Un lettore ha trovato in una confezioni di carne di vitello un’etichetta con l’indicazione di origine non chiara. Di seguito pubblichiamo la lettera e la foto che abbiamo ricevuto e a seguire la risposta del gruppo Selex (di cui fa parte l’insegna Famila).
La lettera sulla carne di vitello
L’altro ieri ho fatto la spesa presso un supermercato Famila della mia città. Una volta a casa ho letto bene l’etichetta della carne, nella parte con le informazioni sull’origine. Non mi è chiara la parte dell’allevamento, in cui sono indicati due Paesi: Lituania e Italia? È corretto?
Di seguito la risposta della catena di supermercati.
Grazie per la domanda che indica attenzione al prodotto. Il vitello è nato in Lituania. Allevato come segue: svezzamento di circa 40 giorni in Lituania, crescita dal 40°esimo giorno entro gli 8 mesi (data massima per considerarsi Vitello) in Italia. Quindi l’allevamento avviene in 2 nazioni, Lituania e Italia, e per questo sono indicate entrambe.
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[sostieni]
La verità è che i vitelli vengono dalla Lituania perché la le condizioni sono a basso costo…dopo essere stati tolti subito dalle madri i vitelli per i primi mesi di vita vengono rinchiusi in un box poco più grande di loro, solo in seguito verranno trasferiti in recinti di gruppo, in questi stretti spazi il cucciolo non ha modo di muoversi e sviluppare muscoli, manifestando evidenti stati di stress riconducibili in continui movimenti stereotipati o giacendo fermi a terra. Il latte e l’erba che dovrebbero bere e brucare vengono sostituiti con un unico liquido composto da latte magro in polvere (prodotto di avanzo dell’industria casearia) integratori, farmaci e altre sostanze chimiche. Questa alimentazione volutamente priva di ferro è studiata in modo da ottenere una carne pallida, che invece normalmente in tutti i bovini è rossa, costringendo il vitello ad una costante condizione di stanchezza e malessere, dovuta ad una forte anemia.
Sarebbe meglio non mangiare vitelli invece di aver dubbi sull’etichetta.
Parole sante.
La bella storia di un vitellino qualunque.
Nasce da qualche parte in Lituania, subito svezzato in modo da non sprecare il prezioso latte materno, per 40 giorni rimane nei dintorni e poi bye bye, è già abbastanza grande da essere stipato per affrontare un viaggetto di appena 2000km verso l’Italia, dove con altri pari continua l’amorevole ingrassamento da qualche parte, per poi cresciutello ma non troppo, essere diligentemente condotto (in questo caso) alla Bencarni a Varese dove la sua infausta breve esistenza troverà epilogo.
A prescindere le considerazioni che si vogliono fare, mi sembra chiaro che il prezzo fa parte del gioco, ovvero, paghi poco hai poco”. E’ la medesima storia dello sfruttamento generale che si verifica per il mondo (donne, bambini, etc. etc.) anche questo caso evidenzia come del resto di queste cose non gli e ne importa niente a nessuno. La cosa importante che il prodotto sia edibile e costi poco, ma la qualità ? Su tutti i prodotti ed i materiali importati da tanti paesi ci sarebbe da dire, ma….. ci sappiamo solo lamentare…. I nostri allevamenti sono stati chiusi cosi come le nostre industrie e le fabbriche perchè mandano cattivi odori, inquinano, sono rumorose, etc. etc, quindi siamo costretti a importare dall’estero quello che avremmo potuto avere “fatto in casa” . Ma si, in fondo a noi cosa ce ne importa di come e chi le fa le cose all’estero… basta che costano poco…Saluti
signor Giovanni, da dove ha appreso che gli allevamenti in Italia sono stati chiusi? Magari, lo fossero stati! Avremmo eliminato la sofferenza di milioni di animali oltre che la possibilità di produzione di nuove pandemie all’uomo per “salto di specie”. Con il suo spensierato intervento, lei dà per scontato che l’uomo possa disporre della vita di milioni di animali senza accusare alcun senso di colpa.
L’industria della carne di animali diversi dall’uomo è prospera come non mai e non accusa cedimenti. Un recente articolo del FattoAlimentare segnalava un aumento del consumo di carne durante il periodo di Covid. È irrilevante se gli animali dei quali lei si nutre siano nati, allevati e macellati in questo o in un altro paese. Non cambia sostanzialmente né la qualità alimentare, né il grado di sofferenza dell’animale macellato. Spostare l’attenzione dei lettori su questioni di lana caprina di questo genere è come suggerire di guardare “il dito” del saggio puntato verso la luna.