C’è un’esperienza che, per quanto limitata nel tempo, è abbastanza illuminante sull’effetto della cosiddetta sugar tax: quella della contea di Cook, nell’Illinois. Lì infatti nel 2017, nel mese di agosto, è entrata in vigore una tassazione pari a un penny per oncia da applicare a tutte le bibite con zuccheri o dolcificanti aggiunti. Quattro mesi dopo, e cioè nel mese di novembre, in seguito a una votazione, la tassa è stata ritirata, e tutto è tornato come prima. I ricercatori dell’Università di Chicago hanno voluto vedere che cosa era successo in quel periodo di tempo, e hanno quindi verificato (con i codici a barre registrati) le vendite per quantità e volumi in tutti i supermercati e negozi, correggendo poi quanto ottenuto in base ai dati delle contee confinanti, dove si supponeva che gli abitanti di quella di Cook avrebbero potuto fare rifornimento.
Il risultato, pubblicato sugli Annals of Internal Medicine, ha mostrato una diminuzione media del 21% dei consumi, con grande variabilità per tipo di bibita e al netto degli aumenti delle zone limitrofe (il valore senza la correzione era del 27%). Il calcolo è stato fatto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e a quanto accaduto in contee, non immediatamente confinanti dove non erano state adottate tasse specifiche. In particolare, le vendite di bibite zuccherate sono diminuite del 32%, quelle di energy drink dell’11%. Per le bevande con dolcificanti il calo è stato del 37%.
Non solo: le vendite di bevande esenti da tasse non hanno avuto variazioni né nella contea di Cook né in quelle confinanti.
Secondo gli autori, l’aggravio fiscale è stato particolarmente efficace per bottiglie grandi di grandi dimensioni, perché oltre un certo aumento i clienti smettono di acquistare un prodotto e si orientano su altri.
Negli stessi giorni è stato pubblicato, sul Economics & Human Biology un altro studio, relativo alla città di Seattle, dove dal primo gennaio 2018 è in vigore una tassa da 1,75 centesimi per oncia, da applicare a tutte le bevande zuccherate o dolcificate che apportino almeno 40 calorie ogni 12 once (340 ml). Anche in questo caso la diminuzione è stata della stessa entità (22% nel primo anno), e ci sono state alcune similitudini come la penalizzazione delle confezioni più grandi rispetto a quelle più piccole (-32 e -10%). Sono state invece registrate due differenze: un aumento del 4% delle vendite di bevande non tassate e nessuna variazione nelle zone confinanti.
I dati confermano che la tassa funziona, ma dimostra che bisogna tenere conto di ogni realtà locale (zona densamente popolata, presenza di centri commerciali…) prima di fissare la tassa, per renderla più efficace.
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Giornalista scientifica