L’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle patologie legate all’obesità, la diffidenza verso i farmaci e la diffusione di stili alimentari carenti di alcune componenti nutrizionali sono tutti elementi che contribuiscono, insieme agli effetti della pandemia, ad alimentare il mercato dei cosiddetti prodotti nutraceutici e funzionali. La conferma, sul fronte economico, arriva anche dall’ufficio studi di Mediobanca, che nel report sulla Nutraceutica, pubblicato all’inizio di quest’anno, evidenzia quanto questo mercato sia florido e destinato, nel prossimo quinquennio, a un’ulteriore crescita. Secondo il rapporto infatti, il valore attuale è di circa 500 miliardi di dollari (quasi 5 miliardi solo in Italia) e si calcola che, entro il 2027, supererà i 700 miliardi.
Un ruolo importante in questo settore lo gioca l’alimentazione funzionale, termine usato per la prima volta nel 1993 dalla rivista Nature per definire alimenti “cui era riconosciuta la capacità di influenzare positivamente certe funzionalità dell’organismo ovvero di regolarne alcuni parametri, quali la pressione sanguigna e il livello di colesterolo”. “Oggi – scrivono nel report gli esperti Mediobanca – un alimento è definito funzionale se, oltre alle normali proprietà nutrizionali, ha una dimostrata capacità di influire positivamente su una o più funzioni fisiologiche, contribuendo a migliorare lo stato generale di salute e benessere e a ridurre il rischio di insorgenza di talune patologie”.
Non si tratta quindi di integratori, ma di alimenti, come yogurt, latte succhi di frutta o altro, che o sono naturalmente funzionali (vedi schema sotto) oppure hanno subìto un trattamento per ridurre, eliminare, incrementare o aggiungere un componente bioattivo o un nutriente anche ricombinati e modificati nel loro dosaggio. Si tratta quindi di qualcosa di diverso dagli integratori alimentari, che non sono concepiti come parte della dieta quotidiana ma, appunto, come apporti integrativi da assumere al bisogno. Le sostanze più frequentemente utilizzate nei cibi funzionali, e presenti in forma concentrata negli integratori, sono vitamine, minerali (soprattutto calcio, ferro, fluoro, magnesio, sodio, zinco), proteine, acidi grassi polinsaturi (Omega-3, Omega-6 e Omega-9), acido folico, collagene, bioflavonoidi, carnitina, creatina, carotenoidi (tra cui il licopene), maltodestrine, fitosteroli, probiotici, prebiotici e fibre.
Questi nuovi alimenti, precisa il rapporto, si possono distinguere in arricchiti, free from o fortificati. Gli ultimi sono prodotti nei quali è incrementata la concentrazione di un nutriente già presente, come per esempio il latte con aggiunta di calcio e i cereali con l’aggiunta di vitamine o minerali. Si tratta di prodotti diversi dagli alimenti arricchiti, nei quali il componente aggiunto non è naturalmente presente, come avviene per il sale iodato o il succo di arancia con calcio. La categoria più estesa è però quella dei “free from”, cioè prodotti privi di sostanze indesiderate come zuccheri, grassi, glutine o allergeni. “In questo caso – spiegano nel rapporto – il bacino di potenziali utenti va dai celiaci a quanti soffrono di altre forme d’intolleranza, per esempio verso il lattosio, e comprende anche i soggetti allergici a determinati alimenti o che hanno specifiche esigenze di salute”. A questi si aggiungono quanti, per diversi motivi, non vogliono assumere particolari sostanze, come per esempio coloranti e conservanti oppure olio di palma.
La componente principale della categoria, si legge nel rapporto, è costituita dai prodotti senza lattosio (54% del totale), seguita da quelli senza glutine (30%) e, infine, dai prodotti senza allergeni (16%). Alla categoria può poi essere assimilato anche il cibo adatto per vegani, che soddisfa le esigenze di quanti non intendono consumare derivati animali, sia per motivi ambientali ed etici, sia per motivi di salute. Il settore delle proteine alternative a quelle di derivazione animale è in forte sviluppo e, secondo gli esperti di Mediobanca, passerà nei prossimi 15 anni dall’attuale 2% all’11% del mercato complessivo delle proteine a livello mondiale.
Non rientrano nella categoria dei cibi funzionali gli alimenti a fini medici speciali da somministrare sotto controllo medico, che fanno parte della più ampia categoria dei nutraceutici, che comprende anche l’alimentazione funzionale e gli integratori. “I nutraceutici – si legge nel rapporto – sono sostanze che svolgono comprovate funzioni fisiologiche o attività biologiche, derivate mediante le tecniche della sintesi farmaceutica da piante, agenti microbici e alimenti”. Questi possono servire per arricchire alimenti funzionali, oppure essere consumati sotto forma di integratori.
“L’emergenza pandemica – notano gli autori del report – ha provocato in particolare un’impennata nella domanda di alimenti e integratori con funzione di supporto del sistema immunitario”. La comunità scientifica ha però espresso frequentemente un certo scetticismo e preoccupazione nei confronti della diffusione di questi prodotti. “Il loro effetto è difficile da valutare – si legge nel rapporto – visto che in essi interagiscono differenti principi attivi, senza contare che le possibili conseguenze avverse potrebbero impiegare tempo per manifestarsi e solo raramente sarebbero correttamente ricondotte all’uso dei nutraceutici”.
Secondo la Food and Drug Administration statunitense, i casi conclamati di patologie legate agli integratori alimentari sarebbero oltre 50 mila l’anno, ma quelli non dichiarati potrebbero essere assai più numerosi. Il che non frena lo sviluppo del settore. Tanto che gli esperti di Mediobanca ipotizzano, per i prossimi anni, una crescita media annuale degli integratori del 7,7%, mentre per tutte queste tipologie di prodotti insieme si prevede una crescita, sempre media annuale, del 6,9%, che porterebbe il comparto a un giro d’affari 750 miliardi di dollari nel 2027. La categoria più consistente in termini di valore complessivo del mercato (213,7 miliardi di dollari nel 2021), è rappresentata dai cibi per il controllo del peso, destinati a crescere ulteriormente, con una media del 6% annuo, seguono gli integratori, con 152,1 miliardi. In quest’ultimo settore in particolare, l’Italia si conferma come il primo mercato europeo.
Nella tabella che segue vediamo la suddivisione schematica delle diverse tipologie di questi alimenti, con alcuni esempi, proposti a titolo esemplificativo:
Industria alimentare convenzionale | Alimentazione funzionale | Cibi funzionali naturali o convenzionali | Pomodori (licopene), salmone (Omega3), soia (Saponine), yogurt (Lactobacillus acidophilus, Bifidobacterium), alghe marine (Fucoidani), broccoli (Solforafano, Glucosinolati), carote (ß-carotene), curcuma (Curcumina) |
Nutraceutica | Alimentazione funzionale | Cibi funzionali arricchiti (rich in) | Succo d’arancia con calcio, pane con antocianina, latte e uova con Omega3 o vitamine, bevande con collagene |
Cibi funzionali fortificati (fortified/enhanced) | Latte con calcio, cereali con vitamine, succhi di frutta con vitamine | ||
Cibi funzionali ricombinati (via modificazione genetica e biotecnologia) | Kiwi gold, golden rice, golden potato | ||
Cibi funzionali free from | Senza zucchero o grassi (dietetici), senza glutine, senza allergeni, senza lattosio, iposodici, senza ingredienti di origine animale (vegan) | ||
Integratori | Confezioni predosate di: vitamine (A, B, C, D, E), minerali (calcio, ferro, magnesio, zinco), acido folico, aloina, barbaloina, carotenoidi, probiotici (Lactobacillus acidophilus, Bifidobacterium), prebiotici (Frutto-oligosaccaridi, inulina), zuccheri, sali minerali o sostanze energizzanti (integratori per uso sportivo) | ||
Alimentazione speciale con funzione medica (Asfm) | Cibi a composizione controllata in relazione alle specifiche deficienze o patologie di digestione e assorbimento | ||
Alimentazione sportiva | Reintegratori, ipercalorici | ||
Alimentazione per l’infanzia (1-3 anni) | Omogeneizzati, biscotti, latte artificiale, pouches (puree di frutta) | ||
Farmaceutica | Sostanza o associazione di sostanze con proprietà curative o profilattiche delle malattie umane, con somministrazione limitata alla fase acuta o sub-acuta di una patologia |
Fonte: elaborazioni Area Studi Mediobanca su fonti diverse
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giornalista scientifica