Tornano a crescere le infezioni da Salmonella in Europa dopo 10 anni. Salgono anche i casi di Listeria e Campylobacter. Il rapporto Ecdc-Efsa sulle malattie trasmesse da alimenti nel 2016
Tornano a crescere le infezioni da Salmonella in Europa dopo 10 anni. Salgono anche i casi di Listeria e Campylobacter. Il rapporto Ecdc-Efsa sulle malattie trasmesse da alimenti nel 2016
Redazione 15 Dicembre 2017Dopo 10 anni di costante diminuzione, tornano a salire le infezioni da Salmonella in Europa. Lo certifica il rapporto congiunto sulle zoonosi e le malattie trasmesse dagli alimenti redatto dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sulla base dei dati raccolti dai 28 Stati membri nel corso del 2016.
Lo scorso anno si sono verificate quasi 95 mila infezioni da Salmonella enteritidis (+3%), il sierotipo responsabile della maggior parte dei casi (59%) di salmonellosi di origine alimentare che si verificano nella popolazione europea e oltre un sesto degli oltre 4.700 focolai di infezione di origine alimentare registrati nell’Unione. In Italia i casi di Salmonella registrati sono stati oltre 4 mila, in aumento rispetto all’anno precedente. Nella maggior parte dei casi, le infezioni si sono verificate in seguito il consumo di uova, prodotti a base di uova e carne di pollame contaminate da questi batteri.
Aumentano anche le infezioni da Listeria monocytogenes, che nel 2016 hanno colpito oltre 2.500 persone in tutto il continente (+9,3%), di cui 179 in Italia. Nel 97% dei casi di listeriosi è stata richiesta l’ospedalizzazione e ha portato a 247 decessi. A maggior rischio sono gli anziani sopra gli 84 anni, tra i quali il tasso di mortalità è del 26% (uno su quattro).
I batteri del genere Campylobacter restano la principale causa di casi singoli di infezioni alimentari dovute, in gran parte, a una impropria preparazione dei cibi, soprattutto pollo. Nel 2016 in Europa si sono verificati poco meno di 250 mila casi di campylobatteriosi, che raramente hanno richiesto l’ospedalizzazione. In Italia sono stati riportati poco più di mille casi. Un numero che tuttavia è quasi certamente sottostimato, a causa della mancanza di un sistema di monitoraggio completo delle campylobatteriosi nel nostro paese.
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