Aggiornamento sull’obesità degli adulti nei paesi dell’Ocse. Italia terz’ultima, tasso stabile nell’ultimo decennio ma previsto in crescita
Aggiornamento sull’obesità degli adulti nei paesi dell’Ocse. Italia terz’ultima, tasso stabile nell’ultimo decennio ma previsto in crescita
Beniamino Bonardi 26 Giugno 2017Nell’ultimo decennio, il tasso di obesità della popolazione italiana al di sopra dei 15 anni d’età si è stabilizzato, ma da qui al 2030 potrebbe salire dal 9,8%, registrato nel 2015, al 13%. Lo afferma l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che ha pubblicato il rapporto Obesity update 2017, frutto di una ricerca sulla situazione dell’obesità nei 35 paesi Ocse e a livello globale. Tra i paesi Ocse, solo Corea e Giappone hanno un tasso di obesità inferiore a quello dell’Italia, mentre la classifica è capeggiata dagli Stati Uniti con il 38,2%, seguiti da Messico (32,4%), Nuova Zelanda (30,7%) e Ungheria (30%).
Le proiezioni dell’Ocse indicano un costante aumento dei tassi di obesità tra gli adulti fino al 2030, che si prevede saranno particolarmente elevati in Usa, Messico e Inghilterra, dove la popolazione obesa potrebbe raggiungere, rispettivamente, il 47%, 39% e 35%. Al contrario, l’incremento dovrebbe essere più debole in Italia e in Corea, dove si presume possa raggiungere, rispettivamente, il 13% e il 9%. Nel 2030, Spagna e Francia dovrebbero attestarsi intorno al 21%.
Calcolando anche le persone in sovrappeso nei 35 paesi Ocse, quasi la metà degli adulti e quasi un bambino su sei sono obesi o in eccesso di peso. Il rapporto Ocse, come altri, indica come obesità e sovrappeso siano più diffusi nelle fasce sociali meno istruite e tra le donne, anche se sono in rapida crescita ugualmente tra gli uomini.
Il rapporto dell’Ocse si focalizza sulle politiche di comunicazione finalizzate ad aiutare le persone a fare scelte alimentari più sane e che vengono sempre più utilizzate nei paesi Ocse, come i sistemi di etichettatura di più facile comprensione, la regolamentazione del marketing dei cibi potenzialmente insalubri, in particolare se rivolti ai bambini, campagne di sensibilizzazione attraverso i mass media e le nuove tecnologie, interventi a livello scolastico e più ampie politiche di regolamentazione, basate anche sulla fiscalità.
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