La pubblicità sul quotidiano la Repubblica di giovedì 21 giugno e anche sul Corriere della sera del multivitaminico “Integra minerali+vitamine” richiama l’attenzione con l’immagine di una giovane fanciulla che corre e per il messaggio abbinato abbastanza fantasioso. Si tratta di una scatola di compresse effervescenti “…al gusto di arance rosse… messe a punto da un team di farmacisti italiani… per fornire all’organismo vitamine, minerali a rapido assorbimento“.
La frase è forse strabiliante ma poco credibile. Per prima cosa il produttore dovrebbe essere in grado di dimostrare il “rapido assorbimento”, ma soprattutto, dovrà spiegare affermazioni come “… la carenza di questi fattori (vitamine e sali minerali) può arrivare fino a un -40%, a causa di squilibri alimentari, trattamento e cottura dei cibi… tanto che non sempre assumiamo con l’alimentazione, ciò di cui ogni giorno abbiamo bisogno per star bene”. Errori di grammatica a parte, c’è da chiedersi di quali carenze gravi e di quali squilibri si parla.
Siamo di fronte ad una pubblicità che suggerisce il mantenimento o miglioramento della salute legato al consumo di alcune compresse. Si tratta di diciture salutistiche (health claims), che dovrebbero rispondere a una serie di criteri generali e specifici stabiliti in Europa da oltre 6 anni. Ma purtroppo non è così.
La pubblicità di Integra, al di là delle affermazioni generiche, non precisa quali sono i vantaggi concreti correlati alle sostanze delle compresse effervescenti. Il messaggio è ben lontano dal rispondere ai requisiti d’informazione stabiliti agli articoli 3 e 5 del regolamento (CE) n. 1924/06. Per giunta queste pubblicità per legge dovrebbero riportare una frase dove si ricorda ai consumatori che una dieta varia ed equilibrata è in grado di fronteggiare tutte le esigenze nutritive senza dover ricorrere agli integratori.
È auspicabile al più presto un intervento efficace e rapido dello IAP (Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria) e dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust), per evitare che l’inganno prosegua.
Dario Dongo
e’ ormai così in tutto il mondo. Ti fan credere di avere qualcosa da curare, così compri le medicine.
Peggio ancora quando il consumatore medio, che non sa cosa è un dispositivo medico, spesso, secondo me, viene spinto all’acquisto di un integratore alimentare facendogli credere di acquistare un "farmaco". Mi spiego megio su questo video http://www.youtube.com/watch?v=gcKUCWcHxPI