Nel mese di ottobre 2022 nel Regno Unito è entrata in vigore una legge che proibisce di esporre alimenti di scarsa qualità nutrizionale, a elevato contenuto di grassi, sale e zuccheri (chiamati, per brevità, HFSS da ‘high in fat, sugar and salt’), alle casse dei negozi, nella parte finale delle corsie dei supermercati e all’ingresso dei punti vendita, nell’ambito di un insieme di norme e leggi tutte finalizzate a combattere l’obesità e le cattive abitudini alimentari. Lo scopo è di evitare che i clienti acquistino junk food solo perché sollecitati e che i genitori cedano alle richieste dei figli in attesa alle casse, con un effetto ben noto e studiato, che si vorrebbe combattere, se non neutralizzare.
A qualche mese dall’entrata in vigore, i ricercatori dell’Università di Southampton fanno un primo bilancio, interpellando un centinaio di esponenti di tutte le parti in causa, e cioè i clienti, i produttori e i rivenditori, le autorità locali responsabili dell’implementazione e del controllo delle nuove regole, i rappresentanti di associazioni per l’educazione alimentare ed esperti di nutrizione attraverso uno specifico questionario. E il risultato è una promozione, arricchita da qualche consiglio per potenziare l’efficacia delle nuove regole. Come riferito su BMC Medicine, infatti, tutti affermano che si tratta di un primo passo nella giusta direzione e chiedono che si mantenga la disposizione di legge, facendola diventare permanente. Al tempo stesso, fanno presenti alcuni suggerimenti, riassunti in sei punti, che dovrebbero essere recepiti per migliorarne ulteriormente.
- Creare un sistema unico – nel testo si parla di calcolatore centralizzato – per definire quando un prodotto rientra nella categoria Hfss, perché in alcuni casi non è semplice capirlo, soprattutto se le etichette non sono chiare e se il negozio è piccolo e gestito da persone che non necessariamente sono esperte di nutrizione. Se ci fosse una sorta di archivio centralizzato o una piattaforma in cui inserire alcuni dati di base per poi avere una risposta, tutti i negozianti potrebbero classificare in modo corretto i prodotti.
- Semplificare e rendere più chiaro il testo della legge. Nei questionari è emersa l’ambiguità di alcune parti del provvedimento, e poiché questa può rappresentare un ostacolo e un freno alla sua applicazione, sarebbe opportuno riformularlo, almeno nelle sessioni più complesse.
- Condurre ampi studi che definiscano scientificamente le conseguenze della legge, anche quelle eventualmente inaspettate, con un occhio di riguardo alle diseguaglianze sociali e al fatto che gli alimenti sani, di solito, sono più costosi di quelli ad alto contenuto di grassi, sale e zucchero. Da questo punto di vista, se necessario, si dovrebbero introdurre incentivi e sconti per il cibo migliore, da destinare alle fasce più vulnerabili della popolazione.
- Fornire un supporto economico alle realtà più piccole, negozi e supermercati nei centri abitati di dimensioni limitate, dove non di rado ci sono soltanto piccoli punti vendita che possono non avere la forza economica per rinunciare agli introiti garantiti da questi prodotti.
- Fornire un supporto economico ed eventualmente burocratico alle autorità locali delle realtà più periferiche, perché siano una parte attiva nella diffusione omogenea delle norme.
- Stabilire una chiara tabella di marcia per l’implementazione di politiche nutrizionali e per la salute pubblica nei prossimi 20-30 anni per creare un sistema alimentare che garantisca diete salutari e sostenibili per tutti.
Il Regno Unito è il primo Paese al mondo a introdurre un provvedimento sul quale tra gli esperti si discute da anni, nell’ambito di tutte le possibili misure. Ci vorrà ancora tempo per valutarne tutte le conseguenze, ma i segnali arrivati da questa prima indagine mostrano che è ben accetto da parte di tutte le parti coinvolte: un passaggio importante, senza il quale ogni nuova regola è destinata, se non al fallimento, a un successo solo parziale.
Ci sono comunque aspetti da migliorare, a partire dal fatto che, oltre a penalizzare i cibi ad alto contenuto di grassi, sale e zuccheri, bisognerebbe promuovere quelli più sani, anche con i necessari sostegni economici. Tuttavia, secondo Neil O’Brian, ministro della Salute del governo di Rishi Sunak, si sta andando nella giusta direzione, soprattutto per quanto riguarda la tutela della salute dei bambini, e l’insieme delle norme adottate potrebbe consentire, nei prossimi anni, un risparmio di 4 miliardi di sterline in costi evitati di assistenza agli obesi, ai diabetici e a tutti coloro che soffrono di patologie associate a una cattiva alimentazione.
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Giornalista scientifica
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