Non più solo prerogativa di pochi ristoratori specializzati, l’offerta vegetariana comincia a essere una necessità imprescindibile anche per locali ‘insospettabili’, come le catene di fast food che da sempre basano la propria offerta soprattutto sulla carne. Tra i segnali più significativi di questo cambiamento spicca l’impegno in questa direzione dimostrato da Burger King. L’insegna di fast food, forse anche con l’intento di differenziarsi ulteriormente da un competitor ingombrante come McDonald’s, rilancia e amplia la sua gamma di prodotti a base di proteine vegetali. Al Whopper (il panino con hamburger classico) e ai nuggets (pepite di pollo impanato) in versione plant-based (vegetariana), già presentati lo scorso anno, si aggiunge quest’anno il nuovo Plant-Based Nuggets Burger, versione vegetale del panino con il petto di pollo impanato.
A onor del vero occorre chiarire che questo genere di offerta di Burger King non è rivolta ai vegetariani e ancor meno ai vegani, ma piuttosto a coloro che intendono ridurre il consumo di proteine animali, definiti con diversi termini di conio recente, come flexitariani, reducetariani e climatariani. Gli hamburger vegetali, infatti, sono cotti in questo caso sulla stessa griglia di quelli di carne e i panini vengono conditi con maionese tradizionale, a base di uova. La linea di prodotti sostitutivi è realizzata grazie a una partnership con l’olandese The Vegetarian Butcher, specializzata nella praparazione di cibo prevalentemente a base di soia, che punta ad avere gusto, consistenza e valori nutritivi analoghi a quelli della carne.
Il mercato dei prodotti alternativi è ormai molto promettente e anche le grandi catene specializzate nell’offerta di hamburger non possono permettersi di voltare le spalle. Si tratta di uno dei settori più in espansione secondo i trend globali. Nel 2020 valeva oltre 12,8 miliardi di dollari ma, secondo le previsioni degli analisti, entro il 2027 potrà crescere fino a superare i 35,5 miliardi. Nel nostro paese, nel frattempo, l’edizione 2021 del Rapporto Italia di Eurispes evidenzia che quasi una persona su dieci è vegetariana o vegana (8,2% della popolazione), con una netta maggioranza dei primi (5,8%). Aumentano inoltre coloro che vedono nelle alternative vegetali degli alleati nella salvaguardia dell’ambiente.
Che cosa trova, quindi, e quanto può spendere chi si rivolge alle tradizionali catene di ristorazione veloce ma cerca di evitare il consumo di carne? Partiamo proprio da Burger King, per scoprire, e non sarà un caso, che in questo fast food la scelta vegetale risulta anche conveniente: dall’app di Burger King risulta infatti che il Plant-Based Whopper costa 4,90 euro contro i 5,50 del prodotto tradizionale mentre, per quanto riguarda i sostituti del pollo, il nuovo Nuggets Burger costa 4 euro, contro i 4,5 dell’analogo Crispy Chicken. Identica è infine la spesa per i Nuggets da sei pezzi, che possono essere acquistati per 4,5 euro.
Non è invece ancora disponibile in italia il panino plant based di McDonad’s, il McPlant, finora testato con esiti alterni negli Usa (dove gli analisti suggeriscono di proporlo a prezzi più competitivi) e nei paesi anglofoni del Vecchio Continente. Per chi volesse evitare la carne, nei ristoranti italiani della catena dei due ‘archi dorati’, è quindi possibile scegliere un menu insalata, un’opzione totalmente vegetale (lattuga, pomodori, finocchi, carote, mais e olive), accompagnata da una bibita. Questo, anche qui secondo i prezzi indicati dall’app, si può acquistare a 5,60 euro, mentre i classici menu di McDonald’s hanno prezzi variabili, tra i 4,90 e gli 8,90 euro.
Con prezzi medi leggermente superiori, anche le catene di cucina Tex Mex propongono una scelta sempre più ampia di soluzioni meat free. Tra i menu più ricchi in questo senso spicca quello di Old Wild West, che prevede una sezione dedicata, con il nome Green valley, all’interno della quale si trova un Veggie burger con salsa Philadelphia (formaggio che non contiene caglio) sia nella versione panino (al prezzo di 9 euro) sia su piatto, con il nome Western green, entrambi accompagnati da patate al forno. A questi si aggiunge il Pioneer Camembert, un piatto con formaggio tipico francese e verdure. Nella sezione degli hamburger speciali è inoltre possibile trovare il No meat burger al prezzo di 12 euro, una spesa intermedia tra gli speciali, che vanno dai 10,40 euro dell’American burger ai 13,40 dell’American burger double.
Meno ampia l’offerta ‘alternativa’ di Roadhouse, che però scrive esplicitamente ‘Vegetariano? No problem!’ all’interno del menu, proponendo la versione vegetale di due panini tradizionali. È infatti possibile, nello Special classic e nel Bacon swiss classic, sostituire il rösti di patate alla carne, senza variazioni di prezzo (10,90 euro). Anche nello spazio dei fritti, infine, sono evidenziati come vegetariani tre prodotti su quattro: Cheese balls, Onion rings, Chili cheese nuggets, tutti disponibili a 4,90. Poco o nulla da fare, infine, da Kfc (Kentucky Fried Chicken) dove chi vuole evitare la carne si deve accontentare di un contorno, tra patate (patatine, pata puff e purè) e pannocchia, mentre tutte le insalate prevedono la presenza del pollo ma, d’altra parte, in questo caso l’insegna parla chiaro.
Alla fine di questa esplorazione, che non pretende di essere esaustiva ma vuole essere esemplificativa, si potrebbe obiettare che non è raccomandato andare nei fast food se si intende seguire un modello alimentare alternativo. Anche se questo è vero, non sempre è possibile scegliere in autonomia, con disponibilità di tempo ed economiche. È quindi importante che, anche per chi vuole evitare la carne, siano a disposizione le stesse chance di mangiare in maniera rapida, pratica e conveniente. Se le proteine vegetali rimanessero una strada difficile e solitaria da percorrere, infatti, sarebbero un’opzione solo per pochi idealisti, ma non è già più così.
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