Per proteggere il cuore e il sistema cardiocircolatorio e allungare la vita c’è una soluzione che chiunque può mettere in pratica: ridurre il consumo di carni rosse e aumentare quello di proteine che arrivano dalle piante o dai prodotti caseari. Questo il consiglio che deriva da due grandi studi presentati al congresso dell’American Heart Association, svoltosi nei giorni scorsi.
Nel primo i ricercatori della Chan School of Public Health di Boston hanno analizzato le abitudini alimentari di oltre 37.000 americani dell’età media di 50 anni, in base ai dati della rilevazione National Health and Nutrition Examination Survey relativi al periodo 1999-2014, e il risultato è stato che chi consumava più verdure e latticini aveva una diminuzione del rischio di morte per qualunque causa del 27% e di quella per malattie cardiovascolari del 29% rispetto a chi consumava più carni rosse. Inoltre, sostituendo il 5% delle calorie giornaliere (passando cioè da quelle che arrivano da fonti animali, e in particolare da quelle delle carni lavorate, a quelle vegetali) si ha una riduzione del rischio di morte per qualunque causa, comprese quindi le malattie cardiovascolari, del 50%; se il rimpiazzo è del 2%, la diminuzione è del 32%.
Come hanno fatto notare gli autori, non si tratta solo di evitare le carni rosse e lavorate: molto dipende anche da che cosa prende il loro posto nella dieta quotidiana. Se si tratta di verdure e frutta e derivati del latte si assumono molte sostanze benefiche quali acidi grassi insaturi, minerali, antiossidanti, fibre, vitamine e altro.
Dello stesso segno è anche il secondo studio, condotto da un gruppo di ricerca dello stesso istituto, su oltre 43.000 uomini che avevano preso parte allo Harvard’s Health Professionals Follow-up Study. Le persone avevano risposto a un questionario sulla dieta che è stato proposto ogni quattro anni, a partire dal 1986 e fino al 2010.
Anche in questo caso, si è visto che sostituendo una porzione al giorno di carni rosse di qualunque tipo con legumi, alimenti integrali, noci e simili e derivati del latte, a parità di calorie, si aveva una riduzione del rischio di avere una malattia coronarica del 47%. Se la sostituzione era solo con noci e analoghi si aveva un calo del rischio di morte per le stesse patologie del 17%, mentre se era con cereali integrali il calo (sempre del rischio di morte) era del 48%.
In media, ogni americano mangia 3,5 porzioni di carne rossa ogni settimana e uno su tre la consumo ogni giorno. I dati dimostrano che correzioni non particolarmente onerose delle abitudini possono fare una grande differenza. In entrambi gli studi ci sono però limiti dovuti al tipo di analisi, perché le persone incluse sono troppo omogenee rispetto alla realtà e perché i tratta di studi basati su quanto riferiscono i partecipanti. Tuttavia l’entità del messaggio è tale che non sembrano esserci dubbi sui benefici – peraltro già emersi in molte altre ricerche degli ultimi anni – associati a una dieta con un ruolo limitato per le carni rosse, a favore di frutta, verdura, cereali integrali, prodotti derivati dal latte.
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Giornalista scientifica
Come al solito sono ricerche svolte negli Stati Uniti e quindi, secondo me, non hanno alcuna rilevanza per il consumatore italiano per tre motivi:
a) le carni rosse consumate negli USA sono molto differenti da quelle consumate in Italia, perchè utilizzano razze che forniscono una carne molto più grassa di quelle nostre.
b) i consumatori americani a differenza di quelli italiani non mangiano la carne cotta tal quale come noi, ma ci aggiungono quantità industriali di ogni tipo di salsa superprocessata, che è il vero pericolo.
c) I salumi (cioè la carne lavorata citata nell’articolo) consumati negli USA non hanno nulla a che vedere con i nostri prodotti tradizionali, tipo prosciutto crudo, che è coscia di suino con aggiunta di solo sale.
I salumi americani sono prodotti che hanno subito mille lavorazioni e se qualcuno li ha mangiati sa di cosa parlo. Solo a leggere gli ingredienti in etichetta si prende paura.
Con questo non voglio dire che non sia giusto ridurre il consumo di carna rossa, ma finchè non usciranno studi riferiti al consumo della carne in italia, sono studi che non hanno senso e non andrebbero neanche pubblicati.
E’ come se uno avesse confrontato il consumo di benzina di un’auto americana di trenta anni fa (le mastodontiche Chevrolet di 5 metri e passa) con quello di un’auto italiana dello stesso periodo (la Uno Fiat).
Ormai ci sono tante evidenze incontrovertibili che le carni, soprattutto se conservate, sono dannose. E’ inspiegabile che ci siano ancora tante persone che cercano mille scuse per contestare i risultati. Troverei più logico che le persone, che intendono continuare a consumare carne, dichiarassero che sono consapevoli del rischio ma che non intendono rinunciare al suo consumo. Sarebbe più onesto e meno fuorviante