Km 0 è il nome più comune per la vendita diretta, una pratica commerciale che negli ultimi anni ha trovato sempre più spazio tra le aziende agricole, soprattutto nel mondo bio. Per questo motivo sono ormai numerosi i punti vendita collettivi (Farmer Market) o aziendali che riscontrano un crescente successo.

Ai consumatori il km 0 piace sia per motivi ecologici – meno trasporto equivale a meno produzione di CO2 – sia perché c’è un evidente risparmio sui prezzi (meno intermediari e quindi meno rincari lungo la filiera). Ma ci sono anche aspetti meno conosciuti che modificano un po’ lo scenario.

La vendita diretta è disciplinata in Italia dalla Legge 296/06 e dal D.lgs. 273/98. Il testo prevede che sulle bancarelle dei Farmer Market ogni produttore debba vendere almeno il 51% di prodotto proprio, mentre la rimanente quota del 49% può essere acquistata da altre aziende agricole, e non necessariamente a Km 0.

Inoltre, queste piccole imprese agricole non sono tenute ad avere un meccanismo di controllo interno (il sistema HACCP, cioè un insieme di procedure che permettono di controllare con una certa periodicità i punti più critici della filiera produttiva, che potrebbero essere facilmente la causa di problemi sanitari). Si tratta di una deroga alle norme igienico-sanitarie adottata dalla Comunità Europea per le piccole aziende e quando è il produttore in prima persona a effettuare la vendita, senza intermediari (lo scopo è evitare la creazione di strutture e di procedure complesse che invece risultano indispensabili nelle grandi imprese).

Ma quanto risparmia un consumatore comprando nei Farmer Market? Per fare questo calcolo abbiamo utilizzato i dati pubblicati mensilmente dall’Istituto Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA), confrontando prezzi all’origine e al dettaglio della frutta biologica rilevati nei Farmer Market e nei supermercati.

– Frutta di stagione biologica:

Mele Stark biologiche nel mese di novembre 2011 il prezzo medio pagato da grossisti e catene di supermercati era di 0,65 €/kg. Il listino delle stesse mele nei mercatini ambulanti a km 0 lievitava fino a 1,95 €, con un rialzo pari al 225%, presso supermercati il rincaro era del 485%.

Pere Abate biologiche nel mese di novembre 2011: prezzo di acquisto presso il produttore 0,70 €/kg; 1,45 €/kg sulle bancarelle (aumento del 107%), presso supermercati il rincaro era del 455%

– Olio biologico in bottiglia:

– Costo all’origine 9,25 € al litro, prezzo sulle bancarelle 12,0 €/l, con un accrescimento del 30% circa.

Certo, il risparmio rispetto ai prezzi del supermercato è sempre assicurato. Ma forse la vendita diretta potrebbe proporre lisitini più abbordabili, visto che i prezzi di intermediazione sono praticamente eliminati.

Il consumatore attento per valutare la convenienza dell’acquisto può:

1) Controllare il costo all’origine e all’ingrosso utilizzando il servizio gratuito SMS 47947 del Ministero dell’Agricoltura che fornisce i valori medi. Per il momento  il servizio è SMS temporaneamente sospeso  anche se prevede un ripristino a breve. Si può però  accedere alle stesse informazioni attraverso il portale http://www.smsconsumatori.it/ dove è possibile  anche simulare la spesa e scaricare l’applet per I Phone.
 

2) Controllare sull’etichetta la provenienza della frutta biologica e degli altri prodotti sulla bancarella, per assicurarsi che provenga dalla stessa azienda ed essere certi che l’acquisto sia veramente a Km 0, o comunque locale.

3) Comprare la frutta biologica presso i Farmer Market è vantaggioso, anche se i rincari della filiera, sia a km 0 che quella dei supermercati, risultano sempre troppo elevati.

 

Alessandra Rossi

 

Prezzi novembre 2011 €/kg

 

 Ingrosso

Farmer Market

 Supermercato

Mela Stark

0,60

1,95

3,51

Mela Golden

0,55

1,95

3,51

Pera Abate

0,70

1,45

3,89

Pera Conference

0,60

1,20

3,89

 

Incremento % della vendita Farmer Market  e supermercato

 

 Farmer  Market 2010

 Supermercato 2010

 Farmer  Market 2011

 Supermercato 2011

 Mela Stark

200

440

225

485

Mela Golden

200

440

255

538

 Pera  Abate

7

188

107

456

Pera Conference

14

270

100

548

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nostra elaborazione su dati ISMEA

Foto:Photos.com

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Domenico
Domenico
21 Gennaio 2012 20:47

Un Agricoltore, a qualsiasi settore merceologico di produzione guardiamo, è sempre il più bastonato. Infatti un produttore di mele non sceglie ne la tempesta sul proprio raccolto, ne unâ

Domenico
Domenico
27 Gennaio 2012 17:59

Sicuramente Luigi il consumatore non è interessato a sapere quanto guadagna il commerciante, ma sarebbe trasperente e leale sapere di un euro che io pago a comperare le "patate", chi, e quanto guadagna !
E poi non sono proprio convinto che al consumatore non interessi quanto guadagna il commerciante!
Riprendendo il Tuo esempio sui carburanti, le pompe bianche fanno cartello con le altre varie compagnie petrolifere, infatti spesso fanno pagare i carburanti più di quelli delle compagnie, ma questo, è altro, per non parlare di petrolio estratto in Italia ecc; Ma tornando a Noi, mi sembra che tutti i cittadini hanno voglia di sapere quanto costa il petrolio quanto incide lo Stato con le sue imposte ecc!
Questo è cmq solo il mio parere

Luigi Tozzi
Luigi Tozzi
26 Gennaio 2012 08:35

Non credo che il consumatore sia interessato a sapere quanto sia il ricarico del commerciante. Molto più semplicemente guarda il prezzo. Ora, se il produttore primario può tenere prezzi più bassi (e di molto), avendo agevolazioni fiscali e sanitarie, nonché saltando i costi degli intermediari, può sicuramente mandare in fallimento tutti i commercianti. Basterebbe vendere con ricavi del 100 o dell’ 80 % e succederebbe come è già successo con le pompe di benzina bianche.
Inutile continuare a dire che è colpa della distribuzione se si guadagna poco. Questo vale ovviamente solo per l’ortofrutta. Per le commodities il discorso è più complesso.

Renata
Renata
26 Gennaio 2012 12:19

Attenzione, il Km 0 in Italia significa prodotto entro un raggio di 70 chilometri, non sotto casa e comunque non significa biologico.
Inoltre, biologico, in Italia significa ben poco.
Quando va bene ed il produttore è onesto e corretto vuole dire soltanto che il prodotto è stato coltivato con tecniche cosiddette di Agricoltura biologica, che in Italia sono fumose e dal 2007 comprendono anche pratiche discutibili.
Perchè una azienda sia autorizzata a dire biologica la sua produzione, ormai, bastano pochissimi anni, se non erro dai precedenti 5 anni ora ne bastano solo 2, che non sono sufficienti a risanarere un terreno nè a garantire la produzione. L’abbassamento dei tempi è stato causato dalle pressioni delle organizzazioni agricole…
prodotto da Agricoltura biologica non vuol dire prodotto da una pianta che riproduce da sè i nuovi semi.
C’è ancora molto da fare ed il consumatore diventare più responsabile in generale. Il prodotto davvero biologico e da seme biologico è davvero più buono ed ogni giorno ricerche di nucchia ne riscoprono il valore. Però è difficile trovarlo e le grandi catene alimentari lo hanno addomesticato a proprio vantaggio. Il futuro probabilmente sta nella filiera corta, gestita direttamente da giovani agricoltori che lo sanno fare, ma deve passare anche attraverso la crescita del consumatore, un indebolimento degli intermediari, un aumento dei controlli, una diminuzione della corruzione generale di questo mercato ed una maggiore equità sociale.

Luigi Tozzi
Luigi Tozzi
27 Gennaio 2012 10:39

Il Km 0 in Italia non vuol dire 70 Km se non in alcune Regioni che peraltro lo usano solo per finanziare con alcune misure del PSR le poche iniziative di Farm Market. Il Km0 lo puoi trovare anche nella GDO se vuoi, che ne ha capito il valore commerciale e lo vende a prezzi più alti di quello non a Km0 (così come succede in molti mercai gestiti dai contadini).
Il biologico esiste ed è regolato da un Regolamento Europeo che ha esteso il campo d’applicazione anche alle fasi successive all’agricoltura.
Il seme deve essere biologico salvo non sia reperibile sul mercato. Questo a tutela delle aziende agricole che potrebbero trovarsi senza produzione in quell’anno. La programmazione della produzione non si fa dall’oggi al domani e se non si tiene in debita considerazione questo si fa solo demagogia da Mulino Bianco. Il periodo di conversione è di 3 anni, dal 4 anno si diventa operatori del biologico.
Agricoltura biologica è un metodo di coltivazione in primis ma anche di trasformazione secondo il nuovo regolamento europeo.
La filiera corta ha comunque bisogno di un centro d’aggregazione del prodotto, che non può essere il solo Farmer Market. Le grandi produzioni (anche biologiche) hanno bisogno di altre forme di aggregazioni. Se si vuole far progredire estendere l’agricoltura biologica sul territorio si deve smettere di pensarla come prodotto locale e di nicchia. Certo pensarla come prodotto di nicchia fa comodo a chi difende l’agricoltore da 3 ettari ed ha paura che il biologico si espanda..ma per fortuna quelle mini aziende stanno scomparendo.

Domenico
Domenico
28 Gennaio 2012 10:32

Renata, il Biologico, NON esiste !
http://it.wikipedia.org/wiki/Agricoltura_biologica
Quando riusciremo a controllare l’atmosfera, allora forse potremmo iniziare a parlare di biologico. Ma sino a quando piove alla stessa maniera su un campo di insalata convenzionale e su un campo di insalata biologica, otterremo, forse, un’insalata peggiore ed una meno peggiore; Considera inoltre che esistono vari disciplinari. Un mio Amico che produce olio Biologico, per ben due anni non ha superato i test! Ha cambiato disciplinare (e questo secondo è molto quotato) non prevede l’esame di un parametro, per magia ha il ottenuto il biologico !
Quindi per me, ma come dico sempre, è solo un mio parere, coltivare con coscienza e onestà è l’unico metro di misura che alla fine paga!
So che Luigi mi disapprova, va bhè, pazienza, ma vorrei chiedergli perchè è contento che le Aziende di tre ettari devono scomparire ? Luigi, non fare il Marchionni dell’Agricoltura, che sono le piccole Aziende che portano avanti la filiera agricola, la grande distribuzione vuole solo : conto, profitti e perdite. Il piccolo Agricoltore invece, ci mette l’anima nella terra, e non solo quella !

Domenico
Domenico
30 Gennaio 2012 10:41

Luigi, forse mi sono espresso male!
Io ho detto che i disciplinari, non sono tutti uguali !
Il disciplinare 1, prevede di accertare se A B C D E F sono nei parametri; il disciplinare 2, prevede di accertare se A B C H I L M sono nei parametri.
Se con il disciplinare 1 ho il parametro D E F, che mi creano dei problemi, basta che passo al disciplinare 2 per risolvere i problemi ! Andrebbero denunciati chi ha fatto questi disciplinari !
🙂

Luigi Tozzi
Luigi Tozzi
30 Gennaio 2012 07:44

@Domenico..se il tuo amico ha otenuto la certificazione del biologico con un altro disciplinare dimmi quale ente di certificazione gliela concessa che lo denunciamo subito! Non è lecito fare quel che ha fatto l’ente!!
I piccoli agricoltori campano solo grazie ai contributi comunitari ed a un sacco di altre agevolazioni. Non si tratta di essere un Marchionne ma di farle crescere. Il mercato impone nuove strategie di vendita, di rispetto dell’ambiente? bene..invece di prendere i soldi in base a dove ce ne sono di più si imponga alle regioni di darli per migliorare il parco macchine che magari ti fa risparmiare qualche quintale di fertilizzante o fitofarmaco! Lo sai bene che i costi di produzione maggiori sono quelli dovuti a quei due componenti. Ma questo poco importa a chi ha tre ettari..conta molto di più a chi ne ha 50 invece, ma purtroppo..sono pochi.

Mino
Mino
5 Maggio 2012 20:06

nei mercati e produttori in loco della mia zona (Gessate-Inzago:Masate-Basiano) ho trovato i prezzi km0 PIU Cari dei supermercati. Infatti ho smesso di acquistare perchè non trovo giustificato il ricarico.

franco
franco
4 Dicembre 2012 13:59

Salve io produco miele nel trevigiano e vi pongo qesta mia perplessita’ in fatto di bio ,avendo bisogno di acquistare cera per far si’ che le mie api vadano a deporre poi il miele ,o dovuto spendere circa 6 euro al kilo per la cera bio ,rispetto a quella tradizionale ,risultato fine anno produttivo ,analizato il favo ci sono delle micro particelle di antibiotici .Il miele e’ commestibile perche’ mi anno detto che non a un livello tale che danneggi lo stesso ,premetto pero’ che il mio apiario e stabile in montagna lontano da fonti inquinanti, paradossale ,vero.
? la ditta che mi vende la cera fa passare cera bio ,anche quella che bio non e’
probabilmente non si sa ‘ nemmeno cosa sia il significato BIO grazzie per questo mio sfogo distinti saluti api inca…z..te