Plastic tax: intervista a Gianpiero Calzolari presidente di Granarolo “Ridurre la plastica è una necessità. Ma il problema non si risolve in un giorno”
Plastic tax: intervista a Gianpiero Calzolari presidente di Granarolo “Ridurre la plastica è una necessità. Ma il problema non si risolve in un giorno”
Roberto La Pira 9 Novembre 2019“La riduzione della plastica è una necessità, basta guardare in quanto poco tempo si riempie il sacchetto di casa destinato alla raccolta differenziata”. Comincia così la chiacchierata con Gianpiero Calzolari presidente di Granarolo azienda che spende 67 milioni l’anno per acquistare 220 milioni di bottiglie in plastica e altri imballaggi in plastica. “Dopo il benessere animale che viene garantito selezionando le stalle, la riduzione dello spreco di latte, che stiamo portando avanti cercando di fare approvare una norma che liberalizza la data di scadenza del latte fresco, tra le nostre priorità c’è la riduzione della plastica. Il problema è complesso e purtroppo non può essere risolto con una semplice tassa di 1 euro al kg. Sarebbe troppo semplice. Noi ci lavoriamo da qualche anno e siamo riusciti a ridurre il peso delle bottiglie e introdurre nelle nostre bottiglie la plastica riciclata. Già ora il 25% degli imballaggi è ottenuto con materiale di recupero dei contenitori alimentari chiamato R Pet, e pensiamo di raggiungere il 50% nel 2021.
Ma esistono alternative?
Purtroppo oggi non ci sono alternative, in grado di migliorare la situazione ambientale in modo significativo. Noi usiamo anche il vetro, ma si tratta di una proposta di nicchia impossibile da estendere all’intero mercato. Va però detto che considerando l’intero ciclo di vita dei materiali, le bottiglie di vetro hanno un impatto in termini di CO2 eq, 7 volte superiore. L’alternativa della plastica biodegradabili è interessante, ma risulta impossibile da portare avanti oggi, perché il sistema di raccolta non è in grado di gestire il materiale. Durante l’Expo di Milano nel 2015 abbiamo presentato un prototipo di bottiglia fatta con la cassawa, una radice non edibile.
Il progetto ha registrato delle problematiche perché le aziende di raccolta dei rifiuti non sono in grado di separare le bottiglie dalle altre per cui alla fine il nuovo materiale compostabile viene considerato un elemento inquinante nel processo di riciclo, anche se conferito nell’umido. Lo stesso problema lo ha avuto Sant’Anna con le bottiglie di acqua minerale. Anche la distribuzione di latte crudo con bottiglie portate da casa è un’idea bella, ma impossibile da proporre al grande pubblico per i rischi igienici correlati”.
Cosa si può fare oggi per ridurre la quantità di plastica nel settore alimentare?
Il problema va condiviso e non si può pensare di penalizzare solo aziende produttrici e consumatori. La prima cosa è migliorare il sistema di raccolta, coinvolgendo anche le catene della grande distribuzione. Non bisogna inventare nulla di nuovo, si tratta di installare degli eco compattatori per bottiglie di Pet alimentare all’interno dei punti vendita come si fa in Germania o in Svezia. A fronte di ogni contenitore consegnato la macchina elargisce buoni spesa o riconosce una ricompensa in denaro. Il sistema è utilissimo perché in questo modo si seleziona solo la plastica alimentare e si salta un passaggio nella filiera molto importante, separando i contenitori per alimenti dagli imballaggi di plastica. Si può pensare anche ad un sistema di vuoto a rendere.
Ma è così gravoso pagare 1 €/kg come previsto dalla proposta di plastic tax?
Premesso che già paghiamo un contributo ai consorzi di recupero della plastica di 0,23 €/kg, secondo i nostri calcoli la plastic tax graverebbe su ogni litro di latte per circa 5 centesimi. Si tratta di un importo che verrebbe scaricato sul prezzo, con un’inevitabile riduzione delle vendite perché nessuna azienda si potrebbe totalmente far carico di una tassa così gravosa. Portare avanti progetti di riduzione della plastica è giusto, ma visto che sostituire la plastica delle bottiglie è molto difficile oggi, bisogna prevedere incentivi per le aziende virtuose che stanno modificando gli impianti e hanno già convertito le linee per usare plastica riciclata come prevede l’UE. Un altro elemento importante è dare alle aziende il tempo di convertire la produzione utilizzando materiali alternativi laddove esistano. In molti settori come quello delle vaschette per l’ortofrutta esistono già materiali compostabili, ed è ragionevole concedere 1-2 anni per la conversione affiancando comunque provvedimenti e incentivi.
Ma allora è solo una questione di tempo?
No. Un altro problema da risolvere riguarda la disponibilità di plastica riciclata ricavata dalle bottiglie il cosiddetto R Pet da utilizzare per quelle nuove. In Italia ne produciamo poco e dobbiamo importarlo. Si tratta di un paradosso visto che siamo i principali produttori di contenitori del continente e che l’UE prevede l’impiego di questo materiale nel 30% di tutti gli imballaggi entro il 2030.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Negli anni a cavallo del 2000 dopo aver già introdotto per primo il contenitore di PET nel settore del latte fresco e del microfiltrato nell’azienda lattiera allora leader , in collaborazione con il maggior produttore mondiale di PLA (polimero compostabile) a quel tempo in fase pilota, ed un produttore di impianti di iniezione e soffiaggio nazionale , riuscimmo ad ottenere una bottiglia in PLA uguale a quella in PET che non si ritenne possibile introdurre sul mercato a causa di un costo doppio della materia prima di packaging, neppure per un latte “premium” come il “Biologico”.
Seguì dopo qualche anno l’esperimento, poi rientrato, di Acqua Panna per l’infanzia.
Condivido pienamente quanto asserito da Giampiero Calzolari, e mi sorge spontanea la domanda da fare agli organi ministeriali ed agli attuali governanti: NON E’ IL CASO QUANDO SI PRENDONO DECISIONI QUALE QUELLA DI UNA TASSA DA BEN UN EURO /KG DI POLIMERO DESTINATO AGLI IMBALLAGGI DI SENTIRE (sistematicamente) IL PARERE PREVENTIVO, I PRO ED I CONTRO DELLE FILIERE COINVOLTE, senza cercar di mettere le bandierine di parte su provvedimenti fiscali , ma anche ideologici, che possano avere , come hanno, aspetti e risvolti anche molto negativi ? NON SI RISCHIEREBBE DI FAR DANNI E PERDITA DI CREDIBILITA’ , DEI QUALI NON ABBIAMO PROPRIO BISOGNO
Chiediamo ai produttori di plastica se dobbiamo usare la plastica?
La soluzione ce l’abbiamo da sempre ed è il vetro. Riutilizzabile “all’infinito”, disponibile, economico ( dato che si riusa ). I detrattori dicono che è pesante da trasportare ma questo solo perchè il sistema ha abituato a considerare normale consumare acqua, latte, succhi preparati anche a migliaia di chilometri di distanza.
Ancora oggi tantissimi ristoranti usano le bottigliette di plastica da mezzo litro mentre gli altri usano l’acqua dell’acquedotto, altra soluzione.
Eccetera eccetera. L’errore è cercare una soluzione con le stesse idee che hanno portato al disastro.
Caro Luca, sei troppo semplicione.
Per prima cosa l’articolo dice che il vetro ha un impatto di CO2 eq sette volte superiore.
Poi non esiste una risposta sul problema che vada bene per tutti. Io per esempio consumo in estate 3 litri di acqua minerale al giorno, d’inverno 2. Non posso usare l’acqua del rubinetto perchè mi provoca calcoli renali (già avuti e analizzati), non posso filtrarla perchè diventa troppo povera di sali, che poi mi toccherebbe integrare (a suon di euro e visite mediche, perchè da sola non posso determinare cosa e quanto). Ho trovato un’acqua minerale che ha le caratteristiche perfette per me e non intendo rinunciarvi.
Metta in conto che io ho quasi 72 anni de abito al 4° piano. Provi a pensare cosa vorrebbe dire per me trasportare l’acqua in bottiglie di vetro da 1 litro.
Io faccio la differenziata correttamente e se esistessero dei raccoglitori specifici per le bottiglie potrei differenziare al meglio. Lo farei anche senza avere di ritorno alcun abbuono.
Non capisco perchè in Italia ciò non si faccia e si ricorra sempre (come al solito) a soluzioni semplicistiche fatte di slogan che non risolvono proprio niente.
Cara Wanda, per una lunga serie di motivi (che le elenco puntualmente) non sono un semplicione. Non conosco il suo vissuto ma la invito ad aggiornarsi:
– l’impatto in CO2 del vetro calcola il maggior peso e quindi le maggiori emissioni del trasporto. è OVVIO che un’azienda non può permettersi di far passare che il miglior prodotto è quello più vicino al cliente finale in cui il problema del trasporto non si pone, anzi si risolve. Un’azienda come granarolo non può demolire la sua filiera perchè l’impatto sarebbe enorme ( come su ogni azienda sovradimensionata che cerca continuamente nuovi mercati fregandosene dell’impatto ambientale). Giusto sarebbe far impattare sui costi il trasporto in modo da indirizzare il consumatore sulla materia di provenienza più vicina, più ecocompatibile ed anche economica.
– il fatto che l’acqua con alto residuo fisso generi calcoli è una leggenda metropolitana. Nel SUO caso c’è una predisposizione probabilmente ma questo è un suo problema che non cambia minimamente il punto del discorso. L’acqua a elevato residuo fisso NON FA VENIRE I CALCOLI e la generalizzazione è una leggenda metropolitana usata per vendere acqua minerale in bottiglia. Così dice l’istituto superiore di sanità.
https://www.issalute.it/index.php/falsi-miti-e-bufale/l-alimentazione/915-l-acqua-del-rubinetto-fa-venire-i-calcoli.
MI sembrano idee un po confuse le sue. Fuor di polemica, forse dovrebbe cambiare medico e consulente degli impianti di filtraggio. Soprattutto alla sua età, condannarsi a trasportare casse d’acqua in quella quantità è ridicolo ed esistono soluzioni tecnologiche per OGNI tipo di necessità. Evidentemente non ha ancora trovato il professionista giusto visto che parla di quantità in modo approssimativo. Provi a partire dal link e dal sito che le ho linkato. Ribadisco, che l’acqua sia la causa dei calcoli è una leggenda metropolitana che ha colpiyo ( causa attività di lobby) anche un numero sterminato di medici. E, salvo rarissimi casi, l’acqua di rubinetto delle città italiane ( anche grandissime e “sospette”) è tra le migliori al mondo
– Riciclare non è la soluzione, è una panacea oggi necessaria per via dell’ubiquità della plastica. Al di là della presenza della plastica residua nell’ambiente, il grosso dell’inquinamento è generato da estrazione, trasporto e lavorazione delle materie prime E del riciclo della plastica stessa.
Non facciamo i giacobini partendo da presupposti di essere latori di verità assolute, asserendo che la plastica sarebbe il demonio e il vetro la panacea di tutto. Verifichiamo lo stato dell’arte di materie prime, manufatti e tecnologie di confezionamento , protezione e conservazione degli alimenti e le possibilità REALI di progresso e miglioramento possibile verso un sistema ecologicamente più adeguato. Ciò senza scossoni e danni . Dopotutto il vetro ha un impatto energetico enorme ( ad esempio ne può essere riciclato ottimamente non piu’ del 30%, solo separato per colore, pesa enormemente di più anche in distribuzione, e richiede sistemi di gestione molto onerosi) rispetto alla plastica non compostabile, che se ben gestita può facilmente rientrare nel ciclo di recupero energetico dei rifiuti indifferenziati ,che in presenza di plastica bruciano meglio, con minori fumi, al posto di nuovo petrolio. Abbiamo presente quante tecnologie in campo alimentare sono state rese possibili dall’utilizzo di vari polimeri?. Non si pensa invece (non solo alternativamente) ad una spinta educazione al riciclo dei manufatti in plastica con regole adeguate ed incentivi, che oltre a ridurre drasticamente il problema servirebbe anche ad una migliore educazione ecologica ed a comportamenti piu’ responsabili della nostra società capace di ridurre l’utilizzo dei materiali in termini qualitativi e quantitativi ?
> Mi dispiace, caro Foltran,la sua affermazione (non si chieda ai produttori di plastica se dobbiamo utilizzarla) risulta quantomeno “banale” e dissacrante. Non si può semplificare il tema in questo modo.
Glielo dice chi ha lavorato per tanti anni in veste di responsabile di Qualità e Packaging con il vetro e poi anche con i contenitori di plastica e compositi semplici e sofisticati, lungo un lungo percorso di progresso tecnologico , anche nel vetro, teso alla massima riduzione possibile (anche in termini di costo).
Ascoltate bene:la plastica ha distrutto la terra(punto).Bisogna eliminarla (punto) Senza se e senza ma. La terra è di tutti non solo dei produttori avidi, ipocriti, falsi menefreghisti ecc.ecc. Cercate di rispettare l’ambiente e gli esseri umani e SMETTETELA di frignare come i bambini dell’asilo. Non abbiamo un’altro pianeta dove andare.
Nel petrolchimico di Ferrara (che ha un centro di ricerca importante) si sta sperimentando un nuovo sistema di riciclo della plastica, che consiste nel disgregare le molecole fino a polverizzarla, poi le molecole si ricompongono e si dà vita a nuova plastica. E’ una cosa molto interessante. Però presuppone una raccolta differenziata precisa, separando quella idonea dal resto, che peraltro spesso viene bruciato nei termovalorizzatori (dove esistono), quando non finisce in discarica come “regalino” per le generazioni future.
Sottoscrivo pienamente quanto dichiarato dal signor Luca , e poi possibile che solo quando si tocca il portafoglio dell’industria e c. sorgano i problemi?
Il problema è noto da un pò di anni ma solo ora insorgono gli esperti ” così non si risolvono i problemi , ce la stiamo mettendo tutta ma ci vorranno anni , incentivi , il fuoco purificatore ecc.ecc”.
Facilissimo accampare semplicismo degli oppositori allo status quo, problemi di sicurezza, filiere non adeguate ai compiti.
Io per l’acqua potabile utilizzo l’acquedotto , potrei anche usare l’acqua del sindaco volendo , e mi servo di 2 caraffe di vetro che uso già da più di dieci anni, qual’è il raffronto in valori di co2 tra 2 caraffe di vetro e 3.650 bottiglie di plastica?
In realtà ogni segmento di produzione , distribuzione e vendita agisce per proprie convenienze e quando qualcuno li rimprovera allora si schermano dietro la salvaguardia dei consumatori.
Guardi che l’industria da lei tanto deprecata è quella che dà da lavorare alla gente. Credo che neppure lei sarebbe contento di tornare a fare il pastore sui monti. Meno fanatismo e più riflessione non guasterebbe.
E poi il suo caso personale non si può generalizzare.
Guardi, capisco che a 72 anni ci si possa permettere il lusso di non interessarsi del futuro ma le aziende che inquinano e uccidono non solo animali ma anche persone non possono essere scusate solo perché “danno lavoro”. Il caso ILVA è molto fresco, non serve andare lontano. Basta guardare le statistiche sulla salute della città di Taranto. Ma tanto da lavoro, giusto? Lavoro che tra l’altro oggi non è raro come nel dopoguerra che immagino lei ricordi bene.
La mentalità d’altri tempi è dura a morire e purtroppo troppe volte in Italia si fanno le cose ignorando i giovani che non votano per favorire pensionati che di lungimirante hanno ben poco.
L’invito alla riflessione lo rigiro a lei ma la invito, nuovamente, a salire ad un livello di realtà superiore al solito provincialismo.
Attenzione ad eleggere la grande distribuzione organizzata a stella polare della società, lo spiego con un esempio che conosco bene: l’azienda dove lavoravo conservava e maturava banane, un cartone da 20 kg contiene circa 120 banane ma per i supermercati non era abbastanza espressivo della personalità del punto vendita e allora gran parte del prodotto doveva essere messo in vassoi da 4 frutti cadauno.
Risultato finale 30 vassoi di polistirolo , 30 fazzoletti di film trasparente , 30 etichette , la necessità di costose attrezzature meccaniche e personale per il confezionamento , senza contare che il frutto è di tipo molto delicato e come dicevamo noi ognuno che lo maneggia lascia la sua impronta e occupavano il doppio dello spazio sul camion.
Mi si spieghi che logica è questa tenendo anche conto che la merce danneggiata sfusa o confezionata veniva comunque resa come non conforme.
Ribadisco senza polemizzare oltre , usiamo la ragione partendo dalla situazione attuale senza proporre di tornare di colpo indietro di diverse decine d’anni come non fosse successo niente: non si possono dare soluzioni semplicistiche ed immediate a problemi complessi.
Giacobinismo saccente e fanatismo talebano protervamente ignorante sono due facce estreme ( e più che mai attuali) ma convergenti della stessa medaglia.
Ben venga razionale disamina dei problemi e delle possibili soluzioni, ma in certi settori si è superata la decenza e si procede incuranti delle gravi conseguenze a livello globale.
La plastica ne è l’esempio più clamoroso: ottima per l’aumento dell’igiene e della shelf-life dei prodotti , ottima per il contenimento di pesi e costi del confezionamento, ma palesemente un flagello ambientale che non si risolve con semplici propositi di buona educazione civica, per quanto auspicabili e urgenti nell’italietta incivile e furbetta.
Ben venga allora una tassazione che ne disincentivi il vorticoso e a volte superfluo aumento dei consumi, malgrado le prevedibili e scontate lamentele non tanto dei fabbricanti quanto del popolo bue, abituato a farsi i cavoli propri e scaricare i problemi e le colpe “sull’artri” e soprattutto sullo “Stato” nella concezione più diffusa di RE assoluto e ricchissimo da spremere e imbrogliare furbescamente.
Quando si paga personalmente i capricci e le cattive abitudini si riducono velocemente: nel mio condominio di Roma i riscaldamenti andavano a palla anche quando si cominciava a fare il bagno al mare malgrado il dichiarato spirito ecologico di giacobini da una parte e talebani confessionali dall’altra accomunati dal farsi i cavoli propri e, ovviamente, dalla relativa invettiva contro i “Polidigi”, rei dei cambiamenti climatici (Signora mia!!!). Grazie all’obbligo dei contabilizzatori e relativi pagamenti a consumo personale (e non a spese dell’artri) lo spreco di metano e il folle e inutile inquinamento si è più che dimezzato. Da un anno all’altro.
SEMPLICE ! Far pagare gli inutili fanatismi e rapidamente tutto si razionalizza.
Tra poco questo articolo e relativi commenti passerà nel limbo quindi ci tengo a ribadire che tassare la plastica più inquinante per me è sacrosanto , il sig.Calzolari sa fare benissimo il suo lavoro ma il suo parere diciamo che difetta per grave conflitto di interesse, il suo parere vale quanto e più di quello di milioni di persone come me ma non mi convince.
Il problema della plastica che ci ritroviamo pure nell’intestino è storia vecchia di moltissimi anni, in tanti circoli importanti cadono soltanto ora dal pero per non dover dire che riguardo all’ inquinamento nella politica si è sempre ascoltato solo il parere dell’industria , dei manufatturieri nel silenzio disinteressato degli utilizzatori finali incantati dalla leggerezza e praticità dell’imballaggio.
Ora è paradossale che tra le righe chi ha sempre dettato legge ponga la scelta tra lavoro e inquinamento, e ancora più incredibile che coloro i quali subiscono una situazione pericolosa implorino i responsabili del problema di continuare a farlo per poter lavorare, segno di disinteresse dello stato , della politica e degli imprenditori e anche nostro.
Per chi non se ne fosse accorto le cose cambiano anno dopo anno, i prezzi delle materie prime variano e quindi un importo di 5 centesimi su una bottiglia non può essere sventolato come un rischio di perdite ineluttabili, si … sappiamo che sono tutti impiccati con la concorrenza ma credo ci debba essere un minimo di decenza nel parlare a questi livelli.
Non so che fine farà la tassa predetta che ha generato articolo e commenti visto che non ha santi in paradiso, si sentono voci di riduzione, rimodulazione, proroga (?) vedremo come finirà ma a me interessa di vedere nel prossimo futuro quanta innovazione si farà, ovviamente sempre a carico nostro tramite incentivi, si deve sempre dire meglio tardi che mai anche quando ci si trova in colpevole ritardo.
Mi rimarrebbe qualche battuta da dire sull’acqua ma verrebbe censurata sicuramente, ancora una volta sono d’accordo con il signor Luca.
Per fortuna ci sono i commenti di Pinelli, Wanda e Costante che da esperti fanno da contrappunto agli altri commenti privi di qualsiasi senso ma soprattutto di conoscenza del problema, che è complesso ed articolato.
Confondiamo l’ecologia e la difesa del pianeta, che è un argomento articolato e complesso gestito su più livelli, con la guerra alla plastica
Infatti anche gli ambientalisti esperti non demonizzano la plastica, ma la gestione della stessa.
I polimeri di plastica semplice o anche poliaccopiata hanno salvato il pianeta e aumentato il progresso.
Confondiamo le abitudini, la cattiva educazione e la gestione dei materiali, con la demonizzazione dei materiali stessi, senza sapere come stanno le cose.
Il ciclo e riciclo della plastica in Italia sta adesso avendo una spinta interessante e innovativa, che va incentivata e non tassata.
Esempio: riciclo meccanico, pirolisi, riciclo chimico e anche perchè no la termovalorizzazione, lo studio di altri materiali, l’eliminazione degli imballaggi eccessivi.
La plastica è un materiale virtuoso ed ecologico che si presta a mille usi e RI-USI.
Attenzione anche ai Bio polimeri, non facciamoci ingannare. Sono di complessa gestione negli impianti e se gettati nell’ambiente creano grossi problemi
Tutti dobbiamo fare la nostra parte
Gestire è la soluzione.
Mentre noi (una piccola quota percentuale di una grande massa disinteressata) discutiamo, il mercato e l’industria vanno avanti come prima, con qualche operazione più o meno di green washing, più o meno di sostanza.
Passano gli anni e ora non abbiamo veramente più tempo.
Chi ha stabilito che l’industria che produce e distribuisce il bene (o il servizio) dentro imballaggi di plastica NON debba interessarsi di chiudere il ciclo e ne scarichi invece i costi sulla collettività?
E’ stato un passaggio storico significativo di cui hanno goduto le imprese e forse in parte anche i consumatori.
Quando il latte era distribuito in vetro porta a porta, le aziende si occupavano dell’intero ciclo, ne sostenevano i costi e forse il latte costava di più ma rifiuti non ce n’erano. Quando l’industria si è mossa in massa e rapidamente verso gli imballi a perdere ha ridotto i costi, aumentato i profitti (chissà se ha anche ridotto i prezzi) e scaricato su un soggetto senza volto costi e problemi della gestione dei rifiuti.
Ecco cosa sono le eco-tasse sulla plastica: un tentativo, che a me pare sensato, di internalizzare di nuovo nel prodotto i costi della gestione del ciclo, in modo che sia il soggetto più forte della filiera ad attivarsi per trovare soluzioni. Soggetto che si lamenta, rimanda, afferma che il problema richiede tempo, attiva il ricatto occupazionale eccetera eccetera. Granarolo (Gruppo serissimo e valido peraltro) dichiara per esempio 17 milioni di utile netto dopo le tasse https://www.gruppogranarolo.it/finance/i-dati-finanziari; davvero non può rinunciare anche a 1 di quei 17 milioni per gestire una filiera basata ad esempio sul vetro e sul riutilizzo degli imballaggi? Per fare qualcosa di veramente utile per, scusate la retorica, l’umanità e il pianeta?
Smettete di litigare, davvero.
Cercherò di essere rapido e diretto riguardo ad un commento , siamo d’accordo o no che esiste un problema tra plastica e ambiente?
In ambito medico quando c’è un problema il primo passo verso la guarigione è ammetterlo altrimenti non ci sarà mai nessun progresso.
Io non sono un “esperto” e non posso disquisire su dettagli tecnici importanti ma sono perito chimico , ho visitato in cerca di lavoro diversi inferni del petrolchimico tra Ravenna e Porto Marghera anche se poi per vivere ho fatto altro e intrattengo rapporti di amicizia e scambio culturale con persone dell’ambiente e nessuno può pensare di farmi fesso con definizioni varie.
Il mare poi è ancora più ignorante e tritura finemente ogni materiale plastico miracoloso di qualsiasi tipo e ce li restituisce nel cibo, vi risulta o no?
Caro Gianni
certo che esistono i problemi
ma i problemi vanno gestiti
Perchè il problema del vetro è meno sentito ?
Perchè il problema della carta e meno sentito ?
Ti ricordo che sono decine e decine di anni (mi ricordo a scuola da bambini negli anni 70) che si è cercato di recuperare la carta e il vertro.
Anche io con stupore ho scoperto che sulla plastica siamo in ritardo e stiamo cercando di recuperare.
Per quanto riguarda l’impatto ambientale ricordiamoci che se nel mondo non esistesse la plastica nell’ambiente ci sarebbe altro non meno inquinate. E’ anche questione di cattive abitudini.
Esempio se tutti gli imballaggi fossero in vetro i maleducati butterebbero il vetro,
se ci fosse solo carta saremmo invasi dalla carta.
I biopolimeri tanto declamati sono additivati e colorati fanno fatica a degradarsi nell’ambiente.
Per esempio creano un coating (pellicola) sulla barriera corallina
Inoltre per fabbricare biopolimeri si devono usare materie prime normalmente di uso alimentare.
Inoltre sono di difficile gestione nei bio digestori.
Come vedi i problemi sono complessi e non si risolvono solo parlando di plastica ma sarebbe meglio parlare di ambiente
Quanto detto nell’ultimo commento è verità e la non gestione del rifiuto declinato in tutte le sue forme è una parte fondamentale dei problemi e con l’aumento della popolazione aumenta in maniera solidale il problema rifiuti di qualsiasi genere .
Cerco di spiegare il mio punto di vista , è vero che sia carta che vetro , legno, plastica o altro più ne usiamo e maggiori sono i problemi , ma nel mio mondo i materiali sono molto diversi e mi fanno pensare che l’impatto del rifiuto nell’ambiente intero sia molto diverso.
L’origine del vetro risale ad alcune migliaia di anni fa , è stato sempre usato , certo non ai livelli attuali ma a occhio e croce è praticamente eterno , si trovano tuttora navi affondate da secoli con contenitori di liquidi , vetro o coccio ancora intatti e funzionanti.
Non è semplicissimo da produrre , è pesante e ha una sua fragilità intrinseca rispetto agli urti e quindi il mondo globale che vuole trasportare le merci in lungo e in largo non può accettare di pagare per un imballaggio pesante , quando invece il suo scopo è comprare una cosa dove costa meno e venderla dove si realizza di più senza preoccuparsi delle migliaia di km percorse.
Per questo le plastiche nate poco più di un secolo fa sono state sponsonsorizzate vivamente , èson leggere e resistenti , l’ideale per una parte del lavoro ma è ideale soprattutto per il modo attuale di produrre e consumare.
Come detto giustamente i maleducati incivili abbandonano sia il vetro che la plastica indifferentemente ma per me il concetto usa e getta nasce e cresce con la plastica. Nella mia infanzia ogni bottiglia di vetro , ogni contenitore di coccio o metallo era trattato con cura per durare per sempre , poi qualcosa è cambiato.
Ora viene il ragionamento , se in un secolo dobbiamo constatare plastica sminuzzata in terra ( fin sull’Everest ) in acqua di fiumi e mari , nel cibo che mangiamo e nelle feci che espelliamo io mi aspetto un ripensamento da qualcuno e una corsa a indagare e stabilire scientificamente ( la parola scienza è molto inflazionata ma sembra sia indispensabile utilizzarla ) velocemente quale pericolo corriamo , non mi basta il detto che quello che non ammazza ingrassa.
L’alternativa migliore io non la conosco al di là dell’usare bene dall’inizio alla fine tutto quello che tocco , ma se so che lungo una via c’è una voragine certamente cambierò strada per cercare di andare a destinazione.
Tutti quanti noi dalla persona più importante a quella meno importante stiamo difettando gravemente nella visione del futuro , e pagheremo un prezzo.Cordialmente.