Quello sull’opportunità di tenere aperti i locali pubblici e, in primo luogo, bar e ristoranti, non è un dibattito solo italiano: se ne discute in molti Paesi, perché si avvertono ovunque la stanchezza e il desiderio di socialità della popolazione dopo un anno di restrizioni, unite alla necessità economiche dei gestori. Per cercare di tenere aperto o di riaprire, ovunque si sono adottati protocolli di sicurezza, ma i dati relativi all’efficacia di tali misure erano, finora, quasi assenti.
A tracciare un primo bilancio prova adesso un’indagine condotta in Scozia e coordinata dai ricercatori dell’Università di Stirling, che hanno pubblicato sul Journal of Studies on Alcohol and Drugs. La nota riporta quanto emerso parlando con i proprietari di una trentina di locali durante il lockdown, e studiando quello che è succcesso dopo la riapertura estiva, avvenuta in luglio. I gestori in generale hanno cercato di seguire le regole anti-Covid previste, ma questo non è bastato: i locali sono risultati associati a un aumento di contagi, soprattutto a causa della variabilità dei provvedimenti adottati e del comportamento dei clienti.
In particolare i proprietari, i gestori e i camerieri hanno ammesso di non essere riusciti a far rispettare le distanze tra i clienti, soprattutto quando le persone discutevano osavano bevuto qualche bicchiere di troppo. Molti poi non hanno indossato costantemente mascherine e protezioni anche nelle cucine, o mentre parlavano tra di loro o con i clienti, soprattutto se abituali. Altri non hanno posto la giusta distanza tra un tavolo e l’altro, impedito ai clienti di entrare quando il bar aveva già raggiunto la capienza massima o fatto rispettare le code previste. Solo pochi hanno imposto la disinfezione delle mani, pur predisponendo tutti i dispenser necessari. Molti dei bar e pub controllati, inoltre, avevano spazi ristretti, corridoi, angoli in cui era impossibile mantenere il distanziamento e servizi igienici in cui non c’era alcun sistema di gestione degli ingressi.
Il risultato è stato che in tutti e 29 i pub ci sono state violazioni multiple tranne che in tre: è stato pressoché inutile tentare di tenere le persone lontane, evitare che abbassassero la mascherina, si avvicinassero per brindare, parlare, ballare o fare fotografie e così via.
In Scozia i locali hanno aperto il 15 luglio. Le condizioni prevedevano il distanziamento di un metro tra una persona e l’altra, l’installazione di un’appropriata segnaletica, pannelli divisori, clienti solo seduti, personale con mascherina, ventilazione controllata, disinfezione delle mani, scrupolosa igiene dei bagni e obbligo di raccogliere i dati dei clienti per effettuare il tracciamento. Ma tutto questo, evidentemente, non è bastato, soprattutto perché è molto difficile controllare i comportamenti dei singoli e perché, per loro stessa ammissione, i proprietari sono stati abbastanza restii a imporre regole troppo rigide, per timore di allontanare gli avventori appena ritrovati.
Questa situazione, però, può migliorare. Per esempio, formando il personale, imponendo davvero che nei pub possa entrare solo un numero di clienti limitato, e che tutti siano seduti e serviti al tavolo, così come rivedendo i sistemi per le code, i punti critici a rischi assembramento e la gestione dei servizi igienici, e potenziando il sistema di tracciamento attraverso la raccolta dei dati informatizzata. Se si vogliono tenere aperti i locali – è la conclusione – bisogna fare molto di più, e meglio.
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Giornalista scientifica
In effetti è quasi impossibile fare rispettare le regole a chi è in stato alterato di coscienza sotto l’effetto di alcool… Ci vorrebbero i buttafuori ma poi perderebbero i clienti ….
Di che ci si stupisce?
Se lo stato non indennizza correttamente i gestori, questi appena ne hanno facoltà, cercano di servire più avventori possibile per almeno pareggiare i conti.
Cosa si aspettavano, che mandassero via potenziali consumatori?
Semplicemente queste sono elucubrazioni di chi sta chiuso dentro un ufficio a cercar di rimepire la giornata e non vive la vita del normale cittadino.
No, queste sono elucubrazioni di qualcuno che vorrebbe veder calare i contagi ESATTAMENTE per poter finalmente ritornare a frequentarli senza restrizioni, questi locali.