismetiltiometano, in quanto con l’immersione in olio, come attuato in questo caso, non viene affatto ricavata solo quella singola molecola aromatica, ma TUTTI gli aromi liposolubili, esattamente quelli che tu citi al punto 4. è un procedimento millenario, tutt’ora usato specialmente in profumeria.
Nel caso invece che interessi utilizzare esattamente IL SOLO bismetiltiometano o, nel caso della fragola il furaneolo, della vaniglia la 4-idrossi-3-metossibenzaldeide eccetera, che sono le molecole che caratterizzano IN PREVALENZA l’aroma, queste molecole vengono SINTETIZZATE DALLE PIU’ DIVERSE FONTI, IN QUANTO NON HANNO LA MINIMA INFLUENZA SUL RISULTATO.
La credenza che una molecola “naturale” (il tuo punto 5) sia “diversa” da una molecola “artificiale” è l’opinione del tutto INFONDATA di chi non conosce la chimica, rileggiti l’esempio dei mattoncini Lego, ed è una LEGGENDA METROPOLITANA che le due molecole siano distinguibili all’olfatto, SE SONO PURE: ma la molecola estratta dal tartufo è inevitabilmente accompagnata DA TRACCE DEGLI ALTRI AROMI e pertanto saranno questi a venire riconosciuti dai cani.
Gentile Mario, quattro domande:
1. mi spiega perché nei prodotti a base di tartufo l’industria alimentare sente il bisogno di aggiungere un aroma di sintesi ricavato dal petrolio o dal metano? (La domanda potrebbe valere per tutti i prodotti in cui ci sono aromi)
2. Le sembra giusto chiamare “Olio al tartufo” o Olio tartufato” un prodotto che contiene due soli ingredienti: “olio” e “aroma sintetico” di tartufo e che il tartufo non lo ha mai visto neppure a un chilometro??
3. Se l’industria vuole, o meglio “deve”, usare gli aromi sintetici non le sembra giusto informare il consumatore scrivendo tra gli ingredienti “aromi sintetici” e non subdolamente “aromi”? Poi il consumatore sceglie.
4. Ha mai provato a fare l’infuso di tartufo nell’olio?