Si chiama Tomato Vision ed è un’immersione nel mondo del pomodoro. Una piattaforma reale e virtuale, presentata nei giorni scorsi da Syngenta, realizzata su un’area di 14 mila metri quadrati in Olanda, a Maasland, per permettere ai visitatori di apprezzare gli 800 innovativi ibridi di pomodoro coltivati al suo interno, ma, anche, di essere parte attiva nella ricerca attraverso la rete.
La serra è infatti un acceleratore di ricerca, cioè un luogo in cui, in 27 km di canaline, si fanno continue sperimentazioni per cercare le varietà più idonee alle singole realtà globali in base alle esigenze del mercato, alle segnalazioni dei consumatori, dei rivenditori, di chi lavora il pomodoro per i più diversi scopi. Oltre a questo, però, è un luogo dove si studiano le tecnologie più moderne per ridurre l’impatto ambientale delle coltivazioni con e senza l’ausilio della luce artificiale, e dove si lavora per identificare le varietà che possono resistere in condizioni sfavorevoli quali, per esempio, la siccità o le temperature eccessive. Inoltre nella serra 1.500 metri quadrati sono aperti ai visitatori.
Fin qui la parte “reale”. Ma ciò che forse mancava a istallazioni analoghe è l’aspetto virtuale: Tomato Vision, che è stata presentata tramite un webinar per l’emergenza coronavirus, è infatti anche una piattaforma virtuale, grazie a una tecnologia chiamata Hololens, che consente l’accesso a distanza alle produzioni, oltre che a dati e ricerche di mercato in tempo reale.
Per questo Tomato Vision si candida a essere qualcosa di più rispetto a un classico centro di ricerca, come ha sottolineato Ruud Kaagman, capo dell’Unità Global Tomato Crop: “È una piattaforma tecnologica concepita come luogo di incontro tra il settore Ricerca & Sviluppo e la vendita, tra produttori e stakeholder di tutto il mondo, per mettere in connessione rapida e far dialogare tutta la filiera, al fine di sviluppare le varietà del futuro che rispondano alle esigenze del mercato in termini di resa, gusto, shelf life, aspetto, versatilità di utilizzo, differenziazione, situazioni di consumo, sostenibilità, salute e piacere”.
Questo modo di intendere il pomodoro del futuro è riassunto nello slogan di lancio: “Creiamo un pomodoro per ciascuno, oggi e domani”. Al di là dell’enfasi, le produzioni si stanno orientando in tutto il mondo verso una maggiore differenziazione, e un posto come Tomato Vision può favorire la nascita di numerose varietà adatte a singole nicchie di mercato e, al tempo stesso, più efficienti dal punto di vista ambientale.
Fonte immagini: Syngenta
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Giornalista scientifica
ma si tratta di selezioni secondo natura o di bioingegneria?
Penso che la natura in tutto ciò entri ben poco… bioingegneria, brevetti, marketing, profitto… mi sembrano termini più consoni 🙁
La bioingegneria non fa altro che accelerare alcuni passaggi: l’ibridazione naturale si muove a casaccio, e per ottenere il risultato voluto (ad esempio un pomodoro che resiste meglio alla siccità) possono occorrere anni (e costi altissimi) mentre intervenendo sui geni lo stesso risultato può richiedere un decimo del tempo e dei relativi costi.
Molti ancora credono alle favolette della “fragola-pesce” e del “pomodoro-pesce”, che non sono mai esistiti se non nella mente di un comico, e credono anche che il DNA animale e quello vegetale siano cose diverse, mentre sono un insieme di elementi identici “montati” in modo da avere risultati differenti (come con gli stessi mattoni e calce si può costruire una casa oppure un ponte).
E probabilmente ignorano che, ad esempio, noi umani abbiamo un 30% di geni ugali a quelli del lievito… eppure siamo piuttosto diversi dalle pizze e dalle pagnotte.
Forse (??) c’è stata una era terrestre iniziale in cui i mattoni della vita si attaccavano (a casaccio come facciamo adesso) in cerca di forme di vita stabili ma vorrei qui esprimere il mio disgusto per chi parla genetica ed epigenetica come se fosse un LEGO meccanicistico che ci fa risparmiare tempo e fatica , ci nutrirà anche se diventeremo molto più fitti e ripulirà l’ambiente progressivamente sempre più inquinate tale da renderlo un paradiso con tutta l’acqua pulita e l’ossigeno che servono.
Vorrei chiedere a tutti gli ottimisti di uscire dallo stato ipnotico in cui vagano , nella tecnica anche la più raffinata c’è soltanto l’eterno vizio sociale del rinvio , del posporre i problemi da affrontare ( giustizia sociale, sovrapopolazione e inquinamento ).
Il costante inganno sta nel ritenere con l’avanzare degli studi di essere sempre più vicino a CAPIRE e domare la condizione vitale globale, in realtà in questo ultimi 150 anni l’umanità ha sporcato irrimediabilmente la casa di tutte le specie viventi , e se esiste qualcosa che rigenera ancora qualcosa sono le buone antiche forze della natura , ma se continuiamo cosi non dureranno a lungo e ci restituiranno tutto ciò che abbiamo immesso.