La storia del diserbante glifosato presente nel grano duro canadese importato in Italia, è stata raccontata da Coldiretti anche attraverso diversi presidi nel porto di Bari dove attraccano le navi. La storia ha convinto migliaia di persone a diffidare delle materie prime straniere, anche se alcuni elementi di questa vicenda risultano poco chiari. C’è infatti da chiedersi perché Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, a Bari guidi i manifestanti all’arrembaggio delle navi cariche di grano canadese “contaminato” da glifosato e a Bruxelles sottoscriva come vicepresidente del gruppo COPA COGECA (l’organizzazione europea cui aderiscono le associazioni degli agricoltori e delle cooperative agricole) un documento che invita l’UE a rinnovare per altri 15 anni l’autorizzazione dell’erbicida in Europa.
Stiamo parlando del diserbante più utilizzato al mondo, e usato ampiamente per i cereali anche nel nostro Paese sino a un anno fa. Per questo motivo adesso è facile trovarlo in quantità infinitesimali in molti alimenti, anche ottenuti con il 100% di materie prime italiane.
Il problema del glifosato (che lo Iarc considera cancerogeno e l’Efsa no) esiste ed è grave in quanto siamo di fronte a un prodotto chimico efficace sul campo e molto economico, usato in tutto il mondo. In queste settimane la questione è all’ordine del giorno della Commissione Europea che dovrà decidere se rinnovare, e per quanti anni, l’autorizzazione all’uso del diserbante (che è anche sospettato di essere un interferente endocrino). Purtroppo il glifosato si trova in quantità infinitesimali anche nelle acque di irrigazione. Si è trovato in tracce in diversi cibi, come birra e succo di arancia, venduti negli Usa. In attesa delle decisioni dell’UE sul suo impiego, la narrazione suggerita da Coldiretti della pasta italiana preparata con grano importato contaminato appare assolutamente strumentale. Si tratta di propaganda priva di riscontri validi, tanto che analisi fatte di recente da riviste specializzate e associazioni di consumatori evidenziano la presenza di tracce di diserbante anche in prodotti 100% italiani.
Ma perché allora un programma di inchieste giornalistiche come Report su Rai 3 ha raccontato questa storia in modo avvincente? Il servizio del giornalista inviato in Canada ha proposto immagini molto efficaci e ha focalizzato l’attenzione sul problema attraverso interviste a soggetti non proprio super partes, che hanno creato molta confusione e destato un certo allarmismo. Il colpo di scena del programma però si registra al 14° minuto quando vengono presentati i risultati delle analisi sul glifosato fatte in laboratorio su 6 campioni di pasta italiana (Barilla, Garofalo, Divella, Rummo, La Molisana, De Cecco). Prima di leggere i risultati il conduttore precisa che il glifosato è stato trovato in tracce e i valori sono “ampiamente sotto i limiti di legge” e poi conclude dicendo che “bisognerebbe mangiare da 100 a 600 kg di pasta al giorno per superare i livelli stabiliti dall’Efsa!“.
Ma se la situazione è questa – verrebbe da dire – di cosa stiamo parlando? Forse vale la pena ricordare che gli italiani mangiano 28 kg di pasta in un anno. Il conduttore di Report Sigfrido Ranucci con questa frase ha praticamente annullato l’effetto del presunto scoop, rivelando al telespettatori che il pericolo risulta alquanto remoto. Valori simili di glifosato nella pasta sono stati rilevati dalla rivista Test Il Salvagente e dal mensile Altroconsumo che hanno realizzato prove di laboratorio, così come pure da altri che hanno trovato la presenza del diserbante in quantità infinitesimali anche nella farina italiana.
I consumatori che non scelgono il cibo biologico devono rassegnarsi a convivere con una contaminazione minima, dovuta ai residui dei pesticidi utilizzati in agricoltura. Oggi i valori uguali a zero non esistono, anche perché i nuovi sistemi analitici permettono di individuare residui presenti in quantità pari allo 0,000000001%! Questo non vuol dire che ogni giorno siamo un po’ avvelenati dal cibo, come spesso si legge nei commenti di Facebook. Gli scienziati fanno una valutazione del rischio, e fissano limiti di soglia aggiornati ogni 5 anni.
In molti alimenti ci sono sostanze tossiche e anche cancerogene, ma in quantità talmente piccole che non rappresentano un serio rischio per la persona. Sulla base di questo concetto consumiamo con una certa cautela i salumi, anche se contengono nitrati che ingeriti diventano nitriti e abbinandosi alle ammine formano nitrosammine cancerogene. La stessa cosa succede per i nitrati contenuti naturalmente nelle verdure. Forse vale la pena parlare dell’arsenico inorganico, una sostanza considerata tossica, presente nel riso, nell’acqua potabile e anche nelle bottiglie di minerale. Anche in questo caso la valutazione del rischio dice che possiamo berla senza problemi, proprio perché la presenza entro determinati limiti è considerata accettabile. Analogo discorso per il mercurio nei pesci che non deve superare certi limiti.
Per tornare a Report, la redazione avrebbe potuto leggere i dati delle analisi sul glifosato per capire la scarsa rilevanza del problema, evitando di mandare in onda un servizio dai toni allarmistici in contrasto con i risultati delle analisi. Forse qualcuno in redazione crede o ha creduto alle storielle di Coldiretti sul glifosato in linea con quella del grano canadese contaminato da micotossine cancerogene, raccontate così bene da sembrare vere.
P.S.
In Italia nell’ambito agricolo alimentare l’impiego del glifosato è vietato dal 22 agosto 2016, ma solo nella fase di pre-raccolta (da noi si usa di solito nelle regioni del nord dopo estati umide per essiccare la pianta e ottimizzare il raccolto dei cereali, questa pratica è invece utilizzata in Canada e in altri Paesi in modo regolare). In Italia dal 22 maggio 2017 è vietata la vendita solo di prodotti contenenti glifosato abbinato al coformulante ammina di sego polietossilata. La vendita del glifosato puro, oppure abbinato ad altri coformulati è autorizzata (tranne in fase di pre-raccolta) tanto più che si può acquistare tranquillamente su Amazon.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Scusate, ma il ragionamento che per avere effetti indesiderati bisognerebbe mangiare da 100 a 600 kg di pasta è un’emerita castroneria. Non è in modo così meccanico e infantile che vanno letti i limiti della 396/05!
Casomai è il contrario: i limiti vengono fissati tenendo conto di qual è il consumo medio di un cibo tra la popolazione, quindi tendono ad essere più bassi per cibi che si consumano spesso e più alti per cibi che si consumano più di rado – ovviamente nella media dei paesi europei.
Vi faccio un esempio: sul frumento il limite è 10 mg/kg, mentre sul sorgo il limite è 20 mg/kg. Come mai? Sempre Glifosato è, no?
Beh, sappiate che sul Mais il limite è 1 mg/kg e addirittura sul Riso e sul Grano Saraceno il limite è 0,1 mg/kg, cioè 100 volte meno che sul Grano! E lo stesso su diversi frutti ed ortaggi. Come si spiega, se è possibile ingerire quantità così elevate di Glifosato senza alcun problema?
E’ evidente che il limite non si basa sulla pericolosità ASSOLUTA del fitofarmaco, ma su una valutazione statistica di quanto se ne assume con vari componenti della dieta e probabilmente di quanto si rischia di danneggiare il settore produttivo (guarda caso sui prodotti in cui si utilizza più Glifosato i limiti tendono ad essere molto più alti…).
Beh, ricordate che noi italiani mangiamo molta più pasta degli altri paesi europei, molto più che riso… meditate gente…
Uno che ci capisce!!!!!!!
Il consumatore ha il diritto di conoscere la verità, che non può essere diversa da quella scientifica, cioè dei numeri. A questo punto è incontrovertibile che il peggiore inquinante, spesso più dannoso degli inquinanti chimici anche fuori limite è da ricercarsi nella ricerca spasmodica dell’AUDIENCE , malattia ormai molto diffusa fra pseudo-giornalisti che non sanno, o peggio, colpevolmente non vogliono sapere degli argomenti che affrontano, non solo nell’agroalimentare ma anche in quello della salute con danni incalcolabili. PROBLEMA DI DEONTOLOGIA PROFESSIONALE, per cui l’ordine, se onesto, dovrebbe radiarli.
Quanto poi alla continua citazione del principio di precauzione senza far riferimento alla sacrosanta analisi e GESTIONE del rischio, perché non ci si scaglia, come maggiore priorità contro le VERE cause dell’inquinamento atmosferico? il principio sopraddetto potrebbe portare allo spegnimento di tutte le caldaie, a bandire la stragrande maggioranza dei mezzi pesanti e delle auto (non certo degli inceneritori moderni), a bandire la vendita delle sigarette Etc. Etc.
Aria, acqua, cibo….tutti vogliamo il meglio, ci mancherebbe, nessuno è masochista o tanto meno qualcuno più furbo, ma lo ZERO non esiste in natura, neanche nelle migliori e più scrupolose produzioni BIO e se si vuole proprio trovare , con sofisticati sistemi di rilevamento analitico qualcosa si trova (Micotossine, Rame, Arsenico, Piombo, Cadmio ,derive lontane di lontani trattamenti). Il rigore, i limiti e la scienza che li valuta sono una garanzia per tutti, non demoliamo questa conquista di eccezionale valore per la storia dell’umanità. Fuori da quei confini c’è il Regno dei cialtroni e dei santoni e i rischi sono nettamente superiori per il benessere futuro dei nostri figli
Mi fa piacere notare due piccole sfumature nell’articolo……….fino a “qualche articolo fa” …..una delle varie “bufale” era che …….il glifosato era usato in canada in pre-raccolta… . . . . ……ora è diventato ufficiale ……
mi fa piacere riscontrare inoltre che cosi come “in molti alimenti ci sono sostanze tossiche e anche cancerogene, ma in quantità talmente piccole che non rappresentano un serio rischio per la persona. Sulla base di questo concetto consumiamo con una certa cautela i salumi”
io è già da tempo che consumo con una certa cautela anche la pasta e ..i prodotti a base di farine….sopratutto quando non ne conosco la provenienza poichè “è la somma che fa il totale”.
E …..quantomeno, dal 2016, posso ipotizzare che rispetto alle percentuali evidenziate nel servizio di report nei prodotti realizzati con farine di origini straniere , nelle paste e nei prodotti a base di farine di origine italiana, ci saranno delle percentuali ancora più basse e ………la somma ….avrà un totale ancora inferiore
p.s. io mi auguro non tanto che ….nei prossimi 50 anni la vita si allunghi ancora di piu……..ma che non si accorci drasticamente……e sopratutto…. in “malo modo”!
Quindi spari di nuovo il tuo inutile ragionamento,che il glifosato è in quantità ridotta,cioè tutto quello che mangiamo contiene già tracce etc….ma per quelli come te è tutto normale nella brutta direzione che stanno tracciano le multinazionali del settore nel utilizzo massiccio di sostanze chimiche nel mondo agricolo. Speriamo che l’opinione pubblica si sveglia e mette chiari paletti sulla trasparenza cosi almeno i consumatori possono scegliere che prodotti mangiano…perché vedi anche se tu ne te ne accorgi è vero che la nostra alimentazione e sempre più piena di veleni per ogni piatto che mangiamo dal mattino alla sera e la sfida per questo secolo e eliminarli ma non sarà facile.
I contaminanti ci sono e i pesticidi sono molto utilizzati. L’altra certezza e che non esistono studi sulla sinergia di 2-3 pesticidi presenti in minima quantità o in tracce ben al di sotto dei limiti di legge in un alimento. Chi considera questo un problema serio compra bio.
Dr. La Pira buonasera.
Trovo molto interessante il suo articolo. Premetto che sono completamente “digiuno” in materia e quindi potrei fare delle affermazioni sbagliate. Però, a pelle, non concordo su una frase.
“I consumatori che non scelgono il cibo biologico devono rassegnarsi a convivere con una contaminazione minima, dovuta ai residui dei pesticidi utilizzati in agricoltura”. Siamo sicuri che nel “cibo” biologico non ci siano residui o tracce di contaminanti? Sono stati fatti in passato dei test su farina o pasta Biologica? Sappiamo che in naturae in biologia lo zero assoluto non esiste. Sarebbe interessante, al netto dei trattamenti più o meno leciti con Glifosate, sapere qualè il “rumore” di fondo di questo composto o dei sui metaboliti.
Visto che, comunque nella pasta dei test i limiti normativi sono rispettati, forse scopriremmo che di veramente “Biologico” c’è solo il prezzo.
M.C.
Siamo sicuri che i prodotti bio sono senza contaminanti? Io quando compro bio sono convinto di acquistare prodotti coltivati in un certo modo e non ho dubbi. Anche quando compro prodotti non bio credo che la presenza di contaminanti sia al di sotto dei limiti di legge. Le eccezioni esistono come accade in tutti i settori ma si tratta di incidenti occasionali per fortuna.
io penso solo una cosa qui il problema è l’accumulo nel tempo nel corpo di piccole quantità di questi pesticidi, dovrebbero organizzare degli studi per capire sul lungo periodo cosa comporteranno i residui di questi pesticidi nei nostri organismi
Ma è pressoché impossibile i pesticidi sono centinaia e le combinazioni migliaia. Per contro è aumentata la capacità di individuare residui di sostanze chimiche a livelli di parti per milione o miliardo!
Replico commento su argomento SOLO apparentemente diverso:
http://www.ilfattoalimentare.it/mutti-pomodoro-arsenico-richiamo-bufala.html
Bufala artigianale, stavolta smascherata perché eccessivamente fiduciosa del credo fideistico -ignorante che ormai è convinto di poter controllare e manipolare la ormai fragile spaventata e forcaiola opinione pubblica.
Delinquenziale ma anche cattivo artigianato , tra l’altro, perché quando ieri sul mio pc e i miei collegamenti WhatsApp è arrivata questa ennesima, penosa bufala e relativi consueti commenti indignati soprattutto verso il parente e l’amico che “un pò ci capisce” ho un po’ coraggiosamente capito che di bufala temeraria si trattava da due elementi : data di scadenza del lotto troppo vicina per quel tipo di prodotto e un fantomatico “importatore” per una specialità invece tutta italiana.
Ho pertanto rassicurato parenti ed amici che presto sarebbe stata smascherata e così, grazie anche al vs lodevole servizio controcorrente ho consolidato credibilità e stima fra le persone care a me vicine.
GRAZIE !
Certo sarebbe stato più difficile convincerli se la bufala fosse stata condita meglio (es . ” AAAATENZIO’ Battagliò !!Trovate 2 ppb di arsenico…certo il limite è 200, ma chi può dire che già a piccole dosi ” ecc ecc è malinconica storia contemporanea DI BEN Più CARISMATICI ALLARMISTI PROFESSIONISTI
http://www.ilfattoalimentare.it/arsenico-inorganico-fissati-i-limiti-nel-riso-e-nei-prodotti-derivati-entreranno-in-vigore-dal-1-gennaio-2016.html
“Il nuovo regolamento europeo – SU INDICAZIONE EFSA (ma non erano i cattivi e prezzolati copia-incolla?) NdR- stabilisce quindi per la prima volta dei limiti per proteggere i consumatori: 0,20 e 0,25 mg/kg= ppm = 200 ppb, rispettivamente, nel riso e nel riso parboiled o integrale, 0.30 mg/kg = 300 ppb per la biscotteria a base di riso, mentre una speciale precauzione è riservata al riso destinato ai prodotti per l’infanzia: il tenore massimo ammesso è di 0.10 mg/kg= 100 ppb meno della metà rispetto alle altre categorie di riso.”
E’ vero, siamo ormai prossimi al neo-medioevo (CIALTRONEVO) ma, facendo un parallelismo storico, è come se fossimo al III secolo, fortunatamente non ancora al V, quando chi difendeva la scienza e la conoscenza veniva scorticata viva e la biblioteca culla del sapere antico incendiata in quanto esempio blasfemo.
Ma la strada è segnata.
Non per fare il solito pessimista o allarmatore di professione, ma solo per stare in tema, segnalo che siamo ancora in attesa che qualche Agenzia istituzionale e/o ricercatore farmacologo serio ed affidabile (per esempio l’Ist. Mario Negri), studino gli effetti cumulativi e sinergici di alcuni metalli e sostanze tossiche che assorbiamo, tipo Arsenico, Cadmio, Mercurio, Piombo, Manganese, Rame, ecc.. insieme a qualche altra sostanza brevettata ed in uso massiccio nelle coltivazioni ed allevamenti di ciò che mangiamo tutti quotidianamente.
Il problema di fondo è chi stabilisce i valori limite di tossicità del glifosato nel cibo, in questo caso il grano. Secondo l’EFSA il limite MRL (livello massimo residuo) è di 10 mg/kg in Europa, di 5 mg/kg in Australia, Canada e Cina e di 30 mg/kg in USA e nel resto del mondo http://www.safesayswho.com/the-staple-grains-have-the-highest-maximum-residue-levels-for-glyphosate-roundup/
Lo IARC nel 2015 ha inserito il glifosato nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene” (categoria 2A). Nella stessa categoria sono presenti sostanze come il DDT e gli steroidi anabolizzanti, ma anche le emissioni da frittura in oli ad alta temperatura, le carni rosse, le bevande bevute molto calde e le emissioni prodotte dal fuoco dei camini domestici alimentati a legna o con biomasse. In pratica si tratta di sostanze per cui ci sono prove limitate di cancerogenicità nell’uomo, ma dimostrazioni più significative nei test con gli animali.
La EFSA, OMS e FAO hanno espresso giudizi più rassicuranti, ma hanno previsto comunque misure di cautela, come la valutazione dei residui di glifosato nei cibi e il divieto di utilizzarlo in aeree densamente popolate. http://www.airc.it/cancro/disinformazione/glifosato-erbicida-cancerogeno/
Non ho trovato valori massimi stabiliti dallo IARC per il MRL. Sarebbe interessante conoscerli.
In analisi effettuate nel 2012 dall’EFSA, il 16% del grano è risultato positivo al glifosato con un valore massimo di 3.2 mg/kg ovvero il 32% del limite MRL http://www.glyphosate.eu/database/fact-sheet
Tuttavia mi sorge un dubbio: come facciamo a fidarci dell’EFSA quando è palese che abbia copiato dei report dalla Monsanto inventrice e detentrice del brevetto (ormai scaduto nel 2001) per il glifosato? http://www.ilfattoalimentare.it/glifosato-efsa-copia-incolla-monsanto.html http://www.slowfood.it/glifosato-innocuo-lo-dice-lo-studio-indipendente-riscritto-dalla-monsanto/
Il principio di precauzione vuole che si eviti di mangiare cibo, in questo caso grano, che contenga tracce della sostanza incriminata ovvero il glifosato.
Nel servizio di Report, subito dopo la parte che La Pira descrive dettagliatamente (ovvero che i valori riscontrati nella pasta sono molto sotto la soglia), il conduttore Ranucci introduce i risultati ottenuti dall’Istituto Ramazzini i cui studi indicano invece effetti pericolosissimi del glifosato anche in quantità minime con tanto di intervista dettagliata. Questo era lo scoop del servizio di Report! Estrapolare un pezzo da un contesto per dare una visione di parte non si chiama giornalismo.
L’Istituto Ramazzini è l’unico che porta avanti questa tesi e francamente prima di sposare questa ipotesi sarebbe meglio attendere altre evidenze qualificate. C’è da chiedersi quale sia la necessità di fare analizzare in laboratorio la pasta alla ricerca del glifosato quando tutte le recentissime analisi hanno appurato una presenza ridicola. Ci sono decine di pesticidi regolarmente in uso che presentano criticità molto più evidenti. Proprio ieri sera Report parlava di tre pesticidi di questo tipo . Le ricordo che in agricoltura il glifosato è vietato solo in fase di raccolta dei cereali ma poi si può usare ovunque.
Gli studi sul Gliphosato sono stati fatti da Istituti internazionali di grandissimo prestigio, affidabilità e rigore scientifico. Da questi lunghi studi emergono i limiti altamente prudenziali di 10 mg/kg= 10 ppm (parti per milione).
Menar scandalismo alimentare aizzaforcaioli è una delle nuove frontiere del giornalismo d’assalto (assalto soprattutto al fastidioso benessere occidentale “degli altri”) , ma i limiti ottenuti con metodo scientifico rimangono quelli e la VERITA’ è cosa ben diversa della post-verità attesa e di comodo che si pretende di sentire.
Pur volendo dare pari spessore scientifico al Ramazzini non mi sembra però che sia arrivato a queste contraddittorie e catastrofiche conclusioni, ma abbia SOLO AVVIATO STUDI, ben lungi da avere risultati ripetibili e valutabili dalla comunità scientifica internazionale. VEDREMO quando arriveranno a conclusione (aspettiamo….)
Se comunque il limite è 10 ppm e si fossero trovati valori di 6-7 ppm allora scatterebbe una sorta di pre-allarme e di legittimo dubbio sul prodotto , ma con valori di 0.1 un minimo di onesta razionalità e antico buonsenso dovrebbero consigliare di deviare su altri scoop.
Altrimenti se insisto e voglio disfarmi di quell’antipatica della signora delle pulizie condominiali trovo pure tracce di ammoniaca nella mia camera da letto e le imputo al vetril che ha usato lo scorso mese per pulire i vetri delle finestre delle scale condominiali.
Tra massimo 5 anni, tutto questo sarà un ricordo stiamo andando talmente veloce che tutti questi problemi finiranno. La gente attualmente sta diventando più consapevole e legge le etichette degli ingredienti e sceglie i cibi più sani e magari a km 0. Internet sta facendo volare le informazioni a velocità della luce. Chi vivrà, vedrà
Magari fosse vero…
Internet sta facendo volare gli asini, peggio LE BUFALE.
Arma micidiale di diffusione virale di boiate che diventano credibili perché orecchiabili alle masse disorientate e spaventate dai neotalebani in quanto ben congegnate da mestatori di torbido professionisti: in politica nazionale (chi vivrà, vedrà…l’orrore del prossimo governo, eletto con questa tecnica diffamatoria) e internazionale, nella concorrenza commerciale e,
purtroppo,
anche nell’agroalimentare.
Quello che colpisce e muove migliaia di pollici e like rabbiosi e vendicativi contro gli establshment non sono la conoscenza, l’informazione e la cultura bensì le sparate più demagogiche e allarmistiche che con sicumera acquisita da reiterata impunità ormai hanno travalicato il confine delle scemenze incredibili, diffamatorie, ridicole senza che ci sia argine di tecnici esperti o magistrati coscienziosi e instancabili.
I Barbari hanno vinto e gozzovigliano con urla e rutti gutturali sul sacro suolo dell’Arce Capitolina.
In etichetta troverà un centesimo della vera storia del prodotto.
Il mio e suo benessere di italiani è in parte dovuto all’esportazione di vini e spumanti in tutto il mondo, basta slogan fasulli di km 0…
La questione pericolosità da chiarire del Glifosato è duplice:
-la grande diffusione in molti alimenti e nell’ambiente, che produce accumulo ed incidenza sui bambini e persone a maggior rischio (operatori, ammalati, gravidanza, anziani e forti consumatori quotidiani di alimenti contaminati);
-il possibile/probabile effetto come interferente endocrino, già attivo anche a basse assunzioni.
Due aspetti da verificare senza sottovalutazione ne allarmismo, ma comunque da studiare per questa ed altre sostanze a rischio cumulativo.
Concordiamo che le coltivazioni vanno protette, pena la perdita di resa anche grave dei raccolti, ma se abbiamo sempre ben presente dove finiscono le sostanze che vengono impiegate allo scopo, prudenza e buone pratiche produttive non sono un optional ma un dovere per tutti gli addetti, a cominciare dai produttori dei coadiuvanti agricoli e conservieri impiegati in tutta la filiera produttiva degli alimenti.
A parte qualche pazzo criminale, nessuno gioisce se si trovano contaminanti nei cibi.
Ma è in corso una strumentale campagna fideistico-scandalistica che come tutte le religioni trova potere se sparge paura e terrore.
In ogni caso il grano e la pasta sono fra gli alimenti più sani e salutari al mondo e le ridicole tracce di gliphosato e di micotossine strombazzate come chissà quale prova truffaldina non significano nulla di nulla .
SONO PRATICAMENTE ZERO, visto che il vero ZERO in natura non esiste per nessun composto o elemento minerale che alla fine, con le metodiche analitiche di oggi, si trova se ci si accanisce a cercarlo in tracce. Per poi organizzare una bella grancassa scandalistico-mediatica basata sul nulla.
Probabile lontana deriva di diserbi di scarpate stradali o ferroviarie o di qualche trattamento alla semina in Agricoltura cd Conservativa da cui è impossibile sfuggire a meno di chiudersi in una camera stagna.
Altre COLTURE SONO IRRORATE con aerei dall’erbicida in pieno vigore vegetativo (soia OGM – 85% della produzione mondiale) e arrivano nei menu soprattutto di tanti secredenti salutisti.
Il problema di fondo è chi stabilisce i valori limite di tossicità del glifosato nel cibo, in questo caso il grano. Secondo l’EFSA il limite MRL (livello massimo residuo) è di 10 mg/kg in Europa, di 5 mg/kg in Australia, Canada e Cina e di 30 mg/kg in USA e nel resto del mondo http://www.safesayswho.com/the-staple-grains-have-the-highest-maximum-residue-levels-for-glyphosate-roundup/
Lo IARC nel 2015 ha inserito il glifosato nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene” (categoria 2A). Nella stessa categoria sono presenti sostanze come il DDT e gli steroidi anabolizzanti, ma anche le emissioni da frittura in oli ad alta temperatura, le carni rosse, le bevande bevute molto calde e le emissioni prodotte dal fuoco dei camini domestici alimentati a legna o con biomasse. In pratica si tratta di sostanze per cui ci sono prove limitate di cancerogenicità nell’uomo, ma dimostrazioni più significative nei test con gli animali.
La EFSA, OMS e FAO hanno espresso giudizi più rassicuranti, ma hanno previsto comunque misure di cautela, come la valutazione dei residui di glifosato nei cibi e il divieto di utilizzarlo in aeree densamente popolate. http://www.airc.it/cancro/disinformazione/glifosato-erbicida-cancerogeno/
Non ho trovato valori massimi stabiliti dallo IARC per il MRL. Sarebbe interessante conoscerli.
In analisi effettuate nel 2012 dall’EFSA, il 16% del grano è risultato positivo al glifosato con un valore massimo di 3.2 mg/kg ovvero il 32% del limite MRL http://www.glyphosate.eu/database/fact-sheet
Tuttavia mi sorge un dubbio: come facciamo a fidarci dell’EFSA quando è palese che abbia copiato dei report dalla Monsanto inventrice e detentrice del brevetto (ormai scaduto nel 2001) per il glifosato? http://www.ilfattoalimentare.it/glifosato-efsa-copia-incolla-monsanto.html http://www.slowfood.it/glifosato-innocuo-lo-dice-lo-studio-indipendente-riscritto-dalla-monsanto/
Il principio di precauzione vuole che si eviti di mangiare cibo, in questo caso grano, che contenga tracce della sostanza incriminata ovvero il glifosato.
Caro La Pira e caro Fatto Alimentare, e se il problema non fosse la presenza del glifosato nella pasta ma del suo metabolita AMPA nell’acqua che tutti bevono ( anche i non mangiatori di pasta).
E se l’altro problema fosse che un diserbante ” non selettivo” altera la fauna e la flora batterica e delle mycorrize nel terreno, rendendolo più povero più sterile e meno permeabile.
Questo banale artificio retorico per spostare il problema dal ” prodotto ” pasta al ” processo” di coltivazione e di trasformazione. Tengo peraltro a ricordare che biologico non è un prodotto ma un processo. Se questo è chiaro , il glifosato deve sparire. Qualcuno ricorda anche solo il DDT o l’atrazina? Erano due delle soluzioni magiche perorate dall’industria per l’agricoltura. Dell’atrazina si trovano ancora tracce nell’acqua a 30 anni dal divieto di vendita. Così, per animare il dibattito.
Tutti siamo d’accordo sul fatto di ridurre i pesticidi e di usare l’agricoltura integrata e chi può sceglie il bio. Ma non esiste la bacchetta magica e bisogna scegliere il meno peggio. La cosa migliore è trovare un sostituto del glifosato e forse qualcuno ha già una proposta. Detto ciò è sbagliato criminalizzare un erbicida presente in queste quantità nel grano duro. Se dovessimo seguire questo criterio dovremmo smettere di mangiare carni rosse lavorate salumi ecc che fanno parte della stessa categoria individuata dallo Iarc.
Quando ci si scontra ogni giorno con il trionfante, invadente, preoccupante talebanesimo, purtroppo la sobrietà dialettica e le argomentazioni tecnico-scientifiche vengono spocchiosamente ignorate.
Dalla triste, ignorante, altezzosa e crescente pletora di no-vax, no-modern, no-gluten no-all of all arrivano continuamente falsi allarmismi terrorizzanti a fin di annichilente controllo e avidità di potere fideistico-religioso nel costruendo neo Medioevo o meglio CIALTRONEVO.
Mi sembra ovvio che nessuno si diverta a fare bagni di Gliphosato e fitofarmaci. L’accortezza e il risparmio (del resto ormai obbligato) sono qualità radicate negli agricoltori che sanno fare bene il loro difficile mestiere senza avvelenare nessuno come un forsennato discredito paragiornalistico vorrebbe far credere alle masse ormai urbanizzate e senza più riferimenti ai cicli stagionali.
Ben venga infine il superamento della necessità di usare diserbanti, insetticidi e fungicidi, ma malerbe, insetti e funghi patogeni da millenni sono gravi minacce alla produttività agricola e quindi al benessere dell’umanità che la breve recente opulenza obesizzante dell’occidente ha troppo rapidamente e pericolosamente dimenticato con proclami di un salottiero, vago e vanaglorioso ” ritorno alla natura”.
E comunque, in attesa di chissà quale miracolo, i principi attivi dei decenni passati erano sicuramente altamente più tossici degli attuali, gliphosato in primis, basti ricordare l’atrazina fra i diserbanti e il ddt tra gli insetticidi, per non parlare dei micidiali esteri fosforici o del cancerogenissimo ma naturale Arsenico o del metallo pesante Rame, ancor oggi abbondantemente usato in agricoltura biologica fino a 6 kg/ha!!
Il metabolita AMPA si origina anche dalla decomposizione dei detersivi, usati in quantità forse migliaia di volte superiore al diavolo Gliphosate.
Allora, anche se sul grano non lo ha mai messo nessuno in Italia (mi spiace per gli ululanti fan di report), da domani con editto del Sacro impero talebano messa al bando del gliphosate e contemporanea mobilitazione nazionale coatta dai salotti pariolini ciarlieri autocelebrativi ai campi, alle ferrovie, ai fossi, alle strade a strappare erbacce con schiena mai ritta come ci si aspetta da spiriti indomiti e coerenti.
Attenzione, vietato sudare perchè aboliti anche i saponi e detersivi notoriomante AMPiAmente inquinanti.
Ritengo che Report abbia dato la possibilità ai consumatori di sapere che il Glifosato esiste, e che lo si trova, anche minimamente, negli alimenti, e che verrà impiegato ancora a lungo. Così come gli altri composti chimici. Perché criminalizzare Report? Non è un dovere del giornalista informare? Anche se alla fine risulta che siamo costretti a “scegliere il meno peggio”.
Perché il problema riguarda anche l’acrilammide ed è molto peggio, poi ci sono le carni rosse lavorate e così via…. e se seguiamo questa logica alla ricerca del rischio zero e del residuo zero criminalizzando i livelli ritenuti accettabili direi che si salvano pochi prodotti.
La rete ferroviaria italiana è tenuta (FORTUNATAMENTE) pulita da erbacce grazie al Glifosato e se c’è ACCANIMENTO ANALITICO per fini di controllo fideistico-religioso delle masse instillandone paura ignorante e successiva devozione (metodo millenario di ogni religione) si riesce a trovare anche a kilometri di distanza, ma 30 ppb= 0.03 ppm su un limite di 10 ppm è molto vicino a quello ZERO ASSOLUTO che in natura NON ESISTE, con buona pace dell’assolutismo talebano.
La conoscenza laica, scientifica e democratica è la parola chiave perché il mondo dei nostri figli possa continuare a vivere nel benessere più diffuso possibile, come MAI invece accaduto in quel passato fideistico-religioso che oggi si tende a rimpiangere con sprovveduta superficialità.
Il gliphosate è molecola diserbante diffusissima nel mondo per la sua praticità ed economicità. Al pari di ben altri illustri scienziati, tanto meno io ho le competenze per dire una parola definitiva sulla sua pericolosità sull’uomo, ma mi fido dei limiti prudenziali emanati dalle autorità sanitarie dopo attenti studi epidemiologici.
Se i valori riscontrati fossero non dico superiori, ma solo vicini a quei limiti penso che qualsiasi produttore avrebbe lo scrupolo di non avviare sul mercato la merce. Ma se parliamo di valori lontanissimi da quei limiti (0.03-0.1 vs 10 ppm) mi viene il sospetto che, dopo la sopita campagna disinformativa terroristica delle micotossine, sia in corso la consueta ben orchestrata opera di demonizzazione fideistico-religiosa a fini diversi ma sicuramente non nobili, e tantomeno scientifici.
Non si usa sul grano e sui cereali perché è un diserbante non selettivo, cioè uccide tutte le piante con le quali viene a contatto, e per colture estensive fitte e “povere” come i cereali non esistono schermature meccaniche che possano in qualche modo separare coltura da infestanti. Cosa che potrebbe avere un riscontro economico per colture “orto-floricole” più redditizie o per arboree-arbustive a tronco consolidato.
Largo uso in America centro-meridionale nella soia-OGM resistente proprio all’erbicida : 85% della produzione mondiale.
Largo uso per diserbi totali in scarpate ferroviarie e stradali (per sicurezza e visibilità delle segnalazioni) e dai bordi di canali e stradelli interpoderali e da qui dovrebbero nascere quei valori bassissimi trovati anche nel grano
Uso limitato ma crescente nelle semine su sodo per eliminare le infestanti e permettere alle seminatrici di creare letti di semina efficaci senza l’uso di costose ed erosive lavorazioni del terreno (in primis aratura). In ogni caso operazioni fatte a novembre per raccolte di luglio…residui ancor più bassi delle derive dei trattamenti non agricoli.
Essiccamento rapido di cereali ancor troppo umidi per essere mietitrebbiati e stoccati in regioni con epoca di maturazione breve. Non è appunto il caso di Italia, Bacino Mediterraneo, Arizona, USA, Messico, Australia.
Qualche rischio invece in Canada sul grano primaverile, ma in quel Paese serio ci sono controlli rigorosi e non credo che esportino partite contaminate che comunque sarebbero bloccate alle dogane europee.
Ripeto : è in corso una incosciente, vergognosa e controproducente campagna di demonizzazione del nostro principale e più sano prodotto immagine simbolo dell’agroalimentare made in Italy nel mondo che, se non opportunamente contrastata dai fatti reali, finirà per colpire anche l’agricoltura che già soffre per prezzi internazionali non remunerativi che certo però non si alzeranno con questa sequela imbarazzante di fake-news come propagandato da chi le sforna.
Ricordiamoci infine che L’Italia è anche la maggiore produttrice di grano duro BIOLOGICO e quindi con qualche centesimo in più si possono spostare i consumi in quel settore senza neanche la già pur scarsissima chimica del convenzionale (dove è praticato al massimo un diserbo -ma non col gliphosate- bensì con erbicidi selettivi a fine inverno). ATTENZIONE però che se si volessero trovare per forza basta un po’ di accanimento analitico per trovare qualche ppb di qualsiasi cosa anche lì…
A rischio di essere pedante, insisto:
30 ppm (parti per milione)= 30 mg/kg sono 3 volte superiori il limite di 10 mg/kg , probabilmente di scarso rischio per la salute ma meglio buttare e doveroso sequestrare tutto
30 ppb (parti per bilione o miliardo) = 30 mg/tonnellata sono prossime a quell’impossibile ZERO ASSOLUTO e sono frutto di ACCANIMENTO ANALITICO per fini di impaurimento e controllo delle masse ignorantizzate e quindi devote alla setta talebana di turno ma difficilmente provenienti da trattamenti sulla coltura, molto probabilmente derive lontane o “ineludibile rumore di fondo”.
Se con strumentazioni sempre più sofisticate possiamo leggere valori infinitesimali, questo non vorrà dire chissà quale pericolo ( a parte quello di essere strumenti impauriti dal fanatismo talebano)
20 ppb di deossinivalenolo nel grano significa che la micotossina è appena misurabile e quindi il grano è ottimo, non prova di chissà quale importazione fraudolenta
5-10 dB è il “rumore” presente anche in una notte serena in un bosco lontano, nessun danno acustico anche dopo mesi di permanenza coi lupi
36.51 °C non segnala nessuna febbre, dai a scuola senza scuse (e buttare il termometro nucleare…)
0.5 µg/m³ di PM10 lo si troverà anche al Polo, senza obbligare a fermare un traffico che non c’è
OK. Ma penso che la consapevolezza (quindi le informazioni) funzioni come incentivo a migliorare l’attuale cultura rispetto ai consumi.