Dalla spesa “bunker” al ritorno alla “nuova” normalità, Coop fotografa gli acquisti degli italiani nel corso delle varie fasi della pandemia. Nelle prime tre settimane di emergenza, infatti, i consumatori si sono buttati su quella che è stata definita la “spesa bunker”, che ha visto aumenti anche a tre cifre per alcuni prodotti base e a lunga conservazione e ancora superiori per disinfettanti (+500%) e articoli di settori come quello della salute, come i termometri (+285%). Nel comparto alimentare boom per farina e lievito (+120%), seguiti da carne in scatola (+65%), conserve di pomodoro (+57%) e pasta e riso (+50%).
Quando le acque hanno cominciato a calmarsi (da metà marzo a fine aprile), la spesa degli italiani in lockdown si è spostata sugli ingredienti per cucinare in casa pane, pasta e pizza, come ben sappiamo, con picchi di richieste incredibili per farina e lievito (+180% e +170%, rispettivamente). Nello stesso periodo si è verificato un grosso calo per le bevande dedicate agli sportivi (-55%), visto che le palestre erano chiuse e non si poteva nemmeno uscire per correre. Probabilmente a causa della tendenza generalizzata a fare spese più grandi, ma meno di frequente, durante la quarantena sono calate anche le vendite di pesce fresco (-8%), che però hanno invertito il segno non appena è iniziata la Fase 2. Nel mese di maggio gli acquisti di pesce fresco sono aumentati del 10%. Nello stesso periodo, come è facile immaginare, si sono ridimensionate le vendite dei prodotti a lunga conservazione che erano stati acquistati in quantità nelle settimane precedenti tra marzo e aprile.
Ma è tra i prodotti per la salute che sono stati registrati numeri da capogiro, con le mascherine che segnano un balzo del 5.000% rispetto all’anno precedente. Termometri e disinfettanti hanno continuato ad andare forte anche dopo le prime caotiche settimane di inizio emergenza, registrando rispettivamente aumenti del 130% e del 280% rispetto allo stesso periodo del 2019.
In questi mesi non sono cambiati solo i prodotti che abbiamo messo nel carrello, ma anche il nostro modo di fare la spesa. Sono state proprio le misure anti-contagio a obbligarci a cambiare le abitudini. Durante il lockdown sono calate le vendite per gli ipermercati (-11% a marzo-aprile, -8% a maggio), già in crisi prima della pandemia, soprattutto quelli posizionati al di fuori dei centri abitati e quindi irraggiungibili dai cittadini costretti per decreto a fare la spesa nel proprio comune e nel punto vendita più vicino. A guadagnarci sono stati i supermercati di medie dimensioni e i negozi di vicinato, che hanno visto aumentare le vendite rispettivamente del 16% e 25% tra marzo e aprile e del 12% e 14% nelle ultime settimane. Inoltre sono calati gli accessi, con una diminuzione del 40% degli scontrini battuti, a fronte di un aumento medio della spesa che è quasi raddoppiata rispetto ai mesi precedenti al lockdown.
Coop, dal canto suo, per affrontare il lockdown, oltre a mettere in sicurezza i punti vendita e fornire protezioni ai dipendenti, ha partecipato ad azioni di sostegno delle persone più fragili e in difficoltà, in collaborazione con Protezione civile, comuni e associazione di volontariato. Le iniziative più interessanti per i consumatori, però, sono state il blocco dei prezzi (fino alla fine di maggio) per 18 mila i prodotti a marchio Coop e non, e lo sconto del 10% sugli acquisti fatti con i buoni spesa emessi dallo stato per le famiglie in difficoltà.
Ora che è iniziata la Fase 2 continuano le iniziative a favore dei consumatori. Per prima cosa, ci sarà ancora il blocco dei prezzi fino al 30 settembre, ma “solo” per 2 mila referenze a marchio Coop. Inoltre, è stato creato un pacchetto speciale di 10 prodotti base a soli 10 euro, mentre ogni settimana ci saranno sconti su cinque freschi a rotazione, tutti provenienti dalle filiere Coop. Un’area, quella dei freschi e dei freschissimi, che ha un po’ sofferto durante la fase di lockdown quando la spesa si è concentrata sui prodotti a lunga conservazione.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.