L’Autorità Antitrust sta studiando una nuova classificazione delle sentenze per rendere accessibili le decisioni sulle controversie risolte con la procedura “amichevole “ meglio conosciuta come moral suasion.
La modifica del regolamento è necessaria perché attualmente le decisioni dell’Autorità che si concludono con il ricorso alla moral suasion non vengono rese note al pubblico (nel 2009 sono state 75).
Adesso le aziende che nel corso di un’istruttoria avviata dopo la segnalazione di messaggio pubblicitario ingannevole, riconoscono l’errore e concordano il ritiro della campagna o la modifica, restano anonime e il caso viene archiviato senza pubblicare gli atti.
Perché concedere a queste imprese il privilegio dell’anonimato? L’adozione della moral suasion vuol dire che comunque il cittadino per mesi è stato ingannato, oppure informato male da uno spot o da un’indicazione errata sulle etichette.
Il paradosso è che gli atti delle imprese giudicate dall’Antitrust nel corso delle regolari istruttorie sono pubblici e accessibili attraverso il sito anche se la procedura si conclude positivamente senza riscontrare violazioni della norma.
Un esempio concreto aiuta a capire meglio. Nessuno ha saputo che un anno fa alcuni produttori di uova hanno fornito informazioni scorrette ai consumatori, e/o fatto pubblicità ingannevole, fino a quando è intervenuto l’Antitrust che attraverso la moral suasion h ottenuto la modifica dei messaggi. La conclusione della vicenda può solo fare piacere, ma l’inganno c’è stato ed è corretto farlo sapere ai cittadini.
Aspettiamo fiduciosi nelle prossime settimane una decisione dell’Antitrust che, secondo lo spirito che ha sempre caratterizzato questa autorità, dovrebbe indirizzarsi verso un maggiore trasparenza.
Roberto La Pira