Si torna a parlare di curcumina. Nel 2019 questo composto attivo estratto dalla curcuma e impiegato in diversi integratori alimentari era stato al centro di un vero e proprio caso. Fu infatti accusato di provocare epatiti, per poi essere scagionato. Già nel 2014, però, l’Efsa aveva stabilito il quantitativo massimo giornaliero da non superare (Adi) di 3 milligrammi per chilo di peso corporeo. Lo stesso principio attivo torna oggi al centro dell’attenzione, questa volta in un pronunciamento dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR) che spiega perché tale quantitativo rischia di essere superato e chiarisce quindi indirettamente che cosa potrebbe essere successo nel 2019.
Nella sua valutazione, l’Istituto sottolinea infatti che spesso la curcumina è contenuta in integratori o additivi misti, la cui composizione non è nota nel dettaglio. Inoltre, altrettanto di frequente, le polveri contengono, oltre alla radice, o rizoma, anche altre parti della pianta, soprattutto quando si tratta di prodotti venduti come naturali. È noto inoltre, e questo emerge come l’elemento più significativo, che la sua biodisponibilità, cioè la quantità effettivamente disponibile per l’organismo, aumenta significativamente se viene associata al principio attivo del pepe, la piperina. In tutti questi casi, la concentrazione effettivamente assorbita può essere diversa da quella teorica e, per questo, è possibile che si rischi di incorrere in effetti collaterali, segnala il BfR, soprattutto quando l’assunzione è regolare e prolungata nel tempo.
Tali cause della variabilità del contenuto effettivo di principio attivo assorbito dall’organismo sarebbero all’origine di casi come quelli emersi in Italia nel 2019. I pericoli più grandi, comunque, deriverebbero secondo il parere del BfR dagli integratori che associano curcumina e piperina, perché in quel caso è particolarmente difficile stabilire i livelli reali di curcumina assorbita dall’organismo. Per questo l’Istituto tedesco chiede prove di tossicità più dettagliate e regole stringenti per i prodotti con curcumina e piperina. Va però anche detto che i danni, soprattutto a carico del fegato, colpiscono principalmente chi ha già patologie relative a quell’organo. Per questo il Ministero della salute ha imposto, proprio dopo la crisi del 2019, una dicitura che sconsiglia il consumo alle persone con alterazioni della funzione epato-biliare e a quelle con calcoli delle vie biliari e l’invito a consultare il medico prima di utilizzare questi integratori nel caso in cui si stiano assumendo dei farmaci.
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Giornalista scientifica
Come sempre e ancora una volta si può dimostrare che una sana dieta completa (carboidrati, frutta, verdura, proteine animali e vegetali, anche lipidi) non necessita di alcun integratore. Questi integratori risultano non solo inutili, ma talvolta pericolosi, se non per patologie accertate e utilizzati sotto controllo medico, Ce la prendiamo tanto con Big Pharma per vaccini ed altri medicinali, quando dovremo stare molto più attenti agli integratori, che rappresentano uno dei maggiori introiti delle case farmaceutiche, direttamente o indirettamente. Utilizzarli quando non necessario rappresenta un vero harakiri, finanziario e biologico.
Assolutamente d’accordo, “integratori o additivi misti, la cui composizione non è nota nel dettaglio” è a mio parere è assolutamente inaccettabile, occorre una seria legislazione al riguardo che imponga la descrizione dettagliata di TUTTI i componenti ma anche la valutazione delle possibili interazioni e sinergie non solo tra di loro ma anche con gli elementi con cui possono venire in contatto, una bella grattata di pepe contiene probabilmente più piperina che l’integratore con curcuma, ma nessuno certo pensa di rischiare un danno assumendo curcuma dopo una cacio-e-pepe.
Data la diffusione di questi prodotti, e la loro sostituzione di fatto ai preparati erboristici ma certamente senza la competenza di un erborista da parte dei consumatori che se li autoprescrivono, quasi sempre senza vera necssità (nel caso dovrebbe essere il loro medico a valutare cosa, quando e in che quantità assumere i giusti pricipi attivi, e non il fai-da-te) e dovrebbero sottostare alla stessa trafila dei farmaci prima di poter essere messi in commercio.
Se n’era già parlato altrove a proposito delle piante medicinali e delle cure erboristiche fai-da-te perché il grosso rischio con le piante è che oltre alla possibilità di raccogliere una pianta velenosa, scambiandola per una innocua (cicuta e prezzemolo,per dire), e a quella di creare interferenze con altri farmaci, è l’incertezza del dosaggio.
Acquistare da un’erboristeria autorizzata (o comprare integratori vegetali in libera vendita) garantisce che non si useranno piante velenose, ma devono essere l’erborista o le istruzioni d’uso a stabilire le dosi che dovremo usare, invece comprare delle erbe garantite, o integratori sicuramente non velenosi, e poi usarli a fantasia o fidandosi dei suggerimenti trovati sul web o dell’amica che li ha usati su di sé ci mette comunque a rischio quanto a dosaggi.
Ogni pianta cresce con ritmi differenti in terrreni differenti e in climi differenti, e accumula quantità differenti delle varie sostanze: in soldoni, una foglia di erba cedrina (innocua se si usa per il digestivo della nonna) cresciuta in pieno sole in un terreno arido sarà molto differente per contenuto da una foglia di erba cedrina cresciuta in mezz’ombra in un terreno umido, una delle due conterrà da 5 a 12 volte principi attivi in più o in meno dell’altra.
E un’altra forte differenza la fa il modo di conservazione, piante essicate in pieno sole avranno concentrazioni diverse da piante essicate all’ombra, foglie raccolte da un mese conterranno più principi attivi di quelle del barattolo dello scorso anno, e il metodo di preparazione, foglie usate in infuso d’acqua rilasceranno diversamente le sostanze se invece sono macerate in presenza di alcol.
Per non parlare degli integratori che contengono parti differenti della pianta e non lo mettono in etichetta, la “ricetta della nonna” (o trovata sul web…) che fa tanto bene con 30 foglie per litro potrebbe dare seri disturbi, o non fare niente del tutto, usando le foglie sbagliate, e questo vale tanto per la cedrina che per l’iperico, il biancospino, il cardo… e a maggior ragione per gli integratori di cui non conosciamo contenuti e dosaggi e quindi non possiamo scambiare uno con l’altro.