I Consorzi del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano non autorizzeranno le etichette degli operatori della filiera che inseriranno il Nutri-Score o loghi simili sul packaging delle Dop. È questa la posizione assunta in modo unanime. Secondo i due consorzi, gli strumenti basati su principi di classificazione nutrizionale degli alimenti che usano un sistema di comunicazione “a semaforo” sono fuorvianti e ingannevoli per il consumatore, perché il consumo reale dei prodotti avviene in quantità che non corrispondono a quella utilizzata dall’algoritmo (100 grammi). Ad esempio, in media la quantità di formaggio aggiunta a una pietanza può essere da 20 a 40 grammi, quella di olio extravergine da 10 a 20 grammi, mentre per altri prodotti il consumo è maggiore a 100 grammi (pasta o patate o frutta).
I sistemi in questione, proseguono i consorzi, non tengono in conto l’equilibrio fra i diversi alimenti nella dieta. In particolare, i formaggi vengono penalizzati per la presenza dei elevate quantità di grassi, trascurando il contenuto di altri nutrienti strategici, come calcio, acidi grassi funzionali, vitamine liposolubili, amminoacidi essenziali, importanti per un’alimentazione sana, bilanciata ed equilibrata. “In questo senso, – si legge nella nota – si ritiene che il sistema Nutri-Score, in quanto basato su una informazione generica e certamente non educativa per il consumatore, tradisca in realtà il fine ultimo che si prefiggeva, ovvero garantire scelte salutari, bilanciate e corrette dal punto di vista nutrizionale e salutistico.”
Secondo i due consorzi, le informazioni al consumatore per la corretta e sana nutrizione sono importantissime, anche per quanto riguarda i prodotti Dop. Tuttavia ritengono che per raggiungere questo obiettivo ci si debba basare su principi di educazione alimentare legati alla dieta complessiva ed alla divulgazione delle dosi consigliate ed in ogni caso realistiche dei singoli prodotti.“Viceversa, – scrivono nel comunicato – l’utilizzo di etichette a semaforo basate su quantitativi di riferimento scollegati alla dieta ed alla razione consigliata, sono strumenti ingannevoli rispetto alla reale natura del prodotto singolo, atteso che risultano parametrati su quantità ben difficilmente consumate nella pratica.”
I consorzi del Parmigiano Reggiano e il Grana Padano ricordano poi che i due prodotti in base al Nutri-Score sono classificati con colore arancione, mentre un piatto con 80 grammi di pasta, 20 di olio extravergine e 2 di formaggio, sarebbe – nel suo complesso – verde. “Per questo motivo, gli strumenti di etichettatura basati sul principio a semaforo sono da considerare una pratica svalorizzante della Dop perché disincentivanti il consumo del prodotto senza un motivo oggettivo di tipo nutrizionale.” sostengono i due consorzi, che concludono affermando come “salvo il caso in cui ci si trovi di fronte ad un obbligo di legge, il Consorzio (gruppo) in applicazione dei compiti conferiti dal Reg. 1151/2012, art. 45, lett. “f” è tenuto ad attivare tutte le azioni ritenute necessarie a contrastare tali pratiche.”
Premesso che l’etichetta a semaforo Nutri-Score per il momento è stata adottata solo da alcuni Paesi europei e in maniera facoltativa (ma potrebbe diventare obbligatoria in tutta Europa per decisione della Commissione), c’è da chiedersi perché tanta ostilità verso uno strumento semplice, il cui scopo è quello di facilitare il compito al consumatore quando deve confrontare alimenti della stessa categoria merceologica o che vengono consumati nelle stesse condizioni (un formaggio si confronterà con un altro formaggio, tendenzialmente) indicando quelli che presentano il migliore bilancio nutrizionale. C’è di più: nella discussione in atto si fa strada l’idea di escludere i prodotti Dop dall’etichettatura a semaforo, proprio perché dovendo rispettare un disciplinare risulterebbero tutti del medesimo colore e quindi perderebbe di significato il confronto tra marche diverse, come è invece nello spirito del Nutri-Score.
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Mi auguro venga implementato in tutta Europa e che diventi obbligatorio su tutti i prodotti.
i formaggi sono grassi e ricchi di sale ….meno se ne mangia meglio è.
Personalmente non sono né pregiudizialmente favorevole né contrario, ma è difficile non pensare che il semaforo basato su 100 g, e non su porzioni raccomandate, sia fuorviante.
Ad esempio, l’olio di fegato di merluzzo è la cosa da ingerire più salutare che esista, o giù di lì. Se fosse un alimento avrebbe sicuramente semaforo rosso (e quindi, nella percezione del consumatore, da evitare), a causa dell’elevato contenuto di grassi.
A chi legge commentare
Da tempo è iniziata la lotta contro alcuni prodotti d’eccellenza italiana, come i Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, è stato distrutto il settore auto italiano, il settore siderurgico, ora il marchio Alitalia, poi il Parmigiano Reggiano. Ma questo è quello che vogliono i nostri “amici” europei.
vogliamo aggiungere pure l’abusivismo edilizio costiero (che ha distrutto il turismo in Italia), lo scandalo del vino al metanolo degli anni 80 (che ha distrutto il settore vitivinicolo), il dissesto idrogeologico, la cementificazione degli alvei dei fiumi, gli OGM…
A proposito di Alitalia, ricordo con “nostalgia” la lotteria delle partenze, gestite da un’associazione di piloti superpagati rispetto al mercato estero dell’epoca, denominata “Aquila Selvaggia”. I viaggi erano emozionanti, dominati dall’incertezza di partire e di arrivare… Bei tempi!
L’ etichetta Nutri Score, così come mostrata nell’articolo, avvantaggerebbe l’industria che produce cibo “ultraprocessato” che può dosare l’acqua negli alimenti per migliorare il voto, poi se l’utente avrà ancora fame ne mangerà di più, tanto il riferimento è sempre sui 100 grammi.
Sembra essere una mossa politica più che sanitaria, la qualità dei prodotti italiani è male sopportata dalle industrie europee.
Ricordiamoci che il voto delle bevande zuccherate gasate è migliore di quello dell’olio di oliva, contravvenendo ogni informazione di igiene alimentare.
L’informazione data dalla etichetta a batteria è senz’altro migliore, ed il riferimento alla quantità consumata è fondamentale.
Vederci tutti impegnati a tentare di affossare le produzioni italiane di qualità a vantaggio delle produzioni industriali del nord Europa mi spaventa.
Esatto. Immagino che tutti gli alimenti ‘light’ figli di processi industriali vinceranno su quelli ‘heavy’ magari naturali. Il Nutriscore è unico ma i consumatori che lo leggono sono tantissimi e ‘non tutti uguali’. Chi è ben informato secondo scienza non ha certo bisogno del NS, gli basta l’etichetta degli ingredienti e quella nutrizionale, e poi un giusto utlilizzo e una giusta contestualizzazione dell’alimento.
Il Nutri-Score è un’etichetta che serve a confrontare prodotti alimentari della stessa categoria, questo concetto è fondamentale altrimenti si fa confusione. Per questo motivo non è corretto paragonare un omaggio light industriale con un formaggio Dop.
“Il Nutri-Score è un’etichetta che serve a confrontare prodotti alimentari della stessa categoria”
Non direi proprio. In PRIMIS, il Nutriscore valuta le caratteristiche dell’alimento in base al contenuto in nutrienti potenzialmente nocivi. Serve al consumatore per fargli capire che TUTTI (o quasi) i formaggi sono dannosi se assunti in quantità elevate.
Solo in seconda battuta, si può usare per discriminare tra un prodotto migliore o peggiore all’interno della stessa categoria.
Basterebbe includere un nutriscore per porzione tipo accanto al nutriscore 100 g
L’etichetta a semaforo è uno strumento, così come è utilizzato ore, che non dà quelle garanzie per cui è nato. Sono convinto che il formaggio che esce dal produttore a parallelepipedo, già imballato in carta stagnola, riceva un semaforo più favorevole che non il parmigiano. Il semaforo dovrebbe essere specifico per categorie di alimenti, non si dovrebbe fare di tutta l’erba un fascio: confrontare degli spaghetti con un trancio di pesce, con un pezzo di formaggio e con una mela è fuorviante: i prodotti dovrebbero essere confrontati tra consimili. Per dirla con i matematici, non si possono sommare pere e mele assieme! Come si fa a confrontare zucchine e olio d’oliva, che è grasso puro, bisognerebbe che il confronto avvenisse con prodotti grassi come burro, strutto e margarina, e soprattutto nelle quantità abitualmente usate, e allora sì che avrebbe senso! Sono quindi d’accordo con i Consorzi del Grana e del Parmigiano: e se in Italia si riuscirebbe ancora a capire l’etichetta, all’estero sarebbe soltanto una bocciatura del prodotto.
Per la salute, è meglio mangiare zucchine o olio di oliva? Esatto, zucchine. Quindi il semaforo è PERFETTO, se il consumatore sa come usarlo.
Semaforo rosso non vuol dire “non puoi mangiare quell’alimento”, vuol dire “puoi mangiare una quantità LIMITATA” di quell’alimento.
Semaforo verde vuol dire: “mangiane quanto vuoi”.
E messa così, ripeto, è perfetto.
Concordo con quanto scritto nell’articolo (ad esclusione di quello scritto in corsivo).
In particolare:
“sistema di comunicazione “a semaforo” sono fuorvianti e ingannevoli per il consumatore, perché il consumo reale dei prodotti avviene in quantità che non corrispondono a quella utilizzata dall’algoritmo (100 grammi)”
“l’utilizzo di etichette a semaforo basate su quantitativi di riferimento scollegati alla dieta ed alla razione consigliata, sono strumenti ingannevoli rispetto alla reale natura del prodotto singolo, atteso che risultano parametrati su quantità ben difficilmente consumate nella pratica.”
Quello che non condivido dello scritto in corsivo è:
“c’è da chiedersi perché tanta ostilità verso uno strumento semplice, il cui scopo è quello di facilitare il compito al consumatore quando deve confrontare alimenti della stessa categoria merceologica o che vengono consumati nelle stesse condizioni (un formaggio si confronterà con un altro formaggio, tendenzialmente)”
Uno “strumento semplice” non può funzionare per una cosa complessa come l’alimentazione.
Confrontare un formaggio con un altro formaggio, ad esempio parmigiano e mozzarella, darebbe l’impressione, con l’etiche a semaforo, che la mozzarella sia migliore del parmigiano…
Lo strumento non può essere perfetto, però se si spiega al consumatore a cosa serve, tutto torna.
Infatti il semaforo ti dà semplicemente informazioni riguardo la quantità che puoi mangiare del determinato alimento.
Semaforo verde: mangiane quanto vuoi.
Semaforo rosso: mangiane poco.
Messa giù così, è perfetto anche nel confronto mozzarella vs parmigiano, avendo la mozzarella molte meno calorie del parmigiano.
Poi è vero che di parmigiano non puoi mangiarne 200 g mentre di mozzarella te ne spari mezzo kg uso ridere, per questo al consumatore va spiegato bene come funziona.
Gentile La Pira, Lei vuole dire che in un espositore frigorifero di un supermercato dove il consumatore vede uno vicino all’altro Parmigiano Reggiano e Gran Padano col bollino rosso, e mozzarelle light (piene di acqua) e prodotti quark (latte, panna ed acqua) con colori gialli, non resta influenzato? Questa della stessa categoria è un mantra recitato da chi non entra in un supermercato! Il consumatore deve essere aiutato a capire che consumerà 40 grammi di Parmigiano o 125 grammi di mozzarella light o di formaggi quark. Ed aggiungo che l’etichetta a batteria mi aiuterebbe a capire che se avessi problemi di pressione il mio nemico sarebbe il sale, e se fossi obeso lo sarebbe invece il grasso, ed in ogni caso il mio nemico dovrebbe essere la bibita zuccherata gasata (che avrebbe comunque una colorazione migliore all’olio extravergine di oliva, perchè l’etichetta non distingue fra grammi di olio e centinaia di grammi di bibita)
Da un’etichetta di pochi centimetri quadrati nn si può pretendere di avere tutte le informazioni. Premesso ciò il semaforo ha senso solo confrontando due prodotti della stessa merceologia. Non certo mozzarella e Grana Padano o parmigiano Reggiano. Se confronta tutte le mozzarelle esposte sul banco frigo del supermercato il semaforo funziona.
Gentile La Pira, dove c’è scritto nel nutriscore che bisogna “confrontarlo due prodotti della stessa classe merceologica”?
I formaggi poi non sono una stessa classe merceologica? E nei formaggi ci rientra il parmigiano come la mozzarella…
Certo che se dovesse servire solo per confrontare le varie mozzarelle tra loro, immagino abbiano tutte lo stesso semaforo, hanno più o meno il medesimo cartellino nutrizionale.
Ripeto, uno strumento semplice ed immediato non lo ritengo adatto per affrontare una tematica complessa come l’alimentazione. Non posso basare i miei acquisti alimentari, come dice lei, “da un’etichetta di pochi centimetri quadrati”.
Se poi ci mettiamo che la CocaCola light ha semaforo verde perchè non contiene zucchero ma dolcificanti, abbiamo fatto bingo!
L’etichetta a semaforo serve a confrontare la Coca-Cola Light con le altre cole proprio così. Mentre non si deve confrontare il grana con la mozzarella sono due merceologie diverse
Mi scusi, ma secondo lei è meglio mangiare mozzarella light e quark, o parmigiano?
Da nutrizionista le dico che se un soggetto è in sovrappeso è molto meglio mangiare quark e mozzarella light, piuttosto che grana o parmigiano.
Dovete togliervi dalla testa la convinzione che la qualità e la genuinità vadano a braccetto con la salute. Non è vero. Quel che conta, in primis, è essere magri, e quindi tutti i cibi a bassa densità calorica sono da preferire rispetto a quelli ad alta densità calorica.
In effetti, i prodotti già contraddistinti dalle certificazioni di qualità andrebbero esclusi da questo tipo di segnalazioni, che sono però da considerare utili sui prodotti di più modesta e meno evidenziabile qualità.
dr. La Pira, lei ha troppa fiducia nell’intelligenza umana e troppa fiducia nel credere che la gente saprà capire il significato dell’etichetta nutriscore e prestarvi la dovuta attenzione. Non faccia confusione tra il fatto che lper lei è argomento di lavoro e quindi entra quotidianamente nel suo spazio di attenzione, con e il comportamente di chi, magari a tarda sera entra in un supermercato, magari con la necessità di perdere peso DIY che cercherà il primo prodotto che non lo farà sentire in colpa. Già in alcuni commenti per questo articolo si vedono i prodromi di una incapacità a valutare il significato reale degli alimenti per il loro valore complessivo e parliamo di suoi lettori!!! Vuole seriamente credere che il pubblico (o meglio la massa) sarà più attenta dei suoi lettori? non credo proprio.
Il Nutriscore serve solo per creare prodotti gonfiati come si vede in tanti ma proprio tanti hard discount, prodotti per chi ha frettolosamente acquisito un’informazione che gli è stata venduta come garanzia di salute e che altrettanto frettolosamente ficcherà il suo “carburante verde” per sperare di essere in salute carburandosi con quel prodotto della peggior industria alimentare, quello che fa dell’ausilio della chimica il suo maggior alleato al proprio profitto.
Poi, possiamo illuderci che il 90% delle aziende non Italiane nel campo degli alimentari sia mosso da principi etici e di salute del cittadino per quanto riguarda gli alimenti, ma non ne sarei così sicuro.
A chi si fissa solo su sale e grassi suggerirei di rivedere anche il piacere organolettico come elemento nutriente dell’anima, salvo che non facciano parte della vasta parte dei moderni “Flagellanti” che concentrano sulla punizione alimentare il loro desiderio di autopunizione: chissà quali peccati personali o sociali hanno da espiare!!!