No del governo alle etichette a semaforo e a misure fiscali in campo alimentare. Illustrata la posizione in vista della riunione di Onu e Oms
No del governo alle etichette a semaforo e a misure fiscali in campo alimentare. Illustrata la posizione in vista della riunione di Onu e Oms
Beniamino Bonardi 26 Settembre 2018No alla “demonizzazione di specifiche categorie alimentari oltre che ad ipotesi di etichettature, di avvisi e immagini volti a segnalare un pericolo correlato a specifici alimenti”. Lo ha dichiarato il sottosegretario agli Esteri, Guglielmo Picchi (Lega), rispondendo alla Camera a un’interrogazione di Fratelli d’Italia, in vista dell’High Level Meeting di Onu e Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dedicato alla prevenzione e al contrasto delle malattie non trasmissibili, organizzato a New York il 27 settembre, dove all’Italia è stato assegnato il ruolo di co-facilitatore insieme all’Uruguay
Alla Camera, il rappresentante del governo ha affermato che “per quanto riguarda le politiche fiscali in campo alimentare, la posizione italiana è orientata ad eliminare del tutto il riferimento nel testo del negoziato o, qualora ciò non fosse possibile, ad attenuarne il significato attraverso l’uso di un wording che segnali la volontarietà della misura, nonché l’eventuale applicazione in conformità alle politiche nazionali. Conforta peraltro che tale posizione sia condivisa anche da molti altri importanti paesi quali Stati Uniti e Giappone”.
L’orientamento del ministero della Salute, ha detto il sottosegretario agli Esteri, “è quello di evitare sistemi di valutazione basata sui meri profili nutrizionali o su rappresentazioni grafiche che pongono ingiustamente l’accento sulla composizione del singolo prodotto a prescindere dalle modalità e frequenze di consumo”, perché “la riduzione di particolari nutrienti, ad esempio zuccheri e grassi, attraverso l’individuazione di semplici target numerici, non può essere condivisa non solo perché di difficile realizzazione ma anche perché di dubbia efficacia. Ciò che bisogna combattere sono, infatti, le abitudini scorrette e non il singolo alimento”.
Secondo il sottosegretario “non vi è dubbio che vi sia una crescente tendenza ad utilizzare indicatori che non sempre hanno una base scientifica, demonizzando anche singoli ingredienti, come grassi e zuccheri, senza considerare che esistono tecniche di cottura che possono incidere sulla composizione degli elementi e modificarne la qualità nutrizionale. Proprio tale tendenza è quella che fa temere che possano essere penalizzati taluni alimenti che fanno parte della dieta mediterranea e che ormai sono apprezzati in tutto il mondo”.
Non solo soddisfatto ma addirittura “entusiasta” per la risposta del governo si è dichiarato il primo firmatario dell’interrogazione, Adolfo Urso (FdI), perché “la dieta mediterranea, da tutti evocata come particolarmente utile e efficace anche per la migliorare la qualità della vita, deve essere considerata nel suo complesso e non come singolo alimento da mettere all’indice, ove anche ci fosse in quell’alimento qualche eccesso di zucchero o di sale o di altri alimenti naturali”.
La posizione espressa dall’Italia contrasta con l’orientamento di molti Paesi, sempre più propensi ad adottare etichette a semaforo e tasse sui prodotti ricchi di zuccheri.
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[sostieni]
Beh… in effetti demonizzare grassi e zuccheri, che diamine!
Meno male che abbiamo dalla nostra gli Stati Uniti, paese notoriamente pro cibi sani.
Che gente abbiamo a rappresentarci…
Per una volta non posso che essere incondizionatamente d’accordo col Governo quanto al rifiuto del “semaforo” che penalizzerebbe ingiustamente alimenti di per sè innocui o giovevoli alla salute. Ad esempio il sanissimo olio extravergine avrebbe SEMAFORO ROSSO perché ricchissimo di grassi (ma va? è olio!) mentre l’orrenda margarina avrebbe SEMAFORO GIALLO perché contiene una buona percentuale di acqua.
Premesso che l’olio extravergine ha un semaforo arancione e non rosso come molte margarine , l’etichetta a semaforo non serve a fare un confronto tra diverse categorie merceologiche ma a confrontare la stessa categoria . In altre parole serve per capire meglio la composizione dei diversi tipi di yogurt , dei diversi tipi di cereali per la colazione e comunque non è altro che la decodifica dell’etichetta nutrizionale che già esiste.
No comment… Non insegnano nemmeno ai medici all’università come impostare un’alimentazione corretta e pretendono che gli italiani, ben seduti sul divano davanti alla tv che trasmette pubblicità di cibi vari, lo facciano. È palese di come sia più facile e semplice farci ammalare con un’alimentazione scorretta, per poi proporci qualche farmaco ad hoc per curarci il sintomo. Così alziamo i fatturati del settore alimentare e di quello farmaceutico. BINGO!