Cosa fanno le altre catene
Diversa la posizione alcune insegne del Mezzogiorno, tra cui Carrefour, Coop, Despar, Eurospar, Interspar e Famila, che hanno deciso di chiudere le prossime due domeniche. È probabile che oggi anche altre Regioni seguano l’esempio del Lazio. La catena di supermercati Coop oltre ad avere adottato barriere in plexigass alle casse per garantire la protezione dei clienti e dei lavoratori, non pone restrizioni ai prodotti esposti sugli scaffali. Anche se la sovrapposizione dei decreti e il succedersi di interpretazioni ministeriali discordanti hanno creato molta incertezza sulle merceologie che è possibile vendere, con richieste spesso diverse da zona a zona.
“A livello locale – precisa il presidente di Coop Italia Marco Pedroni – alla norma nazionale si sono sommati ulteriori provvedimenti da parte di Regioni, Comuni e prefetti che hanno determinato un quadro disomogeneo, difficilmente gestibile soprattutto da parte di catene che operano a livello nazionale. Caso per caso, stiamo provando a trovare con le autorità locali un punto di equilibrio e di buon senso fra l’osservanza di queste disposizioni e la necessità di garantire ai cittadini tutti i prodotti di prima utilità che possono servire loro, ben consapevoli del servizio essenziale che stiamo svolgendo. Nel merito – conclude Pedroni – chiediamo di poter assicurare gli acquisti di tutti i beni di largo e quotidiano consumo, che non sono solo quelli alimentari e di non complicare la vita ai punti di vendita con chiusure improvvisate di parti di corsie e scaffali. Sarebbe molto utile un provvedimento nazionale che chiarisca per tutti”.
Sono del parere che la riduzione di orario causi una concentrazione di persone che invece si vorrebbe e dovrebbe evitare. A Roma, ad esempio, la chiusura è per tutti alle 19 e i mercati rionali che prima aprivano alle sette ora aprono alle 8:30 alcuni con obbligo di mascherina. Ora, a parte obbligare i cittadini all’uso di un presidio che è introvabile e andrebbe fornito innanzitutto a chi è in rima linea a combattere l’epidemia, mi pare che, come in molti altri casi ed in special modo qui a Roma, si pensi di risolvere i problemi con rimedi di richiamo ma che poi possono rivelarsi un controsenso. Una tra tutti: Il bar tabacchi latteria vicino casa, può rimanere aperto solo per sigarette e gratta e vinci ma non per vendere il latte fresco, quello si, bene assolutamente primario! C’è proprio tutta questa urgenza di consentire alla gente di rovinarsi polmoni e coronarie in questo momento di drammatica emergenza sanitaria?
Ma scusate, i pannolini per bambini non li vendete??? Ma state scherzando??? È come non vendere carta igienica.. Ma siete fuori??