È difficile tracciare un quadro chiaro sulla situazione del benessere dei bovini da latte nell’Unione europea, perché gli Stati membri non raccolgono in modo sistematico i dati provenienti dalle aziende agricole. Nonostante i diversi operatori del settore siano attenti alla longevità, alla presenza di mastite, all’incidenza delle malattie riproduttive e alla zoppia, l’unico fattore monitorato dalle autorità nazionali è quello relativo al conteggio delle cellule somatiche (indicatore utilizzato per la mastite).
È quanto afferma un rapporto appena pubblicato dalla Commissione Ue, che ricorda come l’Unione sia stata la prima regione al mondo a riconoscere l’importanza del benessere animale, adottando misure legislative che impongono agli Stati di usare tutti gli accorgimenti necessari. C’è da dire che le raccomandazioni riguardano i requisiti generali e non quelli specifici, come ad esempio l’a necessità di proteggere gli animali da condizioni climatiche avverse quando non sono ospitati in edifici strutturati.
Spetta poi agli Stati adottare norme più dettagliate, considerando che negli ultimi venti anni l’allevamento è diventato sempre più intensivo, e che la produzione di latte per ogni capo è più che raddoppiata negli ultimi quarant’anni e l’incremento continua (nel 2016 +14% in Irlanda e +5,3% in Olanda). Il rapporto della Commissione cita quanto sostenuto dal professor John Webster. Secondo lo studioso le mucche da latte ad alto rendimento hanno un tasso metabolico equivalente a quello di un ciclista al Tour de France. Per questo è necessario avere una costante attenzione ai dettagli in modo da garantire un buon rendimento e al contempo un’adeguata condizione di salute e benessere.
Nell’Ue ci sono 23,5 milioni di vacche che producono 168 milioni di tonnellate di latte l’anno, pari a circa il 15% del valore della produzione agricola totale. Il latte è prodotto in tutti gli Stati dell’Unione ma più del 90% proviene da 14 paesi, con i primi sette che ne producono il 75%.
Nonostante questa rilevanza economica e le molteplici attività in corso negli Stati sul benessere degli animali, la Commissione Ue afferma che, sulla base dei dati pubblicamente disponibili, è quasi impossibile ottenere un quadro generale sul benessere nel settore lattiero-caseario. L’attuale quadro giuridico è sufficientemente flessibile per potersi adattare a condizioni di allevamento molto variabili ma, allo stesso tempo, indirizza i controlli verso parametri non fondamentali per il benessere degli animali. Anzi, il profilo di rischio delle aziende agricole su cui si basano i controlli ufficiali, osserva la Commissione europea, è orientato a verificare i criteri che consentono agli allevatori di ricevere le sovvenzioni.
Queste carenze, sommate a quelle sulla raccolta e la valutazione dei dati provenienti dagli allevamenti, non consentono una solida valutazione del benessere delle vacche da latte a livello nazionale e quindi agli allevatori mancano dei validi parametri di riferimento. Allo stesso modo, la mancanza di dati e di sistemi di valutazione rende difficile valutare le varie iniziative.
Per superare le difficoltà la Commissione suggerisce due strade: utilizzare tutti gli strumenti normativi esistenti, come sanzioni, incentivi e codici di condotta e prendere esempio dalle nazioni che utilizzano indicatori appropriati e fanno un monitoraggio adeguato.
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