Due pubblicità dei prodotti Tisanoreica sono stati ritenuti ingannevoli dal Comitato di controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria per via del riferimento improprio all’emergenza coronavirus. L’ingiunzione datata del 27 marzo 2020, ha censurato uno spot trasmesso su La7 lo scorso 23 marzo 2020 e il video dal titolo inequivocabile “Coronavirus and Tisanoreica Diet” postato il 5 marzo 2020 sull’account Facebook di Gianluca Mech, l’ideatore del metodo Tisanoreica.
Le pubblicità di Tisanoreica
Secondo quanto riferisce lo Iap, entrambe le pubblicità “alludono all’attuale situazione di pandemia da coronavirus”. Nello spot si afferma che “in questo momento è fondamentale rinforzare le proprie difese immunitarie con Dolce Respiro … Potrai favorire il benessere delle prime vie respiratorie e stimolare le naturali difese dell’organismo”. Nel video su Facebook lo stesso Mech sostiene di utilizzare i prodotti Tisanoreica durante la stagione invernale “perché non voglio ammalarmi….Ve li consiglio sia come preventivo che poi se state male”, sottolineando anche la presenza di studi scientifici che dimostrerebbero l’“effetto anti infiammatorio” della dieta e un “giovamento per il sistema immunitario”.
Il parere dello IAP
Secondo il Comitato di controllo “entrambe le comunicazioni risultano inopportune e scorrette per l’evidente richiamo all’attuale situazione di emergenza sanitaria, che colpisce soprattutto proprio le vie respiratorie”. Lo Iap ritiene improprie alcune caratteristiche attribuite all’integratore Dolce Respiro, descritto come un prodotto “fondamentale” grazie alla capacità di “rinforzare le difese immunitarie”, che sarebbe garantita dalla presenza di echinacea, pino ed eucalipto nel prodotto.
L’Istituto ricorda che una dieta varia ed equilibrata apporta tutte le sostanze nutritive necessarie al buon funzionamento dell’organismo “e ciò esclude la necessità dell’integrazione proposta”. Inoltre, gli integratori alimentari possono solo contribuire alle normali funzioni del sistema immunitario “ma non certamente potenziarne le funzionalità, come il messaggio lascia invece intendere”.
Lo spot e il video sono stati ritenuti impropri perché ci potrebbe essere “il rischio di accreditare i prodotti pubblicizzati come strumenti di prevenzione, potendo abbassare, o orientare non correttamente, il senso di vigilanza da parte del pubblico”. L’Istituto rileva che il video su Facebook, pubblicato quando già era stata istituita la zona rossa in 11 comuni tra Lombardia e Veneto, si parla di “raffreddore da Coronavirus, perché tecnicamente è un raffreddore”: un’informazione scorretta dal punto di vista scientifico e fuorviante.
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