L’acqua del rubinetto e quella minerale in bottiglia non sono uguali: differiscono in alcune caratteristiche e non tutti le conoscono. Ad esempio per eliminare la carica batterica e proteggere l’acqua durante il trasporto nelle tubature, è necessario aggiungere cloro (anche in quantità molto piccole, a volte), fatto poco gradito ai consumatori. Tuttavia, per eliminare l’odore, è sufficiente far riposare l’acqua in una caraffa per circa trenta di minuti. Per questo motivo l’Agenzia per la sicurezza alimentare francese (Anses), ha risposto ad alcune delle domande più frequenti dei consumatori, aiutando a distinguere un tipo dall’altro e utilizzare al meglio entrambe.
Quali sono le differenze?
L’acqua corrente è uno dei prodotti alimentari più controllati in assoluto. In Francia ogni persona ne consuma circa 150 litri al giorno (in Italia nel 2019 il valore era 214) tra cucina, igiene personale, della casa e della biancheria, e altri utilizzi. Proviene soprattutto da sorgenti sotterranee o da acque di superficie come laghi, bacini idrici e fiumi, e per lo più viene trattata nelle immediate vicinanze, allo scopo di rispettare una sessantina di parametri microbiologici, fisico-chimici, radiologici e organolettici fissati nelle apposite normative.
Al fine di eliminare la carica batterica e proteggere l’acqua durante il trasporto nelle tubature, è necessario aggiungere cloro (anche in quantità molto piccole, a volte), fatto poco gradito ai consumatori. Tuttavia, per eliminare l’odore, è sufficiente far riposare l’acqua in una caraffa per una trentina di minuti.
Le acque in bottiglia, minerali naturali o di sorgente, provengono solo da fonti sotterranee e devono essere naturalmente prive di contaminanti biologici perché non possono essere sottoposte ad alcun trattamento (per esempio con cloro).
Le acque minerali contengono appunto sali, a volte in concentrazioni superiori rispetto a quelle dell’acqua di rubinetto. In base alla loro composizione, alcune possono essere raccomandate per particolari condizioni, oppure avere effetti sulla salute. Per esempio, le acque solforose possono essere lassative, quelle con calcio migliorarne l’apporto giornaliero e così via. Per questo i limiti fissati per le acque in bottiglia sono a volte diversi da quelli stabiliti per l’acqua corrente, come accade per il fluoro, che in quest’ultima dev’essere più basso rispetto alle prime. Inoltre, sono stabiliti limiti specifici per le acque che recano la dicitura “adatta ai neonati”.
Quando fa molto caldo e la temperatura sale, si consiglia di bere acque minerali, soprattutto quelle che contengono bicarbonato di sodio, magnesio, potassio, perché reintegrano i sali persi con la sudorazione.
Quanta acqua si deve bere?
Il quantitativo medio raccomandato è di 1,5 litri al giorno, valore che può cambiare a seconda delle attività svolte e del clima. In generale si consiglia di bere ogni volta che si avverte lo stimolo della sete. Gli anziani, che sentono di meno lo stimolo, dovrebbero bere a intervalli regolari anche se non hanno sete. Alcune acque minerali ricche di sodio devono essere consumate con parsimonia e senza eccessi perché possono avere effetti negativi. Più in generale le acque minerali non dovrebbero essere consumate a scopo medicale senza una specifica indicazione. Talvolta possono portare a conseguenze negative, soprattutto se hanno un’elevata concentrazione di minerali e se sono l’unico tipo di acqua bevuta. Per esempio, oltre i 250 mg/litro, i sali di zolfo possono indurre diarrea.
Com’è opportuno conservare l’acqua?
Quelle in bottiglia non devono essere consumate oltre la data indicata e la conservazione ideale prevede di mantenerle in ambienti freschi, al riparo da fonti di calore e dai raggi solari, per esempio in una cantina. L’acqua corrente non andrebbe tenuta in bottiglie di plastica: meglio il vetro o l’acciaio inox, che non reagiscono con il cloro o con l’eventuale acidità naturale. Può essere conservata in frigo, meglio per non più di 24-48 ore. Quale che sia il contenitore, i materiali non sono mai del tutto inerti all’acqua. Ciò spiega perché i produttori siano obbligati a rispettare i limiti di migrazione dei materiali.
Come utilizzare correttamente borracce e bottiglie per limitare i rischi?
È indispensabile pulirle regolarmente con uno scovolino per evitare la formazione del biofilm batterico. È sconsigliato bere dalla bottiglia perché così facendo si possono trasferire dei batteri che nel tempo si possono moltiplicare.
Caraffe filtranti: un’alternativa alla bottiglia?
Più del 20% delle famiglie francesi ha una caraffa filtrante in casa, che serve per togliere l’odore di cloro, il calcare, il piombo e per eliminare eventuali residui di materiali organici. Nel suo rapporto del 2017 l’ANSES raccomandava di:
- rispettare scrupolosamente le indicazioni fornite dal rivenditore sulla pulizia e sui filtri;
- conservare la caraffa in frigo e consumare l’acqua entro poco tempo (l’intervallo ideale è di 24 ore dalla filtrazione) perché, una volta che il cloro è stato neutralizzato, teoricamente la proliferazione batterica può ricominciare.
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Giornalista scientifica
La differenza fondamentale però è che l’acqua di rete può subire trattamenti (spesso deve), mentre l’acqua in bottiglia va imbottigliata così come captata alla sorgente.
Poi ci sono gli obblighi di controllo e le modalità di imbottigliamento ma la storia diventa complessa e a voi piacciono le cose semplici.
E acqua !
Captata. Già.
Aggiungo che le regole dovrebbero essere conosciute oltre che rispettate. Il decreto legislativo 176 2011, agli art 8 e 9 definisce trattamenti e caratteristiche microbiologiche. Poi ognuno fa le scelte che preferisce, anche di moderare.
I parametri italiani mi pare siano più stringenti di quelli francesi, e in generale le acque in bottiglia vendute nelnostro paese sono oligominerali quindi il rischio di sovradosaggio di minerali è di fatto inesistente.
Quanto alle caraffe filtranti che sembrano piacere tanto ai francesi sono invece da sconsigliare in quanto oltre ad avere scarsi effetti diventano in breve tempo un allevamento di alghe e batteri e quindi peggiorano anziché migliorarla l’acqua del rubinetto.
Che tra l’altro viene clorata sempre meno, in favore di trattamenti che non lasciano retrogusti neppure di breve durata, come quello con l’ozono, e per eliminare l’eventuale odore di cloro basta metterla in frigo per il tempo di rinfrescarsi alla temperatura ottimale.
Francesco de Leonardis non vengono evidenziate perché sono nulle o irrilevanti. Si fanno anche molte analisi all’ultimo destinatario. Buongiorno.
Per quanto riguarda l’acqua in bottiglia non vengono considerate le modalità di stoccaggio e trasporto dei faldoni dalla sede industriale di imbottigliamento ai centri di raccolta per la grande e piccola distribuzione locale: non vengono evidenziate le conseguenze derivanti dall’esposizione delle bottiglie in plastica al sole o al freddo; la conseguente trasmigrazione delle microplastiche dal contenitore all’acqua stessa e quant’altro…..