Dopo circa due  decenni di onorata carriera, la piramide alimentare va in pensione. L’amministrazione Obama ha infatti presentato il nuovo simbolo della corretta alimentazione, frutto di un progetto iniziato alcuni mesi fa e tuttora in corso. Il nuovo logo non è, come alcuni avevano chiesto, l’ennesima revisione della piramide, ma ha le sembianze più familiari di un piatto suddiviso in quattro porzioni di colori diversi, che rappresentano la frutta, la verdura, le fibre e le proteine da assumere ogni giorno; accanto vi è poi un altro piccolo cerchio che illustra la quantità consigliata di latte e derivati, pari a circa un bicchiere di latte a basso contenuto di grassi o a un vasetto di yogurt.

La decisione di archiviare un simbolo che era ormai presente quasi ovunque sulle confezioni dei cibi americani, ma anche nelle scuole, nei luoghi di lavoro e così via, deriva dalle polemiche che la piramide stessa ha sempre suscitato, nonostante le sue evoluzioni. Secondo diversi nutrizionisti, infatti, osservandola era quasi impossibile avere un’idea chiara della quantità consigliata per le singole categorie di alimenti, così come era assai difficile distinguere tra cibi sani e cibi da evitare.

La prova della fondatezza di questa accusa – sempre secondo i sostenitori del cambiamento – risiederebbe in alcuni toalimentaresondaggi condotti negli ultimi anni, che avevano mostrato come molte persone, pur riconoscendo la piramide, non avessero idea di ciò che essa significasse veramente.

In realtà in origine essa rappresentava una gerarchia orizzontale di alimenti da assumere in quantità diverse: alla base, più larga, si trovavano i vegetali, le farine integrali, la frutta, mentre al vertice c’erano le carni e i derivati del latte, da consumare con moderazione. In seguito alle proteste dei produttori di carne e prodotti caseari, nel 1992 era arrivata una prima revisione, seguita poi, nel 2005, da una sostanziale riorganizzazione del logo, sfociata nell’attuale MyPyramid.

In MyPyramid la gerarchia originaria era stata ripristinata ma illustrata in modo differente, e cioè con sezioni che, partendo tutte dalla base, salivano verso il vertice seguendo linee verticali che individuavano spicchi di colore e ampiezza diversa, a seconda delle quantità consigliate; il tutto era spesso circondato da disegni di adulti e bambini che facevano sport, per ricordare l’importanza dell’attività fisica.

Ma circa un anno fa, nutrizionisti, esperti di salute pubblica, rappresentanti delle industrie alimentari e designer sono stati chiamati a discutere dell’efficacia della piramide e a proporre possibili alternative, anche per dare maggiore vigore a “Let’s Move”, la campagna contro l’obesità infantile guidata da Michelle Obama, di cui si è occupato anche Ilfattoalimentare.it.

Secondo il New York Times, che ha intervistato in forma anonima alcuni dei presenti a quelle riunioni, l’imperativo implicito era quello di non tornare alla piramide, sia pure rinnovata, ma di proporre qualcosa di nuovo, che inducesse il consumatore a prendere coscienza e a operare le proprie scelte alimentari con maggiore consapevolezza; di qui l’idea, vincente, di rappresentare un piatto da riempire almeno per metà con frutta e verdura.

Non tutti, però, si sono mostrati entusiasti: secondo alcuni il piatto ricorda un diagramma a torta, e il riferimento inconscio ai dolci sarebbe tutt’altro che positivo; secondo altri sembra una pizza tagliata a fette, fatto che ha suscitato le stesse perplessità della torta. Ma le critiche sono state in qualche modo messe a tacere dall’opinione di David Kessler, ex commissario della Food and Drug Administration, che ha dichiarato: «Il piatto rappresenta un deciso passo in avanti rispetto alla piramide, perché veicola il messaggio in maniera semplice, che tutti possono capire».

Il progetto è costato due milioni di dollari tra messa a punto del logo, focus group, creazione di un sito web, promozione del simbolo appena lanciata in grande stile e in programma per almeno un anno da adesso e campagne di informazione a tappeto. Basterà un disegno più semplice e accattivante per convincere finalmente gli americani – e non solo loro – a mangiare meno e meglio?

Agnese Codignola

foto: Phoros.com