L’Italia è il Paese europeo con la migliore acqua potabile, ma sembra che le persone non apprezzino visto che siamo i maggiori consumatori di acqua minerale in bottiglia al mondo. È questa la situazione fotografata dal libro bianco “Valore acqua per l’Italia 2022” realizzato dalla Studio Ambrosetti e presentato pochi giorni fa a Milano. L’altro elemento evidenziato è che siamo uno dei Paesi più idrovori con oltre 9 miliardi di metri cubi ogni anno utilizzati per uso civile anche in ambiti che non la richiederebbero come il lavaggio delle strade, l’irrigazione, lo scarico fognario… che pesano per più di un terzo sui consumi domestici.
Ma la criticità maggiore è forse la presenza di una rete di distribuzione datata e poco efficiente con il 60% delle tubature che ha più di 30 anni e il 25% oltre 50. Questa obsolescenza causa un’elevata quota di perdite per cui il 47,6% dell’acqua prelevata non raggiunge l’utente finale, sia perché viene dispersa lungo il percorso, sia perché non viene contabilizzata a causa del malfunzionamento dei contatori, dei prelievi illegali e di altri fattori tecnici. L’85% della risorsa proviene da fonti sotterranee che richiedono minori processi di trattamento per la potabilizzazione rispetto alle fonti di superficie. Oltre a ciò va sottolineata la limitata presenza di nitrato (10,0 mg/litro) che è inferiore rispetto alla media europea (25,3 mg/litro). Un altro elemento poco considerato è il costo medio pari a 2,11 euro per metro cubo (cifra comprensiva del servizio fognario e di depurazione), che posiziona l’Italia fra i Paesi con le tariffe più basse in Europa (la metà rispetto alla Francia e il 40% in meno rispetto alla Germania). Nonostante ciò solo il 29,3% dei cittadini beve abitualmente acqua del rubinetto. Fra i motivi più diffusi ci sono il mancato gradimento del sapore, la scarsa fiducia nei controlli, il convincimento che non sia digeribile e la poca di fiducia riposta nell’igiene nelle autoclavi che raccolgono l’acqua (un problema più diffuso al sud). Nonostante sia poco apprezzata, ne utilizziamo tantissima: da noi si registra un consumo di 220 litri per abitante al giorno, contro una media europea di 165 litri. Per rendersi conto basta dire che a Berlino ogni abitante utilizza 114 litri al giorno, con una spesa media ogni 100 m3 pari a 196 Euro; a Milano, invece, le persone consumano più del doppio (273 litri), spendendo 9 volte di meno. L’aspetto interessante è che quasi il 90% dei cittadini sovrastima la spesa annua: a fronte di una spesa di 85 euro, il 33,2% dei rispondenti ritiene di pagare quasi il doppio (150 euro).
La ciliegina finale riguarda l’acqua minerale in bottiglia che vede l’Italia in cima alla classifica dei consumi nel mondo con 223 litri pro capite all’anno (la media europea è 87 litri). Questo succede nonostante i cittadini possano contare su un’acqua di rubinetto di qualità elevata costantemente controllata. La percezione negativa sulla sicurezza è anche dovuta ai dubbi sul cosiddetto “ultimo miglio”, ovvero l’ultimo tratto che l’acqua compie dal contatore per arrivare al rubinetto di casa attraverso le tubature. Per questo il 31,5% dei cittadini che non si fida dell’acqua del rubinetto, consuma l’acqua proveniente da erogatori pubblici o centraline distributrici di acqua evidenziando la diffidenza verso l’ultima parte dei tubi della rete che arriva nelle case.
L’altra cosa poco conosciuta è l’ammontare della spesa pro capite degli italiani per comprare acqua minerale in bottiglia. Le rilevazioni Istat del 2019 indicano una spesa media mensile delle famiglie di 12,57 euro pari a 151 euro l’anno e il valore è in costante crescita ( + 17% nel periodo 2015- 2020). Si tratta dello stesso importo pagato per la fornitura dell’acqua del rubinetto nella propria abitazione.
Osservando questi dati viene spontaneo chiedersi come mai, pur avendo la migliore acqua di rubinetto in Europa, siamo i più grandi consumatori di minerale. La risposta non compare nel libro bianco, ma forse andrebbe ricercata nell’invasione di spot pubblicitari che invitano al consumo di minerale utilizzando in modo scorretto argomenti di tipo nutrizionale e salutistico come la leggerezza o la salute delle ossa. In diversi casi i messaggi sono ingannevoli come attestano decine di censure adottate dall’Antitrust e dall’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, ma evidentemente fanno vendere. L’altro fattore importante è la scarsità di informazioni da parte dei gestori della rete pubblica che non sanno valorizzare il loro servizio e la qualità del prodotto che scorre nei tubi. Purtroppo non ci sono molti segnali che lasciano ipotizzare un’inversione di marcia.
© Riproduzione riservata. Foto: Depositphoto, Studio Ambrosetti
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
…e inoltre non ci rendiamo nemmeno conto dei danni che facciamo con l’immissione nell’ambiente di tonnellate di plastica…
Da diversi mesi vivo in Messico dove devo per la prima volta in vita mia bere regolarmente acqua in bottiglia anche a casa. Rispetto all’Italia, però, qui vendono bottiglioni fino a 20 litri con il sistema del vuoto a rendere.
Per il Messico è una goccia nell’immenso delirio di rifiuti non gestiti, per l’Italia potrebbe però essere un bel passo avanti per diminuire lo spreco di plastica.
In Messico in diverse località non arriva la rete idrica o se arriva non è sicura, per cui la gente beve acqua potabile in bottiglioni da 20 litri. Per questo i consumi pro capite sono simili a quelli italiani. La situazione da noi è però molto diversa e un livello di consumi così elevato è assurdo.
Al di là della sicurezza della rete idrica, effettivamente pochi si azzardano a bere dal rubinetto, anche in aree ricche del paese (vivo in San Pedro Garza Garcia, Monterrey) l’utilizzo dei bottiglioni è molto più diffuso rispetto al consumo di acqua in bottiglie da 1,5l.
Nel mio commento volevo sottolineare solo come l’utilizzo di questi bottiglioni in luogo delle bottiglie da 1,5l anche in Italia potrebbe limitare almeno il consumo di plastica. Rimanendo assurdo, su questo sono d’accordissimo, che in Italia non si beva acqua del rubinetto più diffusamente.
Buongiorno, forse se i controlli sull’acqua potabile fossero fatti a campione dai rubinetti dei consumatori ci sarebbe maggior fiducia. Dai controlli fatti presso le centrali degli acquedotti a questi ultimi ne passa di ‘strada’ e potrebbe essere inquinata da altre cause.
La rete idrica del comune non può controllare gli allacciamenti fatti dai privati per collegare il rubinetto di casa. Sarebbe impossibile. Forse per questo le case dell’acqua posizionate in molte città sono molto frequentate e la gente che non si fida dell’acqua del proprio rubinetto si affida all’acqua del sindaco.
sì, ma l’idea di Paolo Imarisio ha un fondamento. Gli amministratori di condominio potrebbero – se sensibilizzati dal Comune – proporre le analisi; specialmente nei vecchi immobili. C’è anche l’Associazione AltroConsumo che propone per i soci queste analisi.
Le case dell’acqua, che io uso assiduamente, non hanno nulla a che fare con l’acqua del rubinetto. Si tratta di acqua microfiltrata ad osmosi inversa ottenuta con un impianto costoso posto all’interno. Sono un utilissimo presidio di protezione civile perché probabilmente sono in grado di comportarsi anche come potabilizzatori autonomi.
Peccato che l’ultima parte della tubazione (i centimetri esposti al pubblico) delle case dell’acqua non sia sotto controllo.
Si, c’è la telecamera ma non penso che il video venga analizzato 24/7.
Ho visto di tutto: borracce sbavate appoggiate al rubinetto, gente che beveva direttamente facendo la pozza con le mani affogando l’erogatore, ecc… ecc…
Al momento ho optato per acqua del rubinetto + caraffa filtrante.
Mi occupo di controlli su acque potabili da più di 30 anni e da quando ci sono anche delle “casette”. Le assicuro che a parte l’eliminazione del cloro libero residuo dal punto di vista chimico e microbiologico il dopo è esattamente uguale al prima della casetta.
Il problema dell’ acqua di rete in alcuni è proprio il sapore di cloro che non piace molto alla gente e quindi preferiscono l’acqua delle casette senza cloro.
Sarà…ma. Qualche tempo fa a causa di un piccolo guasto abbiamo dovuto effettuare una riparazione alla tubazione dell’acqua potabile che arriva a casa nostra. Il muratore ha provveduto alla sua parte e l’idraulico è intervento per la sua. Vi invio una foto di come si è presentato il tratto di tubo (in ferro) che è stato sostituito, giudicate voi. Certo, oggi si utilizzano materiali diversi ma sarei pronto a scommettere che ben oltre il 50% della rete nazionale e della abitazioni è ancora in ferro e da qui le notevoli perdite causate non solo dall’età ma anche dalla inevitabile presenza di cloro che notoriamente non va un gran che d’accordo con i materiali ferrosi. Oltretutto la riduzione del diametro delle tubazioni per via della ruggine necessita un aumento della pressione dei sistemi a monte, ergo maggiori perdite su tubazioni già disastrate. Ho consumato acqua del rubinetto per una vita, sono passato alla minerale soprattutto per ragiomi di di “leggerezza” dell’acqua (residuo fisso).
Cordiali saluti – Pino Valsecchi
Buon servizio. Abito a Ferrara e, purtroppo, non mi fido di bere l’acqua del Po anche se depurata.
L’acqua di casa è sicura.
Ci sono controlli interni sia delle singole aziende che distribuiscono l’acqua, sia controlli periodici da parti terze, Enti Pubblici come ASL, ARPA ecc.
Come dice giustamente il Dott. La Pira, la responsabilità dell’acquedotto è solo fino al contatore, poi ovviamente non può rispondere dell’impianto idraulico a valle di questo, che è privato.
L’unica osservazione è che effettivamente l’acqua del rubinetto può avere caratteristiche organolettiche non gradite ma che nulla hanno a che vedere con la salubrità della stessa.
Forse un elemento che è entrato in gioco è questo. A cavallo degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, si fece strada tra le famiglie di ceto basso e medio-basso – che in quella fase storica attraversavano un periodo di relativo benessere per il miglioramento delle condizioni reddituali, l’idea di “scimmiottare” i benestanti (ceto medio e medio-alto). Un aspetto di questo stile di vita “scimmiottato” è relativo all’acqua minerale
(che non era pubblicizzata), a quei tempi quasi introvabile nei supermercati (la Sangemini era venduta solo in vetro in farmacia).
Ci furono altri fatti che, forse, influirono sul consolidamento di questo comportamento: 1) almeno tre grossi inquinamenti di falda; ad es. l’atrazina, che sconvolse il sistema di protezione delle acque pubbliche in Lombardia al punto da modificare, tra mille polemiche, la soglia di ammissibiltà della sostanza nell’acqua per renderla legale). A Milano, e nel nord di Milano, cominciavano a verificarsi problemi con la trielina in alcuni punti di prelievo. Infine, l’uso di nitrati in agricoltura (e forse anche per gli allevamenti di suini) fu un ulteriore insulto alla potabilità.
Cominciarono a diffondersi dei depuratori, e l’assessorato lombardo alla Sanità fu costretto a vietarne l’uso per alimentazione (credo per la cessione di sali).
Si sviluppò così una certa diffidenza sulla qualità dell’acqua pubblica. Alimentata anche da un certo facile uso del cloro, che in certe zone rendeva l’acqua sgradevole.
Nonostante i progressi degli ultimi decenni, il comportamento d’acquisto si è mantenuto, e ora tornare indietro sembra molto difficile. Anche se sono convinto che una “mano” potrebbe darla il sempre maggiore stigma sociale che si sta diffondendo sulla plastica.
Un elemento fondamentale che ha favorito l’introduzione dell’acqua minerale in Italia è stato il massiccio investimento pubblicitario affiancato da messaggi ingannevoli e l’assenza di una politica di informazione sulla qualità dell’acqua pubblica in grado di spiegare che atrazina, trielina e altri inquinanti erano problemi veri e circoscritti ma poi risolti.
Mi dispiace notare (anche in questo articolo) superficialità e parzialità. Buttate la croce sempre addosso ai cittadini, alle persone normali, ladciate intendere che siccome costa meno che in altri paesi e la sprechiamo la soluzione è aumentare le tariffe.
Ma chi la spreca?!? Nessuno crede più alla leggenda dell’acqua sprecata quando ci si lava i denti, lo scrive anche l’autore che la rete è un colabrodo.
Quello che non si dice è che ci sono numerosi centri, grandi e piccoli, con l’acqua razionata, ancora oggi nel 2023, e non soltanto d’estate. Ovviamente si trovano nel mezzogiorno d’Italia. E quando la erogano come si fa a fidarsi? In questi posti soltato grazie all’acqua in bottiglia si riesce a vivere con un costo e un sacrificio enorme. Per non parlare del problema della gestione di queste quantità enormi di confezioni di bottiglie (i negozi e i supermercati le conserveranno correttamente?) e del consumo e dello smaltimento della plastica.
Non bevo più il vino e l’alcool perche mi è stato detto che fa male.
Almeno dell’acqua buona la potrò bere.
L’acqua del rubinetto a casa mia è troppo calcarea per il mio gusto.
Spesso la raccolgo in montagna ma ho il terrore di riciclare troppo i contenitori di plastica che potrebbero rilasciare sostanze dannose.
Ho fatto una media dei consumi ,a casa mia consumiamo 100 l giorno a testa, compresa l’irrigazione del verde. Viva i contatori singolo utente che sono obbligatori ma spesso nessuno ha.
Roma e zone limitrofe, oltre ad un’ottima acqua erogata da ACEA, vanta anche una serie di sorgenti di Acqua Effervescente Naturale (Egeria, Capannelle, Montesacro, Claudia, Nepi) aperte al pubblico e ancora superstiti delle numerose altre (Appia, S. Paolo, S. Pietro, Laurentina, Acetosa, Castel Gandolfo) chiuse per inquinamento o per la scellerata speculazione edilizia che le ha, come per la laurentina, inglobate e interrate. Anche se a km0 il loro prezzo è superiore a quello di molte marche che provengono da centinaia di Km di distanza e ciò risulta francamente poco spiegabile. Queste acque potrebbero essere distribuite direttamente dal rubinetto di casa ( come avviene in alcuni quartieri). Ma, temo, la cosa lederebbe gli interessi dei produttori di gasificatori e depuratori di acque che non hanno alcun bisogno di essere depurate.
Salve sono Gianluca Capone, allora io sarei disposto a consumare l’acqua del rubinetto, na nella mia città nonostante l’acqua ci sia ,viene erogata in maniera diretta solo 2 ore al mattino e 2 al pomeriggio e bisogna quindi avere il serbatoio che purtroppo con il tempo si sporca e quindi non c’è più la sicurezza sulla qualità dell’acqua. E purtroppo non riesco a capire perché non viene erogata in maniera diretta sempre quando molti paesi attorno lo fanno.
Faccio parte dei consumatori di acqua minerale, non uso acqua di rubinetto in quanto ogni mese devo sostituire i filtri rompigetto di tutti i rubinetti trovandoli ogni volta ostruiti da terra e altro.
I sassolini che trova ogni mese nei fiori rompimento sono i sali minerali contenuti nell’acqua. Succederebbe la stessa cosa se dal rubinetto uscisse acqua minerale con un residuo fisso simile a quella di rete
Scusate ma, su quale base dite che l’acqua italiana è la migliore (forse sarebbe stato più esatto “tra le migliori”…), non accennate a studi o altri dati sulla rete idrica, a livello europeo perlomeno.
O a un vostro articolo passato.
Abbiamo dimenticato di aggiungere il link alla ricerca realizzata dallo Studio Ambrosetti “Community valore acqua per l’Italia” (https://www.ambrosetti.eu/le-nostre-community/community-valore-acqua-per-litalia/)
io sarei arcistufa della minerale, ma mio marito lamenta l’eccessiva durezza. così … mi tocca…..
Se fosse per la durezza… Ma noi abbiamo 5 ug al litro di Arsenico (inorganico…) ☹️
Ma l’arsenico si trova anche in molte acque minerali (https://gruppomaurizi.it/arsenico-nell-acqua-tabella/)
Ritengo molto giusto questo esame della situazione. Io appartengo alla schiera di coloro che prelevano dai distributori pubblici della città, proprio per il fatto che l’acqua del mio condominio non è molto gradevole. Ma sono certa che l’acqua di Torino sia ottima e ben controllata
Ben controllata… Alla fonte! E’ questo il problema, non al rubinetto di casa…
In realtà i controlli pubblici (ASL) vengono fatti alle fontane pubbliche ed anche in utenze privilegiate come asili scuole case di riposo, per cui è compreso il controllo della rete idrica di distribuzione
Abitare a Campagnano di Roma! Dall’estate scorsa siamo costretti a bere acqua minerale, dopo l’ordinanza di non potabilità dell’acqua a causa di un eccesso di arsenico ( pare 20). Non si può adoperare per usi alimentari. Che dire? Che cosa è stato fatto nel frattempo? Mettono un’autobotte con acqua potabile in un certo luogo e te la devi andare a prendere con bottiglie e fare la strada e le scale a piedi: e sì perché qui gli ascensori sono rarissimi! E le persone anziane che fanno? E alle famiglie numerose quante bottiglie occorrono al giorno?
Hanno promesso …. ma nel frattempo … nulla! I Supermercati vendono con piacere acqua minerale( aumentando logicamente il prezzo) in bottiglie di plastica che andranno poi ad inquinare … E la storia si ripete!! E quanti sanno che anche l’acqua minerale ha una certa quantità di arsenico? Diceva un proverbio: “Chi spera muore disperato”. Cerchiamo di avere fiducia, in fondo non è ancora trascorso un anno!
Gentile Claudia, capisce anche lei che UN esempio di cattiva gestione dell’acqua di rete non può essere indicativo che TUTTA l’acqua di rete, in tutta Italia, non sia buona.
Anche se mi dispiace per la sua situazione.