Nutri-ScoreNel 2016 in Italia il consumo di latte fresco è calato del 5,8% e quello UHT del 5,2% (dati Nielsen). Nello stesso periodo, confermando una tendenza già in corso, è aumentato il consumo del latte senza lattosio (+12%) e delle bevande vegetali chiamate impropriamente latte. Fra queste registrano un rallentamento quelle a base di soia + 2%, mentre aumentano del 75% le bevande vegetali a base di mandorla, nocciola, avena e cocco. Un po’ per la diffusione dell’intolleranza al lattosio, un po’ per curiosità, o per una crescente – e non sempre giustificata – diffidenza nei confronti nel latte, quello vaccino viene sempre più sostituito con altri tipi di “latte vegetale”.
Le virgolette le abbiamo aggiunte perché la Corte di Giustizia UE ha censurato un produttore tedesco che usava la scritta “latte” sulle etichette e sulle confezioni di alcune bibite di origine vegetale. In realtà, come spiega Roberto Pinton in un articolo pubblicato sul nostro sito, il divieto non è una novità, ma è sempre stato in vigore, solo che in Germania la regola non veniva rispettata. In Italia al supermercato le nuove bevande riportano sulla confezione la scritta “bevanda al gusto di soia, di riso o di avena“. La norma non riguarda però il latte di mandorla, il burro di cacao e il latte di cocco che possono continuare a riportare il nome come indicato dall’allegato I, Decisione 2010/791/UE.
Il latte di mandorla
Abbiamo già parlato delle bevande a base di soia e di riso. In questo articolo focalizziamo l’attenzione sul “latte di mandorla”, ricavato dalla spremitura e infusione in acqua a freddo delle mandorle tritate. Si tratta di una bevanda tipica siciliana, utilizzata per preparare bibite rinfrescanti, granite e anche gelati. Negli ultimi anni il prodotto industriale ha trovato sbocco prima nei negozi di alimenti biologici e poi nei supermercati.
Leggendo le etichette si nota ai primi posti dell’elenco degli ingredienti l’acqua seguita dalle mandorle, da zucchero, stabilizzanti, emulsionanti, sale e a volte aromi, minerali e vitamine. In assenza di una normativa sulla quantità di mandorle da utilizzare, ogni produttore propone una sua ricetta e questo determina una grande oscillazione tra i vari marchi.
Le bevande Alpro, Valsoia ed Esselunga equilibrio contengono solo il 2% di mandorle (20 grammi in un litro). Fabbri arriva al 3%, mentre Granarolo raggiunge il 4%. Qualcosa in più si trova nei prodotti biologici, venduti nei negozi specializzati, come Isola Bio che sale al 5% e la Valdibella al 7,5%. Il record però spetta al latte di mandorla Condorelli con l’11% (marchio presente sul mercato da molti anni). Questo prodotto è l’unico che si avvicina come gusto e composizione al vero latte di mandorla siciliano fatto in casa e abitualmente consumato come una bibita soprattutto in estate. Gli altri prodotti, soprattutto quelli con una bassa percentuale di mandorle, sono più concepiti come sostituti del latte vaccino, da utilizzare in cucina come ingrediente e meno come bibita.
Gli zuccheri
Per quanto riguarda lo zucchero (vedi tabella sotto), la quantità varia dai 3 grammi in 100 ml nelle bevande: Alpro, Valsoia, Granarolo, Esselunga e Isola Bio (dolcificata anche con succo d’agave), si arriva a 4,8 grammi per Valdibella, dolcificato con succo d’uva. Isola Bio, Alpro e Valdibella offrono anche una versione senza zuccheri. Approccio meno salutistico e più edonistico, invece, per Condorelli con 11 grammi e Fabbri, che sale a 16.
I prodotti con la lista di ingredienti più breve, senza emulsionati e stabilizzanti, né aggiunte di minerali e vitamine, sono IsolaBio e Valdibella. Se consideriamo la composizione nutrizionale, vediamo che la quantità di sostanze grasse è proporzionale alla quantità di mandorle. L’apporto calorico varia da 24 a 90 kcal per 100 ml e dipende in gran parte dallo zucchero aggiunto (minore nelle bevande pensate come sostituto vegano del latte vaccino, maggiore a nelle bevande Fabbri e Condorelli, adatte per il dessert).
Latte vaccino e latte di mandorla
In ogni caso si tratta di bevande molto diverse dal latte: prive di colesterolo e di lattosio, sono povere di grassi saturi e contengono vitamina E, ma sono carenti in proteine, calcio e vitamina D (microelementi spesso aggiunti per avvicinarsi alla composizione nutrizionale del latte vaccino).
Nella maggioranza dei casi il prezzo oscilla intono ai 3 euro al litro (il doppio rispetto al latte fresco di alta qualità e il triplo rispetto al latte a lunga conservazione). A nostro avviso il costo risulta elevato, considerando che le mandorle scarseggiano (20-30 g per litro), e che la restante parte della bevanda è costituita da acqua, zucchero e poco altro! Più alti i prezzi dei prodotti biologici: 3,5-4 euro per Isola Bio e quasi 5 per la Valdibella. Diverso è il caso di Condorelli che si propone come una vera e propria bibita, con una quantità di mandorle significativa, un gusto simile al vero latte di mandorla siciliano e un prezzo assolutamente interessante.
*Prezzi rilevati sui siti Esselunga e Carrefour e in alcuni punti vendita Coop, NaturaSì e Metà di Ferrara. L’etichetta semaforo modello e Nutri-Score(*) è generata con il sito Open Food Facts
Nella tabella seguente sono riportati i valori nutrizionali dal latte di vacca intero di alta qualità venduto a circa 1,5 €/l
(*) Nota
Il Nutri-Score è il tipo di etichettatura a semaforo sviluppata in Francia, che dà un punteggio agli alimenti sulla base dei nutrienti contenuti (considerando sia quelli benefici per la salute sia quelli da limitare). L’etichetta prevede una gamma di cinque colori, che varia tra il verde intenso e il rosso, passando per l’arancione, abbinata alle prime cinque lettere dell’alfabeto, dalla ‘A’ alla ‘E’. Le lettere esprimono il livello di salubrità (ottimo per la ‘A’, minimo nella ‘E’). Il sistema è adottato volontariamente da centinaia di aziende sui prodotti alimentari.
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Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
Buonasera,
articolo potenzialmente interessante, ma limitato a una serie di brand circoscritti, dove peraltro pare facciate pubblicità a Condorelli…
So benissimo che non è così e che IFA è indipendente, vi seguo da anni e con grande stima e fiducia
Però, visto il titolo e conoscendo la vostra meticolosità nell’informare il consumatore, mi sarei aspettato di trovare una spiegazione, anche breve, sulla materia prima utilizzata, fattore questo che incide sul prezzo finale e sul gusto.
Le mandorle usate nella produzione infatti, non sempre sono lavorate tal quali, ma spesso viene utilizzata la farina o la pasta di mandorle per ovvie ragioni di costo inferiore e il consumatore dovrebbe esserne a conoscenza dato che può essere un fattore decisivo nella resa finale del prodotto (esselunga infatti scrive “pasta di mandorle”)
A mio modesto parere oltretutto non è obiettivo paragonare il convenzionale al biologico, porta fuori strada chi oggi approccia questo settore merceologico.
Ottima osservazione,ho letto con attenzione l’articolo ma mi era sfuggito appunto che la materia prima nasce dalla mandorla che come in tutte le cose può essere più o meno di qualità. Da bambino mi divertivo a rompere l’osso di albicocca e con il frutto tenero al suo interno ne facevo una bibita simile all’orzata,una volta schiacciate e messe in infusione nell’acqua. Chissà cosa bevevo però,questo per dire che partendo dalla base si ottiene un prodotto più o meno buono e salutare. Grazie e cordiali saluti.
Segnalo che Condorelli dichiara di impiegare “mandorle selezionate” all’11%, ma noi sappiamo che le mandorle contengono almeno un 50-55% di grassi ed il 50% di 11% trasferirebbe almeno un 5,5% di grassi nel latte.
Se osservate tutte le altre referenze riportate, potete constatare che sono tutte coerenti con il dato dichiarato della materia prima impiegata, ad esclusione appunto del latte Condorelli con un tenore di grassi al 3,9%, corrispondente ad una percentuale di materia prima impiegata non superiore a 7,5% e non all’11% come dichiarato.
Salvo che non abbiano impiegato farina di mandorle degrassata, oppure scremando il latte alla fine, ma senza dichiararlo si fa credere che nel latte ci sia tutto il contenuto indicato, ma dalla tabella nutrizionale si evince che purtroppo non è così e gran parte delle mandorle impiegate si è perso per strada.
Pubblichiamo di seguito la risposta dell’azienda:
La informiamo che la nostra pasta di mandorla quale semilavorato base per la produzione della ns. bevanda al latte viene prodotta mediante due processi di lavorazione :
1 un primo processo di miscelazione di mandorle e zucchero mediante una planetaria a braccia tuffanti al fine di amalgamare bene i due ingredienti.
2 un doppio passaggio di raffinazione del suddetto semilavorato attraverso un sistema tradizionale di raffinatrici a cilindri in granito. Tale sistema determina però la perdita di una parte dell’olio di mandorle.
Confermiamo pertanto il contenuto % di mandorle e di grassi dichiarati in etichetta.
Giuseppe Condorelli
Industria Dolciaria Belpasso S.p.A.
Il latte di mandorla viene ottenuto con estrazione a freddo, quindi difficilmente i grassi passano in acqua essendo 2 fasi immiscibili. Ecco perché si ha un minor contenuto di grassi rispetto alla quantità di materia prima utilizzata
Segnalo inoltre, che contrariamente a quanto titolato, le uniche due referenze ad alto contenuto di zucchero sono proprio quelle vere e tradizionali: Condorelli con l’11,5% e Fabbri addirittura con il 16%.
Tutte le altre sono sotto il 5% e coerenti con il contenuto di mandorle, mentre il latte Fabbri si potrebbe definire uno sciroppo di zucchero aromatizzato al gusto mandorla e Condorelli esageratamente dolcificato in rapporto al contenuto reale di mandorle.
I contenitori del latte di mandorla all’interno ed a contatto con il liquido sono rivestiti di alluminio o mi sbaglio???Non essendo tenuti in frigo nei supermercati cosa succede?? scambi ionici???
il rivestimento interno del classico tetrapak è plastica idonea al contatto con gli alimenti, presumibilmente PE. L’alluminio anche nelle lattine è sempre rivestito da una banda di protezione in resina.
Salve forse sarò fuori tema, ma vorrei chiedere a questo punto se solo mandorle e l’aggiunta di acqua o latte ci sia in commercio per me che non voglio assumere zuccheri.
Non credo ….
Ci sono diverse referenze di latte di mandorla in commercio proprio come chiede lei, con solo acqua e mandorle al naturale, senza aggiunta di zuccheri.
Sono bio e ne cito almeno quattro: IsolaBio e Valdibella sono italiani al 100%, Provamel è belga ed EcoMill è spagnola.
Articolo interessante, e mi preme segnalare un altro prodotto, a cui lascerò a voi dare un parere:
BIOAMANDINA LATTE DI MANDORLA – Fior di Loto
Ingredienti
Acqua, mandorle di Sicilia bio 6,5%, sciroppo di riso bio.
Valori nutrizionali medi per 100 ml
Energia 256 kJ/61 kcal
Grassi 4,1 g
di cui acidi grassi saturi 0,4 g
di cui acidi grassi monoinsaturi 2,7 g
di cui acidi grassi polinsaturi 1 g
Carboidrati 4,3 g
di cui zuccheri 3,4 g
Fibre 0,5 g
Proteine 1,6 g
Sale 0,003 g
http://www.fiordiloto.it/it/alimenti/bevande-e-dessert-vegetali/bevande-di-mandorla/bioamandina-latte-di-mandorla-bio
grazie a tutti