Mentre tutto il mondo cerca di capire quale sia il test più affidabile per verificare se una persona sia o meno entrata in contatto con il Sars-CoV-2 e abbia o meno sviluppato un’immunità contro il coronavirus, la Food and Drug Administration inizia a indicare la strada, approvando il primo esame specifico che, in una ventina di minuti, può assicurare la risposta. Il test è stato autorizzato in situazioni di emergenza, in attesa di dati più consistenti, ma se dovessero arrivare conferme della sua efficacia potrebbe battere gli oltre 200 che l’agenzia sta valutando. L’analisi richiede un campione di plasma e riesce a individuare la presenza di due tipi di anticorpi: le IgM, che compaiono entro un paio di giorni dall’infezione, e le IgG, che restano molto più a lungo, per mesi o anni e, a volte, per tutta la vita. A metterlo a punto è stata l’azienda Cellex, che potrà fornirlo solo a laboratori autorizzati, almeno fino a quando non saranno date indicazioni diverse.
Tra quelli sotto indagine (per valutare un’eventuale estensione dell’impiego) c’è anche il VirScan, un test che riesce a individuare gli anticorpi, ma richiede una fase preparatoria più complessa. Sviluppato nel 2015 dai ricercatori del Howard Hughes Medical Institute di Boston, convalidato allora su oltre 500 pazienti, nella versione precedente la pandemia era già in grado di scovare oltre mille ceppi di virus diversi tra i quali quelli dell’HIV, dell’epatite e di Ebola. Ora a questi si aggiunge il coronavirus Sars-CoV-2.
Il principio è semplice: i ricercatori hanno sintetizzato migliaia di piccole porzioni di DNA che codificano per diversi frammenti e le hanno fatte esprimere in batteriofagi, virus che infettano batteri ma sono innocui per gli esseri umani. Quindi si mettono questi ultimi a contatto con una sola goccia di sangue del paziente. Se quest’ultima contiene gli anticorpi specifici ci sarà un legame con le proteine virali espresse dai batteriofagi, cioè un responso di positività.
Per ora il VirScan, che costa circa 25 dollari a test, è impiegato solo a scopi di ricerca. Per esempio, per verificare se un vaccino sperimentale induca o meno una risposta specifica e, se sì, quanto questa duri nel tempo. Oppure per controllare se la reazione immunitaria scatenata da un virus – è il caso, per esempio, del morbillo – interferisca con la risposta ad altre infezioni. O, ancora, se l’immunità contro altri coronavirus ha qualche ruolo nella Covid-19 e così via. Infine, testando più proteine di diversi virus allo stesso momento si può ricostruire tutta la storia virologica di una persona, evidenziando le infezioni che si sono contratte (talvolta senza sviluppare i sintomi). Se si riuscisse a produrne grandi quantità, potrebbe rientrare tra i prossimi approvati, visto che è facile da eseguire, sicuro e attendibile.
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Giornalista scientifica
Qualche inesattezza forse dovuta alla eccessiva semplificazione e rimaneggiamento di articolo apparso su diversi giornali qualche anno fa, per quanto riguarda Viruscan (SARS-CoV2 è un virus a RNA). Diffondere notizie che possono essere confuse con la COVID-19 può solo contribuire ad aumentare l’infodemia ed ad ingenerare confusione a chi non è del settore.
Inoltre mi risulta al momento che il test rapido Cellex sia stato “autorizzato” e non “approvato” dall’FDA
Gentile Vincenzo, il test Cellex, come si può leggere nell’articolo, “è stato autorizzato in situazioni di emergenza”. Per quanto riguarda invece il test VirScan, che per ora resta soltanto uno strumento di ricerca, come scrive sul suo sito il centro che l’ha sviluppato lo scorso 31 marzo 2020, il team di ricercatori “ha iniziato ad aggiungere Sars-CoV-2 alla libreria di VirScan a gennaio e ora ha completato, ma non ancora testato, l’aggiornamento del test”. La libreria di VirScan, inoltre, comprende anche HIV, che, come il Sars-CoV-2, è un virus a RNA. Il DNA di cui si parla nell’articolo è quello sintetizzato in laboratorio dai ricercatori per l’esecuzione del test.
Gentilissima Giulia, grazie per la conferma a quanto ho scritto, quindi alimentare aspettative su VirScan è del tutto immotivato, visto che, per altro, ha solo utilizzo epidemiologico. Chi legge l’articolo non comprende la differenza, visto che si mette anche il prezzo del test (riferito all’anno 2015) rispetto ai test approvati e sicuri per SARS-CoV2. Ha fatto bene a specificare che l’HIV è un virus a RNA, smentendo quanto scritto, a proposito del test, che si tratta di “ piccole porzioni di DNA” L’uso del test Cellex come ben sa è approvato EUA con tutti i limiti del caso, che ne fanno un test da impiegare in condizioni di emergenza, a scopi epidemiologici, e sopratutto, va valutato in un contesto specifico.