Il 10 settembre è stato pubblicato il resoconto annuale del Sistema europeo di allerta rapido su alimenti, mangimi e materiali a contatto con gli alimenti (Rapid Alert System for Food and Feed, Rasff). Il numero complessivo delle notifiche, 7840 nel 2009, ha confermato la tendenza a crescere (+11,6% rispetto al 2008). Tuttavia, solo 557 sono state le notifiche di allerta in senso stretto.

I commenti del commissario per la salute e i consumatori, il maltese John Dalli, sono positivi: «Non possiamo riposare sugli allori quando si tratta di sicurezza alimentare, ma il 2009 è il primo anno [il sistema è operativo sin dal 1979, ndr] senza incidenti significativi. L’elevato numero di notifiche mostra che gli Stati membri sono effettivamente impegnati a cooperare anche al di fuori dei loro confini nazionali per garantire un elevato livello di sicurezza degli alimenti nell’intera UE. I dati mostrano inoltre che gli Stati membri stanno trasmettendo più notifiche di “follow-up”, così da fornire agli altri Paesi, anche extra-europei, le informazioni necessarie per intervenire subito e proteggere i loro consumatori».  

Il Sistema di allerta, di cui fanno parte i 27 Stati membri UE oltre a Norvegia, Liechtenstein, Islanda e Svizzera (dal 2009, solo per i prodotti d’origine animale), è operativo 24 ore su 24 per garantire la tempestività di circolazione delle notifiche urgenti, e delle azioni correttive.

Tra le novità del 2009, il varo di un nuovo portale web, e il collegamento di oltre 60 Paesi alla “Rasff Window”, una nuova piattaforma online con la quale la Commissione mira a promuovere lo sviluppo di sistemi sinergici di garanzia e di allerta sulla sicurezza alimentare.

Ecco i dati più interessanti che emergono dal rapporto annuale 2009.

– Il 45 per cento delle notifiche riguarda prodotti respinti alle dogane UE perché considerati non sicuri (nel 38 per cento dei casi a causa di micotossine). In questi casi, la Commissione informa il Paese terzo interessato attraverso la piattaforma “Rasff Window” per prevenire il ripetersi del problema.

Se l’evento è grave e già accaduto, la Commissione invia una lettera alle autorità del Paese perché attivino le necessarie misure correttive (per esempio. il divieto di export per gli stabilimenti a rischio, revisione delle autorizzazioni, intensificazione dei controlli). Nei casi estremi, è la Commissione ad adottare apposite misure di salvaguardia.

– Due notifiche di allerta su tre riguardano prodotti di origine europea. Le notifiche di allerta si riferiscono a seri rischi di sicurezza per la salute del consumatore, sono relative ad alimenti che si trovano ancora sul mercato e perciò è necessario l’intervento immediato delle autorità. Tra i rischi più diffusi, la presenza di microrganismi patogeni, allergeni non dichiarati in etichetta (un fenomeno in aumento, con 127 casi), metalli pesanti e micotossine.

– Due notifiche di informazione su tre riguardano a merci di provenienza extra-UE (61 per cento). Le notifiche di informazione non richiedono l’intervento delle autorità, perché segnalano solo ipotesi di rischio non più attuale (per esempio prodotti ritirati dal commercio prima di raggiungere gli scaffali) o di rischio non grave. Le situazioni più segnalate sono microorganismi patogeni, tracce di Ogm non autorizzati in alimenti o mangimi (143 notifiche), residui di metalli e antiparassitari.

L’Italia rimane ai primi posti per il numero delle notifiche di allerta (76) e di informazione (204), come pure per i respingimenti alle frontiere (192).

Dario Dongo

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