Scontro all’interno dell’Oms sulla tassazione delle bevande zuccherate. Gli Stati Uniti impediscono di menzionarla in un rapporto di una commissione
Scontro all’interno dell’Oms sulla tassazione delle bevande zuccherate. Gli Stati Uniti impediscono di menzionarla in un rapporto di una commissione
Beniamino Bonardi 7 Giugno 2018La Commissione indipendente di alto livello dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulle malattie non trasmissibili ha pubblicato un nuovo rapporto, indicando sei priorità per ridurre del 30% entro il 2030 patologie come cancro, diabete e obesità, responsabili di 41 milioni di morti l’anno.
Per quanto riguarda l’alimentazione, il rapporto formula una serie di raccomandazioni ai governi:
- Lavorare con aziende produttrici di alimenti e bevande non alcoliche in settori quali la riformulazione, l’etichettatura e la regolamentazione del marketing.
- Dare priorità alla limitazione della commercializzazione di prodotti non sani (quelli contenenti quantità eccessive di zuccheri, sodio, grassi saturi e grassi trans) per i bambini. L’Oms dovrebbe esplorare la possibilità di stabilire un codice di condotta internazionale su questo tema, pur riconoscendo la necessità di partenariati basati sull’allineamento degli interessi.
- Attuare misure fiscali, tra cui l’aumento delle tasse su tabacco e alcol, e su altri prodotti non salutari.
- Considerare sia gli incentivi che i disincentivi fiscali per incoraggiare stili di vita salutari, promuovendo il consumo di prodotti sani e diminuendo il marketing, la disponibilità e il consumo di prodotti malsani.
A margine della presentazione del rapporto si è aperta una polemica sulla mancanza di un esplicito riferimento alla tassazione delle bevande zuccherate, che non compare a causa del veto posto dal rappresentante degli Stati Uniti. Secondo gli USA non è provato che l’adozione della Sugar Tax migliori la salute pubblica, come riferisce l’Associated Press.
Il rapporto senza la menzione della tassa sulle bevande zuccherate è stato accolto con entusiasmo dalla International Food and Beverage Alliance (IFBA), che riunisce Coca-Cola, Danone, Ferrero, General Mills, Grupo Bimbo, Kellogg’s, Mars, McDonald’s, Mondelēz International, Nestlé, PepsiCo e Unilever. L’IFBA dichiara di condividere fortemente l’invito a concentrarsi sulla riformulazione dei prodotti, l’etichettatura e il marketing responsabile, che sono esattamente le azioni su cui le industrie aderenti all’IFBA hanno lavorato negli ultimi dieci anni.
Tuttavia, L’Oms non intende cedere alle pressioni statunitensi, retrocedendo dalle sue posizioni. Come riferisce il Guardian, un portavoce dell’Oms ha sottolineato che si tratta di “un rapporto di una commissione indipendente, non dell’Oms. L’Oms sostiene le proprie indicazioni basate sull’evidenza, compresi i benefici dell’utilizzo di politiche fiscali per ridurre l’esposizione a prodotti nocivi, comprese le bevande zuccherate”.
E il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha aggiunto: “La posizione dell’Oms non può cambiare a causa di questo rapporto. Ciò che ha affermato l’Oms alcuni anni fa resta valido, perché il consumo di zucchero è associato all’obesità e, allo stesso tempo, la tassazione dello zucchero ha dimostrato di ridurne il consumo in molti paesi”.
In un rapporto dell’ottobre 2016, l’Oms si era espressa a favore di una tassa del 20% sulle bibite zuccherate, sostenendo che a un aumento del 20% del prezzo di vendita al dettaglio di queste bevande corrisponde una diminuzione proporzionale del loro consumo e quindi una diminuzione del sovrappeso, dell’obesità, del diabete di tipo 2 e delle carie dentali.
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[sostieni]
Quando un litro di Coca-Cola costerà 5 euro (invece che 80 centesimi come oggi) sarà il giorno in cui potremo dire di aver fatto passi in avanti per incentivare l’adozione di stili alimentari salutari.
Finchè un supermercato francese venderà la nutella a 2 euro al kg, finchè la stessa sarà promossa in offerta in barattoloni da 825gr a 4 euro, finchè continueranno ad offrire gadget per invogliare le categorie più deboli, finché il marketing bombarderà i più piccoli nelle ore di fascia protetta, finchè Big Junk Food* continuerà a dettare l’agenda nelle grandi istituzioni europee e mondiali… non ci sarà scampo.
L’unica soluzione è tassare pesantemente gli interessi delle multinazionali, abbattendo i loro profitti miliardari
Permettetemi di aggiungere una nota a margine, si parla sempre di bevande zuccherate e prodotti confezionati pieni di zucchero perché forse sono un bersaglio semplice, ma aggiungerei alla lista del junk food anche tutti quei prodotti dolciari spacciati ormai come artigianali (quando sono solamente prodotti industriali su piccola scala) che tanta gente consuma giornalmente considerandoli magari un’alternativa più “sana” ai prodotti confezionati, da biscotti e brioches di vario tipo alle torte, gelati, ecc…
Tutti con contenuto di zuccheri _allucinante_ e comprabile al famoso barattolo di nutella.
A quando una bella joint venture tra ministero dell’istruzione e della salute per insegnare qualcosa sull’alimentazione nelle scuole?
Vorrei ricordare che il TTIP trattato transatlantico di commercio e investimenti tra UE e USA, fortunatamente cancellato da Trump nella sua furia protezionistica, prevede che le industrie possono citare in giudizio gli Stati, nel caso si ritengano danneggiate da leggi da questi emesse, nei tribunali del paese sede dell’industria : ve l’immaginate l’esito delle nostre leggi a difesa della salubrità dei cibi e a salvaguardia della nostra salute (ormoni nelle carni ecc.) , visto l’asservimento al dio dollaro USA ? Leggiamo bene il motto , non è “In God we trust”, ma “In Gold we trust”.