La catena di supermercati U2 entro il 2016 eliminerà i dolciumi dalle avancasse dei punti vendita, sostituendoli con prodotti freschi sani dedicati al benessere quotidiano. La notizia è importante perché in Italia solo i nuovi supermercati biologici NaturaSì non propongono dolci e snack tradizionali alle casse (sono in corso modifiche anche negli altri supermercati). Gli altri lo fanno regolarmente perché in questa posizione si vende il 21% degli snack dolci, il più delle volte sollecitati dalle richieste dei bambini seduti sul carrello.
Per rendersi conto basta dire che secondo uno studio dell’EHI Retail Institute (realizzato per la filiale tedesca di Wrigley, che vende gomme da masticare e fa parte del gruppo Mars) gli scaffali nella zona delle casse occupano solo l’1% dello spazio dei supermercati, ma generano il 7,1% delle vendite che in quella zona ammontano a 35.000 euro al metro quadrato, sette volte di più della media del negozio.
In Europa la vicenda è ben nota, basta dire che nel 2008 la catena di supermercati francese Leclerc aveva comprato una pagina del quotidiano Le Figaro annunciando di voler sostituire dolci e leccornie posizionati sugli scaffali in prossimità delle casse per attirare l’attenzione dei bambini con prodotti naturali al 100% a base di frutta, mantenendo quelli destinati agli adulti. Analoga scelta è stata fatta all’inizio del 2015 in Inghilterra da due importanti catene di supermercati quali Lidl e Tesco. Tesco ha deciso di inserire in quella zona solo prodotti che possono contribuire al consumo delle cinque porzioni giornaliere consigliate di frutta e verdura, con una quantità di calorie non eccessiva, e che siano classificati come “snack salutari” secondo le regole del Dipartimento della Salute – come nocciole, frutta secca o disidratata, barrette di cereali.
Anche noi un anno fa avevamo lanciato una petizione su Change.org invitando i supermercati a eliminare snack, caramelle e dolciumi situati in prossimità delle casse, ma le grandi catene come: Esselunga, Auchan, Carrefour, Iper, Il Gigante, Pam…avevano ignorato l’invito. Coop aveva annunciato un momento di riflessione sul tema, salvo poi decidere di non cambiare strategia di vendita. La scelta di U2 è quindi molto apprezzabile perché rinuncia a una strategia di marketing “poco etica”, che sfrutta i bambini e va incontro a una richiesta del tutto legittima dei clienti.
I supermercati non dicono che la scelta delle caramelline e degli snack nelle avancasse è dettata da motivi puramente economici. I produttori infatti versano decine di milioni alle catene per comprare lo spazio espositivo e stipulano contratti dove si prevede la cessione dello spazio a fronte di un bonus di 1.000 euro l’anno per ogni postazione.
Il vantaggio economico è doppio perché oltre ai bonus per l’affitto della posizione il punto vendita si garantisce margini di resa 2-3 volte superiori rispetto agli altri scaffali. Basta confrontare il prezzo delle caramelle nelle corsie che si aggirano sui 15-20 euro/kg, mentre quello delle piccole confezioni posizionate nelle avancasse supera i 50 euro/kg. Eppure si tratta di prodotti costituiti per oltre il 90-95% di zucchero.
C’è di più, i produttori stabiliscono loro quanti e quali tipi di caramelle e snack mettere e in alcuni casi forniscono anche le scaffalature. Il rifornimento avviene due tre volte alla settimana ed è affidato a del personale che sistema gli espositori come avviene per le macchinette che distribuiscono il cibo collocate negli uffici. Certo al posto dei dolci si potrebbero mettere altri prodotti ma la resa non sarebbe così interessante perché i prezzi stratosferici degli snack e delle caramelle consentono margini notevoli.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Che dire? Molto interessante ma un po’ dovevo immaginarlo.