Sacchetti per ortofrutta: dal 1° gennaio si pagano. Quali alternative alle buste vendute dai supermercati? Viaggio tra shopper riutilizzabili ed etichette incollate sui prodotti
Sacchetti per ortofrutta: dal 1° gennaio si pagano. Quali alternative alle buste vendute dai supermercati? Viaggio tra shopper riutilizzabili ed etichette incollate sui prodotti
Giulia Crepaldi 24 Ottobre 2017Aggiornamento del 2 gennaio 2018.
Assobioplastiche ha rilevato i prezzi di vendita dei sacchetti nelle diverse catene. Il costo varia da 1 a 3 centesimi di euro. Per vedere la classifica clicca qui.
La notizia che dal 1° gennaio 2018 i sacchetti ultraleggeri per frutta, verdura e tutti i prodotti serviti al banco saranno biodegradabili e a pagamento, ha fatto sorgere qualche malumore tra i consumatori. In assenza di informazioni istituzionali sulle ragioni che hanno portato alla scelta di vietare la distribuzione gratuita dei sacchetti, c’è il rischio che il provvedimento sia percepito come l’ennesimo balzello per tassare i consumatori. In attesa di conoscere quanto le catene dei supermercati e i negozi faranno pagare questi sacchetti (che a loro costano circa 2 centesimi), alcuni consumatori propongono soluzioni alternative alle buste fornite dal supermercato. Vediamone alcune.
Diversi ipotizzano la possibilità di usare per frutta e verdura buste riutilizzabili portate da casa, come già si fa comunemente al supermercato per trasportare la spesa. Il problema è che queste buste però dovrebbero essere trasparenti o comunque permettere a chi sta alla cassa di controllare i prodotti e le quantità effettivamente acquistate. Questo già ostacola l’utilizzo di sacchetti di carta, suggeriti da alcuni consumatori e usati da alcuni negozi di frutta e verdura. C’è chi propone il ritorno alle vecchie borse a rete, una volta molto utilizzate per la frutta e la verdura, ma poi cadute in disuso a favore dei sacchetti di plastica. Ma queste proposte devono passare al vaglio dei supermercati, che contattati da Il Fatto Alimentare, si dicono contrari alla busta portata da casa per diversi motivi. C’è chi avanza improbabili questioni di igiene, chi accenna all’ipotesi di borse fatte con materiali inadatti al contatto con gli alimenti e persino chi pone il problema della taratura delle bilance. La soluzione di utilizzare una propria borsa, di carta, stoffa o plastica riutilizzabile però non è affatto da escludere se si acquista frutta e verdura dal proprio fruttivendolo di fiducia o alle bancarelle del mercato.
Una seconda possibile alternativa è quella di insacchettare più prodotti nella stessa busta, ad esempio peperoni insieme a zucchine oppure mele con arance. Ovviamente bisogna avere alcune accortezze: per prima cosa, i prodotti vanno pesati e prezzati singolarmente prima di insacchettarli, poi bisogna fare attenzione ad incollare le etichette con il prezzo ben separate le une dalle altre per facilitare la lettura dei codici a barre alla cassa. Non è detto, però, che tutte le catene di supermercati possano accettare questa pratica. Tra quelle contattate da Il Fatto Alimentare, Conad si è dichiarata favorevole mentre Esselunga è contraria.
Un’altra possibilità per ridurre il numero dei sacchetti è di attaccare l’etichetta del prezzo direttamente sul prodotto acquistato. Questo sistema si può utilizzare solo con frutta e verdura acquistate singolarmente, di dimensioni non troppo piccole, come ad esempio avocado, angurie e meloni dove prima del consumo va rimossa la buccia. Alcuni consumatori già lo fanno.
Insomma, qualche soluzione alternativa alle buste fornite dal supermercato esiste, ma non è sempre praticabile. Si tratta però di sistemi che si inseriscono in quello che dovrebbe essere lo spirito della normativa: ridurre l’uso dei sacchetti di plastica, anche biodegradabile, per risparmiare risorse e pesare meno sul pianeta.
© Riproduzione riservata
* Con Carta di credito (attraverso PayPal). Clicca qui
* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264
indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare 2017. Clicca qui
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
si potrebbero usare sacchetti di carta con finestra in plastica come quelli usati per il pane in alcuni supermercati
Proprio quel tipo è da bocciare perchè non va bene nemmeno da ricilare, essendo misto. Se poi fosse solo di carta rientra nella tipologia: biodegradabile. Io da sempre risparmio il sacchetto ai frutti che acquisto singoli, anche se piccoli.
Sono assolutamente d’accordo. Si vede cosa c’è dentro e non inquinano. In molti casi si possono usare anche per buttare l’umido.
Esistono sacchetti di carta con la finestra in PLA (acido polilattico) che sono interamente biodegradabili.
Ciao. E’ possibile riutilizzare le buste, come quelle vengono già usate, per esempio nei negozi in cui pesano i prodotti alla cassa?
Vale per qualsiasi prodotto venduto sfuso?
Una pasticceria che vende dei biscotti sfusi e li confeziona al dettaglio in buste non riciclabili è sansionabile?
Mia moglie ricicla da sempre i sacchetti trasparenti usandoli per pulire la lettiera del gatto.
Nulla vieta di non gettarli e di riutilizzarli più volte al supermercato,basta solo non romperli.
Ho visto gente prenderne a manate per poi lasciarli nel carrello.
I supermercati ci hanno fatto sapere che non gradiscono questo sistema
Ma a chi viene ‘sta furbata, dopo che abbiamo subito le tariffazioni ogni 28 giorni? 2 centesimi sono 40 lire!
Vorrei conoscere la fonte da cui è detto che un sacchetto velina trasparente costa ai negozianti 40 lire!
Sono stato negli USA ed ho notato che alle casse di danno i sacchetti necessari e te li riempiono man mano che passano gli acquisti allo scanner. Il tutto gratis.
Ma i cosiddetti sacchetti “gratis” che vengono dati non sono conteggiati sui prodotti? Siete sicuri che siano proprio gratis? Finiremo di pagarli due volte?
Questa trovata è proprio una grande IDIOZIA al cubo. Ma capisco chi l’ha proposta: o non fa mai la spesa o ha litigato con i sacchetti e perciò si vuole vendicare con l’INCASINARE la vita agli altri. Si può sapere chi è il Genio o i geni di questa idea RIDICOLA?
Dobbiamo rimandarla al mittente senza indugi.
E….come la mettiamo con i guanti di plastica per prelevare igenicamente la frutta!!!
Tenendo conto di quanto è facile contaminare gli alimenti – e frutta e verdura non ne sono esenti, specie se maturi -.
Se fossi un supermercato non vorrei creare una condizione di deperibilità negli alimenti che vendo, condizione che non controllo perché potenzialmente generata dall’utente stesso, per essere magari o chiamato in causa o tacciato di vendere alimenti che si conservano male.
Non dimentichiamo che per manipolare alimenti verso terzi (anche per una semplice preparazione di una colazione in un B&B) lo stato chiede una certificazione HACCP che è lì proprio perché è facile durante la manipolazione e soprattutto nella conservazione che si possano veicolare microorganismi dannosi. Pensare quindi che lavare un sacchetto e metterlo a sgocciolare sia una prassi applicabile vuol dire esporsi a rischi consistenti di intossicazioni. Pensate ad esempio alla questione del latte (l’alimento più estremo) e al fatto che i contenitori a rendere subiscono dei processi di lavaggio e disinfezione non banali, mentre anche quelli di carta accoppiata sono conservati in ambienti sterili.
Il semplice contatto della mano o della spugnetta che crede di lavare una superficie in realtà vi sparge contaminazione.
come sarebbe a dire che al supermercato costano 2cent? su amazon per 4 euro ti vendono un rotolo da 200 sacchetti – trasformera’ in oro la plastica e pare sia pure vietato portarseli da casa – questa è un business indecente camuffato ipocritamente da ecologismo – se volevano sinceramente esserlo dovevano vietarli e stop, ma ovviamente non lo hanno fatto se no avrebbero pestato i piedi alle aziende produttrici invece di favorirle insieme ai supermercati . che schifo 🙁
Si tratta,secondo me,di un costo GIA’ compreso nel prezzo di vendita….
Non vorrei che diventasse extra anche il costo delle etichette adesive,del guanto di plastica,dello scaffale,del riscaldamento nel punto vendita,etc
Dopo le bollette a 28 gg passate sotto il naso,passa anche questa????
Si potrebbe mettere la frutta specie se piccola, in borse di rete (quelle di una volta) scaricare la frutta sulla cassa e lasciare a loro il problema di pesarla senza busta, e poi metterla nella nostra rete. Cosa succederebbe?
Sono d’accordo con l’iniziativa, ci sono troppi sacchetti di plastica che girano, molti li sprecano e non li riciclano.
Io già da anni riutilizzo i sacchetti, sia di plastica che di carta, nel negozio dove compero frutta e verdura, apponendo la nuova etichetta su quella precedente. Ugualmente il guanto, non lo getto ma lo tengo per le successive compere. Al negozio non hanno avuto nulla da ridire, anzi hanno commentato che è una buona pratica da diffondere.
Per quanto riguarda le norme igieniche, forse per ignoranza, non capisco dove sia il problema. Potrebbe essere spiegato meglio?