Con un’iniziativa che ne ricorda altre quali quella contro il fumo, nei giorni scorsi l’OMS ha dichiarato ufficialmente guerra agli acidi grassi trans o TFA, invitando tutti i paesi ad adottare specifiche norme (riassunte nell’acronimo REPLACE, che prevedono azioni legislative ed educazionali) affinché il loro impiego scompaia del tutto, soprattutto laddove è ancora presente, perché così facendo si eviterebbero ben 500.000 morti all’anno per malattie cardiovascolari. La bozza del documento con le specifiche direttive è online, aperta ai commenti fino al primo giugno.
I TFA sono grassi industriali (quelli che eravamo abituati a trovare nelle margarine) introdotti a partire dagli anni cinquanta e subito diventati molto popolari a causa della lunga shelf-life, della versatilità e del basso costo; ne esistono anche di naturali, per esempio in alcuni prodotti caseari.
Tuttavia, dopo le prime segnalazioni già negli anni settanta, a partire dagli anni novanta e via via sempre più spesso, sono iniziati a comparire diversi studi che ne hanno messo in luce la pericolosità sull’apparato cardiovascolare, sulla fertilità e sul metabolismo. Tra gli ultimi ve n’è stato uno, pubblicato su JAMA, in cui è stato dimostrato che le persone che vivono nella zona dello stato di New York dove i TFA sono stati banditi da tre anni hanno un tasso di infarti e ictus minore del 6% rispetto a coloro che vivono nelle zone adiacenti (dove gli acidi grassi trans sono permessi).
Uno realizzato in Pakistan (e pubblicato su Nutrition) secondo il quale, a causa dell’enorme diffusione di un condimento chiamato vanaspati e spesso usato più e più volte per friggere (fatto che aumenta la concentrazione di TFA), il tasso di attacchi cardiaci è del 62% più alto rispetto a quello di paesi come Gran Bretagna e Galles o, ancora, uno pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, che ha valutato che cosa è accaduto in Danimarca, primo paese al mondo a vietare i TFA nel 2004: il bando ha fatto diminuire i decessi per patologie cardiovascolari di 14,2 unità ogni 100.000.
Oggi sono una quarantina i paesi che hanno adottato misure specifiche contro gli acidi grassi trans, tra i quali il Canada, la Svizzera e gli Stati Uniti (in questi ultimi da giugno i prodotti alimentari non potranno più contenere TFA), mentre altri come la Tailandia si accingono a farlo; inoltre, da quando nel 2006 la FDA ha imposto l’obbligo di indicazione in etichetta della loro presenza, molte aziende americane e multinazionali ne hanno spontaneamente ridotto la concentrazione in numerosi alimenti, arrivando spesso entro i limiti consigliati o eliminandoli del tutto. Secondo una delle principali associazioni di produttori, l’International Food and Beverage Alliance, che rappresenta marchi quali Ferrero, Coca-Cola, Mars, McDonald’s, Nestlé, PepsiCo, Unilever e così via, l’impegno assunto per la riduzione dei TFA ha portato a risultati molto positivi: in base ai dati aggregati alla fine del 2017 i TFA erano stati eliminati dal 98,8% dei prodotti industriali, ed entro il 2018 le concentrazioni dovrebbero diventare insignificanti.
Secondo l’OMS la quantità di TFA sicura è al massimo l’1% del totale di calorie giornaliere, che equivale a circa 2,2 grammi di TFA in una dieta da 2.000 calorie al giorno. Considerando che i TFA si formano spontaneamente e sono presenti anche in molti prodotti privi di aggiunte specifiche, qualora non fossero più usati quelli industriali per assumere 2,2 grammi di TFA bisognerebbe mangiare 150 grammi di formaggio con il 30% di grassi o 50 grammi di burro: una quantità che nessuno consuma, come ha fatto notare Francesco Branca, il direttore del Dipartimento nutrizione dell’OMS.
Evitando, laddove ancora esistono (e in Italia sono di fatto quasi del tutto scomparsi), gli alimenti addizionati di TFA, si può quindi continuare a mangiare formaggio e a bere latte, anche se è meglio non esagerare con il latte intero e con i formaggi troppo grassi.
In generale, comunque, i paesi europei non sono lontani dall’obbiettivo dell’1%; anzi in alcuni casi come in Gran Bretagna sono già al di sotto della soglia (secondo le recenti indagini il quantitativo della dieta media è 0,5-0,7%) e quelli più a Sud come l’Italia sono in una situazione migliore perché da sempre danno più spazio all’olio d’oliva che ai grassi saturi.
Tuttavia molto resta da fare, soprattutto nei paesi asiatici, africani e in quelli dell’Europa dell’Est, dove il basso costo rende gli acidi grassi trans ancora molto popolari. Per questo l’OMS ha deciso di intervenire, auspicando entro i prossimi cinque anni l’eliminazione completa dei TFA dalle lavorazioni alimentari e dal mercato in generale. Se attuata del tutto, la normativa potrebbe salvare 10 milioni di vite in cinque anni, e secondo Branca e molti altri nutrizionisti questo sarebbe il modo più semplice per farlo, perché i consumatori in genere non notano differenze nel gusto, e i produttori non applicano aumento di prezzo per evitare di perdere clienti.
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Giornalista scientifica
grazie per l’articolo. “..quelli più a Sud come l’Italia sono in una situazione migliore perché da sempre danno più spazio all’olio d’oliva che ai grassi saturi”, sicuramente… ma l articolo mi sembra sia relativo ai trans, non ai saturi…buon lavoro
“I TFA sono grassi industriali (quelli che eravamo abituati a trovare nelle margarine)”
Curioso come la dieta DASH sia stata votata da un panel di esperti americani come la Numero#1 al mondo in termini di salubrità https://bit.ly/2n0Gcix
e guarda te promuove e consiglia a colazione proprio una bella cucchiaiata di MARGARINA VEGETALE da spalmare sul pane.
“1 slice whole-wheat bread with 1 teaspoon unsalted margarine”
https://bit.ly/2Ltu302
che articolo lungo, che perdita di tempo, io volevo sapere innanzitutto come evitarli e come era la situazione in Italia anche a livello legislativo e questo è stato scritto solo alla fine di tutto sto articolo…
Io rimango convinto che tutta questa ansia legata a “ciò che fa male” sia più dannosa del cibo in sè. E’ giusto essere informati e sapere le cose. Il messaggio dovrebbe essere sempre e comunque “moderazione”. Fa male qualsiasi cosa se mangiata tutti i giorni, anche la più sana. Come il fumo, un pacchetto al giorno è una cosa ma per tre sigarette non vieni neanche considerato fumatore dal medico… e allora lasciatecele fumare in pace.