Anche quest’anno Compassion in World Farming (Ciwf) ha pubblicato EggTrack, il report, giunto alla sua sesta edizione, che traccia i progressi fatti dalle aziende che si sono impegnate in percorsi di abbandono delle gabbie nelle filiere di approvvigionamento delle uova. Percorsi che, in generale, sono andati avanti, nonostante l’impatto dell’influenza aviaria e la situazione economica globale, con le conseguenze della guerra in Ucraina e dell’inflazione, che non è affatto rosea.
La nuova edizione del report include 232 aziende globali che operano in Europa, Nord America e nella regione Asia-Pacifico. Di queste, 175 (75,4%) hanno comunicato i progressi compiuti rispetto agli impegni assunti, in aumento rispetto all’anno precedente. Tra le aziende che comunicano i propri avanzamenti, si segnalano una transizione verso l’allevamento senza gabbie pari al 79,1%. Nel 2022, sono otto le aziende che hanno annunciato per la prima volta i propri obiettivi di abbandono delle gabbie, tra cui spicca il gruppo Yum! Brands, proprietario dei marchi KFC e Taco Bell.
Delle 128 aziende europee considerate dal rapporto, l’85% comunica i propri progressi (109 contro le 98 del 2021), mentre la transizione verso l’abbandono delle gabbie si attesta all’84,4%. Anche in Italia si conferma questo trend: su 34 aziende analizzate 29 comunicano lo stato di avanzamento dei propri impegni (l’85%, in aumento rispetto al 76% del 2021): nel nostro paese la produzione in sistemi alternativi alle gabbie è arrivata al 64%.
Scendendo più nel dettaglio della situazione italiana, il rapporto rivela che tutti i supermercati italiani considerati comunicano lo stato di transizione e che la maggioranza di essi (10 su 14) ha preso impegni per una completa eliminazione delle gabbie sua dalle filiere delle uova in guscio che di quelle in cui sono utilizzate come ingredienti. Il Gruppo VéGé resta l’unico tra i principali gruppi della grande distribuzione a non aver preso alcuni impegno.
Per quanto riguarda le aziende alimentari, secondo il Ciwf, tutte le imprese considerate hanno completato la transizione verso le uova da allevamenti senza gabbie, mentre i produttori di uova mantengono una comunicazione trasparente dei progressi. Fa eccezione Paluani, i cui impegni, precedentemente annunciati, non sono più disponibili per la consultazione pubblica.
La maglia nera continua ad andare al settore della ristorazione, dove poco più della metà delle aziende monitorate comunica i propri progressi, con cinque insegne, tra cui Autogrill e Flunch, che non forniscono alcuna informazione sulla propria transizione. Riscatta il mondo della ristorazione Markas, che ha raggiunto il 100% di uova da sistemi di allevamento senza gabbie con tre anni di anticipo.
Il rapporto EggTrack, tuttavia, non considera due grandi gruppi italiani, che ancora non hanno preso impegni pubblici verso l’eliminazione delle uova da allevamento in gabbia. Si tratta di Granarolo e di Cigierre, titolare dei marchi della ristorazione Old Wild West, America Graffiti e Temakinho.
In questa edizione, inoltre, EggTrack ha iniziato a evidenziare le aziende che hanno dichiarato di voler eliminare gradualmente anche i sistemi combinati: si tratta di un tipo particolare di allevamenti in cui le galline possono muoversi tra uno o più piani posti ad altezze diverse e che permettonodi confinare gli animali nelle gabbie, se necessario. Le imprese che hanno preso impegni a riguardo sono 24, di queste, ben 10 sono italiane, compresi tutti i produttori di uova, alcuni dei principali supermercati e aziende come Sammontana.
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