Coldiretti, Confagricoltura, Ferderalimentare sono scese in campo contro la decisione di tassare del 20% le bevande zuccherate e contro le etichette a semaforo che ormai decine di Paesi hanno adottato per informare meglio i consumatori sui profili nutrizionali dei prodotti. Si tratta di provvedimenti proposti anche dall’Organizzazione mondiale della sanità e già in atto in Paesi come la Francia e il Regno Unito. Il tentativo delle tre associazioni è cercare di ostacolare questi modelli di intervento nell’ambito alimentare che verranno discussi e probabilmente condivisi nella prossima Assemblea Generale dell’Onu a New York. Alla base dell’etichetta a semaforo, della sugar tax e di altri interventi correlati, c’è il tentativo di molti Paesi occidentali e non solo (Italia compresa) di arginare il sovrappeso e l’obesità ormai considerati dalle autorità sanitarie alla stregua di un’epidemia.
A dispetto di ogni logica Coldiretti ritiene di essere di fronte a un “attacco che punta a colpire gli alimenti che contengono zuccheri, grassi e sale chiedendo di predisporre apposite etichette nutrizionali e di riformulare le ricette, sulla base di un modello di alimentazione artificiale ispirato dalle multinazionali che mette di fatto in pericolo il futuro prodotti Made in Italy dalle tradizioni plurisecolari trasmesse da generazioni di agricoltori che si sono impegnati per mantenere le caratteristiche inalterate nel tempo”.
Per Confagricoltura, “riaprire la discussione sull’introduzione di tasse e avvisi di pericolo sui prodotti alimentari in base agli ingredienti, rischia di nuocere alla credibilità delle organizzazioni internazionali. L’eccellenza e la salubrità del “Made in Italy” agro-alimentare è fuori discussione”.
Per Federalimentare, “etichettando come insalubri alimenti che contengono al loro interno anche grassi e sali si corre il rischio di ingannare il consumatore, con questo genere di iniziative si rischia di distruggere intere filiere agroalimentari di milioni di agricoltori e PMI avvantaggiando solo poche multinazionali più interessate ad usare la chimica come ingredientistica di base per ridurre i costi di produzione”.
Le lobby si sono coalizzate per difendere “le eccellenze agroalimentari del Made in Italy, come il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma o l’Olio di oliva, che sarebbero ancora una volta sotto l’attacco di iniziative scellerate che prediligono sistemi di etichettatura ingannevoli e nocivi per il consumatore e per tutto il comparto alimentare italiano”.
Leggendo queste dichiarazioni si ha la sensazione che qualcuno non abbia capito bene cosa sia l’etichetta a semaforo, e che non si renda conto della necessità di intervenire contro il problema dell’obesità considerata dall’Oms alla stregua di un’epidemia. Schierarsi contro l’etichetta semaforo e la sugar tax in nome della difesa del made in Italy, dei prodotti come il Parmigiano, l’olio extravergine e il prosciutto, in nome della dieta mediterranea, dimostra una scarsa conoscenza della materia e un pizzico di malafede. L’etichetta a semaforo trasforma in colori quanto già scritto nella tabella nutrizionale e si applica di solito su alimenti trasformati e utra-trasformati e non alle produzioni Dop e Igp. La nostra iniziativa sull’adozione della sugar tax in Italia, per cominciare ad affrontare il problema della cattiva alimentazione in Italia, in 3 settimane ha raccolto l’adesione di 8 società scientifiche che si occupano di nutrizione e dei più accreditati nutrizionisti, dietisti e medici indipendenti. Non prendere in considerazione questa evidenza vuol dire schierarsi a fianco delle lobby che non hanno certo l’interesse a informare meglio i consumatori sulla qualità nutrizionale dei prodotti o a intervenire sul problema dell’obesità.
C’è poi la posizione imbarazzante dei nutrizionisti del Crea Nut alle dipendenze del Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo schierati contro l’etichetta a semaforo e la tassa sulle bevande, considerate iniziative “diseducative” e “incoerenti con gli obiettivi dell’educazione alimentare” ed elementi che inducono “in errore il consumatore con una troppo facile categorizzazione degli alimenti in buoni o cattivi”. In Italia esiste anche un Comitato nazionale per la sicurezza alimentare composto da illustri personalità che potrebbe esprimersi, ma non lo fa perché per legge non può formulare in modo autonomo giudizi su temi importanti come questi. Il parere deve essere richiesto dal Ministero della salute che non lo fa quasi mai. Insomma un comitato inutile. In questo modo la posizione italiana contro Nutri Score e Sugar tax non è espressa su basi scientifiche da esperti indipendenti, ma dalle lobby e dai politici che, non sapendo cosa dire, si appellano alla finta difesa del Made in Italy del prosciutto, dell’olio e del Parmigiano.
Secondo Coldiretti si tratta di provvedimenti che favoriscono nuove ricette “sulla base di un modello di alimentazione artificiale ispirato dalle multinazionali che mette di fatto in pericolo il futuro prodotti Made in Italy dalle tradizioni plurisecolari trasmesse da generazioni di agricoltori”. La lobby degli agricoltori dimentica di dire che una delle nazioni più attive sul fronte dell’etichetta a semaforo e della sugar tax è la Francia che ha un numero record di alimenti Dop e IGP e una tradizione alimentare simile a quella italiana. Chi può credere che i francesi siano così autolesionisti da adottare provvedimenti che penalizzano i loro prodotti Made in France.
La situazione italiana quando si parla di questi argomenti è tragicomica. In assenza di un’agenzia per la sicurezza alimentare indipendente – presente in quasi tutti i paesi europei – in grado di fare da cabina di regia per l’informazione dei consumatori sul fronte dell’alimentazione e della nutrizione, le indicazioni sono affidate alle lobby. Coldiretti e le altre lobby sono così in grado di manipolare le notizie e di presentare la sugar tax o l’etichetta a semaforo, come il frutto di un progetto ideato da personaggi scriteriati. Non è così, basta leggere l’intervento diffuso pochi giorni fa dal presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi per capire da che parte stare. “I cittadini vanno informati e aiutati nel fare le loro scelte. Un caso studio da monitorare è il sistema di etichettatura Nutri-Score adottato in alcuni Paesi europei in cui, attraverso una combinazione di colori e lettere, viene dato un colpo d’occhio sui livelli di grassi, sale e zucchero contenuti nei prodotti alimentari così da guidare i consumatori verso scelte più salutari (e allo stesso tempo incentivare le aziende alimentari a riformulare i loro prodotti). Anche la tassa sullo zucchero può essere uno strumento utile e per risultare efficace dovrebbe arrivare al 20%, così come indicato dall’Oms”. In questa situazione giocano un ruolo fondamentale i giornali e i siti che anziché verificare le notizie e ascoltare gli addetti ai lavori riportano i comunicati stampa di Coldiretti. Purtroppo anche i ministri della Repubblica indipendentemente dal colore dello schieramento, da tempo sposano la tesi della lobby anziché quella dei nutrizionisti.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
In una organizzazione sociale complessa come uno stato, oppure una confederazione di stati ed anche in una semplice famiglia, l’ordine delle priorità di scelta non è e non può essere solamente settoriale e/o monotematica.
Quindi come gli adulti in famiglia, i governanti politici nelle istituzioni sono chiamati a stabilire questo ordine gerarchico e prendere decisioni valide per tutti i componenti la comunità, per assicurare il meglio per la maggioranza dei componenti.
Scelte che spesso comprimono alcuni interessi di categorie e desideri di alcuni, ma che devono privilegiare il meglio per tutta la comunità.
Qualche esempio emblematico:
– è meglio vaccinare tutti, pur con qualche conseguenza statistica minoritaria ed le preferenze di alcuni, oppure seguire le opposizioni dei danneggiati e dei contrari?
– è meglio garantire la salute ed il benessere degli abitanti di Taranto chiudendo definitivamente l’Ilva, oppure conservare migliaia di posti di lavoro in tutto il territorio?
– è meglio abbattere migliaia di ulivi per salvaguardare la contaminazione estesa da xilella, oppure lasciare che ognuno faccia per se quello che sembra convenirgli?
– è meglio salvare una banca in difficoltà per difendere i depositi della maggioranza dei correntisti, oppure lasciarla fallire per non impiegare risorse pubbliche?
– ecc…
Nel merito:
– è meglio proteggere la salute pubblica prevenendo le possibili problematiche connesse con l’uso eccessivo degli zuccheri semplici in alimentazione, facendo qualche serio danno ai produttori di alimenti e bevande arricchite di zuccheri, oppure lasciare la più ampia libertà di fare, disfare e strafare a tutti?
Alla saggezza e responsabilità del Buon Padre di famiglia e di governo, le mai semplici decisioni in base all’ordine di priorità.
Condivido ogni parola dell’articolo. Le lobby si sentono in diritto di sostenere anche il falso, il CNSA (che ho conosciuto molto bene e da vicino) non si esprime e il ministero della salute non è autorevole. Il risultato è un livello impressionante di obesità nella popolazione, soprattutto fra i più giovani. Grazie per la vostra campagna di informazione.