Sappiamo che in varie regioni italiane, soprattutto del nord, si fa la raccolta differenziata dei rifiuti in modo preciso, puntuale e controllato. Sappiamo anche che nelle regioni più virtuose si è trovato il modo meno inquinante per smaltire i rifiuti raccolti, spesso trasformandoli e traendo profitto dalla loro trasformazione.
Pongo a voi una domanda, con ogni probabilità assai banale, per non dire sciocca: per quale ragione non si obbligano i cittadini italiani a differenziare i loro rifiuti allo stesso modo, da Capo Passero fin nel comune più settentrionale d’Italia? Perché i rifiuti non si trattano allo stesso modo da nord a sud? Perché dalla loro trasformazione non si possono trarre ovunque gli stessi vantaggi? Perché nelle diverse città devono esserci differenti metodi di raccolta? Perché a Roma si può conferire tutti i tipi di rifiuti in qualsiasi momento del giorno e della notte, mentre in altre città l’umido si può gettare solo il lunedì e il venerdì con le conseguenze che ben immaginiamo in termini di cattivi odori ? E, infine, perché le a Rai non rende un “servizio pubblico” ai cittadini facendo un ciclo di trasmissioni con l’intento di educare la popolazione a smaltire in modo corrretto e “uguale” su tutto il territorio nazionale?
Lo so, avevo detto che avrei fatto una domanda è, invece, ne ho fatto più di una e tutte sciocche ma, se qualcuno può, mi si cominci a dare almeno una risposta. E non banale.
Maria Giuliana
La lettera della nostra lettrice offre interessanti spunti di riflessione su raccolta differenziata e riciclo. Bisogna ricordare però che i metodi sono diversi da città a città, perché ogni comune (o gruppo di comuni) si appoggia a un centro di raccolta con un sistema di riciclo industriale diverso. A parte la carta e il vetro che sono facili da separare e vengono lavorati in appositi centri, negli altri casi non c’è uniformità di trattamento.
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Le osservazioni della lettrice raccontano una verità assoluta ed evidente a tutti, tranne forse a chi avrebbe il dovere (e l’obbligo) di fare di più per incentivare la raccolta differenziata. Aggiungerei anche il fatto che i colori identificativi dei bidoni/cestini non siano uguali per tutti o, meglio, dovrebbero esserlo, (vedi direttiva europea tipo UNI 840-1:2013) ma poi ogni comune fa come gli pare. Serve, quindi, una regia nazionale univoca che tracci la rotta, senza anarchia a seconda della località. Vedi: https://paoblog.net/2016/08/29/rifiuti-71/
Sappiamo che in varie regioni italiane, soprattutto del nord, si fa la raccolta differenziata dei rifiuti in modo preciso, puntuale e controllato. Sappiamo anche che nelle regioni più virtuose si è trovato il modo meno inquinante per smaltire i rifiuti raccolti, spesso trasformandoli e traendo profitto dalla loro trasformazione…..ma dove??? a me non risulta, se non in qualche piccolo sparuto comune dove le cose sono più facili.
La pianura padana è piena di inceneritori.
Condivido pienamente tutti i punti elencati dalla lettrice che meriterebbe un encomio, altro che domande sciocche! La raccolta differenziata da cui dipende la nostra sostenibilità ambientale dovrebbe essere fatta molto meglio anche applicando degli standard nazionali ed europei. L’Unione Europea invece di discutere spesso di cose inutili ha mai proposto di standardizzare i colori ed i metodi della differenziata? Sarebbe molto utile se la RAI e soprattutto il nostro Ministero dell’Ambiente facessero degli spot progresso per educare la popolazione a riciclare correttamente. In base alla mia esperienza di vita testimonio che a Lecce, dove vivo, viene effettuata la raccolta differenziata porta a porta abbastanza bene, ma ci sono spesso casi di persone che non capiscono l’importanza di riciclare correttamente e pertanto fanno più danni quando mischiano materiali diversi. Inoltre la differenza che notavo con Milano dove mi reco per lavoro. A Lecce VETRO e METALLI raccolti insieme in mastelli VERDI, mentre a Milano PLASTICA e METALLI raccolti insieme in buste GIALLE. Avere degli standard semplificherebbe la vita a tutti i cittadini italiani ed anche europei. Il nostro Ministro dell’Ambiente e soprattutto l’Unione Europea cosa stanno facendo al riguardo?
Le domande della lettrice sono assolutamente pertinenti. Vivo a Magenta, piccolo comune, ma anche qui non spiegano come è l’iter del riciclo, in modo particolare quello della plastica.
Giustissimo che la Rai facesse degli spot/programmi attinenti e che l’UE avviasse un percorso che uniformi i colori dei sacchi dei rifiuti.
la Rai? l’UE?
il Comune! il Primo Cittadino!
se il Comune non si interessa di quello che succede nel territorio e con e tra i Cittadini, chi altrri se ne può interessare.
Il Comune decide i colori se non lo fanno le imprese e loro si adeguano alla legge/norma tecnica.
E non spirito di repressione o ricerca di colpevoli ma con desiderio di collaborazione e di elevazione culturale. Con quello che si paga sui “rifiuti” a fine anno dovrebbero dire cosa è stato fatto ma sopratutto l’impatto sull’ambiente fino alla “fine” del rifiuto conferito.
Sicuramente i Sindaci sono i primi responsabili di questa situazione, ma una regia nazionale ed europea sarebbe auspicabile almeno per avere degli STANDARD COMUNI sui COLORI dei contenitori per la raccolta differenziata. Certo che l’Unione Europea dovrebbe investire sulla ricerca in questo campo per trovare nuove tecnologie per smaltire i rifiuti ed agire SUBITO per eliminare del tutto la stramaledetta plastica che troviamo ormai ovunque! Considerate quanti milioni di bottiglie di plastica per l’acqua compriamo ogni giorno in Europa: è assurdo! Non possiamo continuare all’infinito, è INSOSTENIBILE. Bisogna trovare altri sistemi, come in alcuni comuni dove viene erogata acqua purificata a costo zero, oppure produrre dei materiali alternativi biodegradabili.
Anch’io ritengo stimolanti e sensate le osservazioni di Maria Giuliana.
Io vivo in parte a Torino e in parte a Siracusa, due realtà geograficamente e, in apparenza, culturalmente differenti. Trovo che una uniformizzazione se non totale, almeno parziale dei metodi e criteri di riciclaggio è assolutamente da incoraggiare. E’ vero che in qualche città il riciclaggio della carta non prevede i compositi carta-plastica come il Tetrapak, ma su alcune cose occorrerebbe una base comune. A Siracusa, pur con molte incertezze si fa la vera raccolta “porta a porta”, ossia il passaggio è fatto per ogni porta di numero civico.
A Torino si parla impropriamente di “porta a porta” per una raccolta a volte condominiale, a volte per gruppi di condominii. Controlli di qualità sul contenuto dei sacchetti bassissimo e in entrambi i casi non sembra siano state previste sanzioni per chi non fa la raccolta. L’azienda Amiat di Torino è molto “schizzinosa” su alcuni prodotti, ad esempio non accetta nel vetro i contenitori di vetro dei medicinali che ritengo essere di normalissimo vetro. Anzi i farmaci, non hanno in generale il codice a barre e non si possono classificare con la app chiamata Junker. Non viene raccomandato in nessuna delle due città che gli oggetti di plastica possono essere bagnati ma devono assolutamente essere esenti da sostanze sporcanti di tipo grasso.
Insomma, siamo ancora ai primordi della differenziazione. Quel pochissimo che si fa va visto come appena un inizio di un processo che dovrebbe poco per volta cambiare il modo di concepire il rifiuto. Sarà dura, ma è l’unica via da prendere se vogliamo salvare la terra dall’autodistruzione.