Una dieta ricca di proteine, specie se di origine vegetale, è associata a una diminuzione del rischio di morte. Lo affermano i ricercatori di diverse università iraniane insieme ai colleghi della Chan School of Public Health di Harvard (Boston), che hanno condotto un’ampia metanalisi di quanto pubblicato negli ultimi trent’anni su un tema che, da sempre, divide (anche per gli esiti spesso contrastanti dei singoli studi, concentrati solo su una patologia o con evidenti limiti metodologici).
Come riferito sul British Medical Journal, in questo caso gli autori hanno preso in considerazione 31 studi, che hanno coinvolto oltre 715 mila persone seguite fino a 32 anni e durante i quali ci sono stati oltre 113 mila decessi. Tutte le ricerche erano incentrate sulle conseguenze della dieta sulla mortalità generale o correlate a malattie quali tumori, infarti e patologie cerebrovascolari.
Dopo aver verificato l’assenza di distorsioni statistiche, gli autori hanno esaminato la relazione tra le dosi medie di proteine assunte e la mortalità, tenendo presente che oltre 22 mila decessi sono avvenuti per tumori e quasi 16.500 per malattie cardiovascolari. Il risultato è stato che a un maggior apporto di proteine corrisponde un rischio di morte per tutte le cause inferiore, rispetto a quello che si vede con le dosi più basse. Inoltre, l’assunzione di proteine provenienti da fonti animali, comprese le carni, non sembra far risalire il rischio, mentre il consumo di proteine di origine vegetale apporterebbe un maggiore beneficio. Si associa a una riduzione della mortalità dell’8% in generale, e del 12% per quanto riguarda quella da malattie cardiovascolari. Ancora, nella dieta quotidiana, ogni aumento del 3% delle calorie derivanti da proteine vegetali corrisponde a un 5% di diminuzione del rischio generale di morte.
Secondo gli autori, è possibile che il beneficio apportato dalle proteine vegetali sia da ricondurre ad altre sostanze presenti negli alimenti di origine vegetale come gli antiossidanti, che esercitano effetti positivi sulla pressione del sangue, sul colesterolo, sulla glicemia, e che abbassano in generale il rischio di malattie quali il diabete, gli ictus, i tumori.
Come sempre, fanno notare gli autori, si tratta di studi che potrebbero avere ulteriori limitazioni statistiche e che riguardano solo popolazioni occidentali. Ma l’effetto resiste anche dopo le correzioni, ed è sempre visibile quando si tratta di analisi molto accurate che mettono in relazione il quantitativo di una certa classe di nutrienti con dati medici affidabili e derivanti osservazioni durate anni, come nelle ricerche considerate. Tutto ciò potrebbe portare a modificare le linee guida nutrizionali ufficiali, che negli ultimi anni hanno dato meno spazio alle proteine: ora potrebbero sottolinearne nuovamente l’importanza, spingendo soprattutto verso quelle di origine vegetale.
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Giornalista scientifica