Il clorpirifos e il suo metabolita principale, il clorpirifos-metile, dalla fine di gennaio 2020 non saranno più legali nell’Unione Europea. Così ha deciso lo Scopaff (Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi), riunito lo scorso 6 dicembre, a conclusione di una vicenda che, tra un rinvio e l’altro, va avanti da molti anni, tra numerose polemiche.
Il clorpirifos, commercializzato per la prima volta nel 1965 dalla Dow Chemicals (oggi Corteva dopo la fusione con DuPont), è un insetticida organofosfato, e il suo utilizzo, molto diffuso su frutta, verdura e cereali, è stato associato a danni allo sviluppo intellettivo dei bambini, all’autismo e a danni al sistema endocrino. Per questo da tempo le associazioni di consumatori, quelle ambientaliste e molti ricercatori ne chiedono il ritiro, supportati dal crescente numero di studi condotti sull’argomento. Nello scorso mese di agosto l’Efsa, rispondendo a una richiesta della Commissione, si è pronunciata sulla sostanza e, in seguito, anche sul suo principale metabolita, il clorpirifos-metile, concludendo che i dati indicano anche un potenziale danno al DNA, oltre agli effetti già noti, e che non ci sono quindi più le condizioni per prolungarne la licenza, come avvenuto finora.
Quest’ultima scade il prossimo 31 gennaio 2020, dopo due proroghe negli ultimi sei anni (nel 2013 e nel 2018), e sono previsti, come da prassi, tre mesi di tolleranza per permettere ai commercianti e agli agricoltori di terminare le scorte. I continui rinvii hanno irritato chi, come il Pesticide Action Network o PAN, ne ha chiesto il ritiro per anni, sottolineando che ciò viola il regolamento europeo 1107/2009 sui pesticidi, e ricordando come nel 2018 era stato pubblicato uno studio sul Journal of Environmental Health dal quale era emerso che i dossier consegnati alle autorità europee dalla Dow Chemicals nel 1998 e nel 1999 contenevano i dati che dimostravano la pericolosità di queste sostanze, ma le conclusioni erano state manipolate per nascondere i danni al neurosviluppo. Ma non ci sono mai state conseguenze legali.
Già 220 mila cittadini europei hanno firmato una petizione per il ritiro della sostanza, e 120 ONG hanno chiesto una revisione globale del regolamenti alla nuova Commissione. Sul fronte dei contrari al bando si sono invece schierati spesso i paesi mediterranei come Spagna e Italia, grandi utilizzatori di clorpirifos per gli agrumeti.
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Giornalista scientifica