L’autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), da anni è oggetto di critiche da parte del Parlamento europeo e delle organizzazioni non governative sulla propria indipendenza. Per questo motivo ha approvato nuove misure sul conflitto di interessi degli esperti esterni che collaborano con i gruppi scientifici dell’Autorità e degli esperti degli Stati membri che partecipano a riunioni di revisione tra pari. Secondo Jaana Husu-Kallio, presidente del consiglio d’amministrazione dell’Efsa, “il sistema in atto era già solido ed efficace ma lo abbiamo ulteriormente rafforzato”.
Per niente entusiasta, invece, il commento dell’ong Corporate Europe Observatory (CEO), che in vista della comunicazione delle nuove regole aveva pubblicato un dossier sull’inefficacia delle attuali misure a garanzia dell’indipendenza. Secondo i dati dell’ong, il 46% degli esperti dell’Efsa in carica per il periodo 2015-2018 si trova in una situazione di conflitto di interessi, cioè con legami finanziari diretti o indiretti con compagnie o gruppi lobbystici i cui prodotti sono valutati dall’Autorità. Una percentuale migliore rispetto al 59% rilevato nel 2013, ma comunque preoccupante.
La differenza tra Efsa e CEO, è che quest’ultima considera conflitto di interessi l’aver avuto rapporti finanziari nei cinque anni precedenti con il settore industriale sui cui prodotti lo scienziato deve fare una valutazione, mentre secondo l’Efsa lo scienziato è in una situazione analoga se ha avuto legami finanziari riferiti allo specifico prodotto che deve valutare.
L’ong sottolinea che l’Efsa ha poche risorse e ha sempre fatto prevalere l’eccellenza sull’indipendenza, mentre questa sarebbe una falsa dicotomia, perché, per un regolatore pubblico della sicurezza alimentare, l’eccellenza è impossibile da raggiungere senza indipendenza dall’industria alimentare. Inoltre, secondo CEO, sarebbe assolutamente possibile preservare l’integrità dell’Efsa e contemporaneamente avere accesso alle migliori competenze: basterebbe invitare un’ampia gamma di esperti, compresi quelli dell’industria, a delle apposite audizioni, lasciando poi ad esperti indipendenti il compito di scrivere i pareri scientifici. “È difficile capire perché il management dell’Efsa non abbia optato per un sistema simile, che è adottato, ad esempio, dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e la cui robustezza è stata dimostrata nella recente controversia sul glifosato”, scrive il Corporate Europe Observatory.
Quanto alle nuove misure annunciate con un comunicato dall’Efsa, l’ong osserva che contengono qualche miglioramento, ma che solo i documenti di attuazione della nuova politica potranno chiarire se si tratta di miglioramenti reali.
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Non mi fa specie che vi siano dei rapporti strettissimi tra presunti esperti ed aziende di mercato, quello che mi lascia attonito è che qualcuno creda che ciò sia possibile.
Nessuno si è mai posto la domanda di come siano valutati i curricula degli esperti che sono selezionati per collaborare con l’EFSA, potrebbe essere che siano richiesti e premiati lavori per Enti pubblici o pubblicazioni inutili? Se così, i risultati non possono essere che quelli di sempre, per cui chi si stupisce presumo non abbia mai provato a lavorare o ad avere rapporti con Enti Pubblici o Aziende Partecipate e con queste ci metto tutte le grandi aziende, perché nel bene e nel male se sei grande, devi intrattenere rapporti con i politici e/o i loro galoppini.
Personalmente, nei due brevi incarichi che ho REGOLARMENTE vinto per aziende di cui sopra, come “esperto” del comparto agro-alimentare, ho dovuto entrambe le volte abbandonare, per pressanti intromissioni di questo o quel politico, cosa che purtroppo non riesco a tollerare.
Posso garantire che è un metodo che non premia economicamente e forse anche dal punto di vista della nomea, per lo meno nell’ambito politico, ma quando scopri che tutto è andato come avevi previsto, ti resta una soddisfazione incredibile, senza contare che non devi rispondere del tuo operato a nessuno.
La realtà è che siamo sommersi da esperti dei vari comparti, ma guarda caso sono sempre appoggiati da questo o quel politico, questa o quella lobby, perché ci sono interessi importantissimi che non possono essere lasciati nelle mani di menti indipendenti. Il risultato? è il paese che abbiamo, stipendi milionari per esperti che portano al fallimento delle industrie e dell’economia del Paese. E’ una storia lunga secoli, nulla è cambiato dagli articoli tramandatici da Socrate, Aristotele, Platone, etc.. se non è immobilismo questo…….
Però quanto meno, non stupiamoci più, sono duemila anni che lo facciamo e che parliamo di queste cose, ad un certo punto dovremmo avere almeno l’onestà intellettuale di assumerlo come uno stato di fatto.
Forse se facessimo così, per assurdo che sia, qualche cambiamento lo vedremmo……….
Ma lo sapete che dopo 5 anni un “esperto” diventa OBSOLETO, o quasi? Esperto è uno che vive di continuo l’esperienza, e che ogni giorno risolve un problema e impara qualcosa dal vivo delle situazioni. Spesso gli esperti di letteratura sono esperti di notizie già vecchie. Lo vediamo spesso nelle università fra le persone che stanno sempre e solo sui libri, magari fanno delle belle lezioni, ma se non sono a contatto con la realtà in continuo progresso e movimento non esprimono niente di nuovo e di aggiornato: ecco i famosi professori che rovinano certe situazioni pubbliche. Ne abbiamo esempi eclatanti per IRI e quant’altro. .Meglio che la tenda la spostino fra chi va a portare a spasso il cane. Mi è capitato che quando c’è stata Chernobyl siano spuntati dappertutto professoroni che pontificavano in supercommissioni, e sui giornali, e che non sapevano nemmeno cose elementari come definire un nanocurie o giudicare i tempi di decadenza degli isotopi. Così è capitato che in base a chi parlava di principio di precauzione senza saperne dare una corretta definizione, che migliaia di tonnellate di materie prime BUONE siano state buttate alle ortiche. E quelli sarebbero Esperti indipendenti?
Efsa , con meccanismi trasparenti, scevri da derive ideologiche,e con procedure che limitino al massimo l’ingerenza delle lobby occulte come tener lontani i politici (lobby che se regolate alla luce del giorno agiscono in trasparenza e non fanno male a nessuno) i dati portati da chi li produce , DEVE adoperare dati veri, non grafici raddrizzati per far vedere quanto sono bravi, naturalmente assemblando numeri anonimi, ma significativi, provenienti dalla realtà viva, dati che servono a descrivere la situazione reale. Poi devono essere previsti stadi di revisione con determinate frequenze, perché le conoscenze, come le situazioni, evolvono, anche rapidamente.