L’hamburger di McDonald’s dopo 14 anni è ancora freschissimo! Così titolano i giornali e i quotidiani on line, raccontando la storia di un cittadino americano che ha conservato il suo panino per così lungo tempo, nel frigo di casa, per poi esibirlo nei programmi televisivi con tanto di scontrino che dimostra “l’età anagrafica”. L’aspetto sconvolgente della vicenda è l’assenza di muffe e il buono stato di conservazione.
Prendendo per buona la storia del californiano David Whipple, molti giornali hanno colto l’occasione per puntare il dito contro conservanti misteriosi, additivi sconosciuti e altri strani ingredienti aggiunti dalla catena di fast food per garantire vita eterna all’hamburger. Questa volta le accuse rivolte a McDonald’s sono gratuite e frutto di molta fantasia, perchè non siamo di fronte a diabolici aditivi ma ad un semplice processo chimico di disidratazione ed essicazione. Diciamo pure che periodicamente negli States qualcuno cerca il suo minuto di celebrità con storie analoghe e purtroppo ci riesce sempre.
Fino dal 2007 su YouTube gira un video, Bionic Burger di Len Foley, nel quale un giovane sostiene di avere collezionato hamburger vecchi di 18 anni. Anche Sally Davis un’artista di New York, ha fotografato un Happy Meal (panino e patatine) 145 volte, per dimostrare che i prodotti non ammuffiscono, mentre la blogger Keren Hanrahan nel suo Best of Mother Earth racconta di un hamburger acquistato nel 1996 e da lei usato 14 anni per spiegare a bambini e genitori quali sono i danni di una cattiva alimentazione.
Tre anni fa il sito americano di alimentazione Serious Eats ha affidato a Kenji Lopez-Alt, curatore della sezione A Hamburger Today il compito di verificare la questione in maniera rigorosamente scientifica. Il blogger si è preso la briga di sfatare quella che risulta una leggenda metropolitana: dimostrando con un esperimento che il panino di McDonald’s invecchia ma non ammuffisce proprio come un panino identico fatto in casa. Le teorie proposte per giustificare l’eterna giovinezza dell’hamburger sono molteplici ma tutte prive di validità scientifica.
La prima considerazione è che l’hamburger appena acquistato risulta praticamente “sterile” essendo cotto ad alte temperature. Subito dopo però la contaminazione può avvenire in qualsiasi momento perchè le muffe sono presenti ovunque. L’altro elemento da considerare è che l’hamburger di McDonald’s esaminato nell’esperimento non contiene: salse, ketchup, maionese, cetriolini, lattuga o cipolle. Si tratta di un aspetto fondamentale perchè in questo modo riduce drasticamente l’umidità del panino e quindi la possibilità di fare crescere muffe.
Kenji Lopez-Alt ha osservato per 25 giorni un gruppo di 9 panini con hamburger dalle caratteristiche diverse: uno acquistato da McDonald’s posizionato su un piatto, un altro rimasto nella confezione originale, un terzo preparato in casa con dimensioni molto simili e i medesimi ingredienti, il quarto era fatto con carne di McDonald’s ma pane acquistato al supermercato e viceversa. Nel test c’erano altri campioni di hamburger senza sale e altri di grandi dimensioni sia fatti in casa sia comprati da McDonald’s .
Dopo 25 giorni tutti i panini di piccole dimensioni, sia quelli comprati da McDonald’s sia quelli preparati in casa, mantenuti nelle stesse condizioni non sono ammuffiti. Dunque, non c’è niente di miracoloso quando si dice che gli hamburger di zio Mac non invecchiano. Resta da capire il perché visto che il sale non c’entra (anche i panini senza sale si sono conservati bene). I segni di invecchiamento e la formazione di muffe si sono riscontrati nei panini più grossi acquistati da McDonald’s (Quarter Pounder e l’Angus Third Pounder) e in quelli simili preparati in casa, che mostravano evidenti colonie di muffe.
La soluzione del mistero è semplice: quando le dimensioni dei panini aumentano, l’umidità all’interno è maggiore e dà la possibilità alle muffe di svilupparsi. Se invece il panino e l’hambuger sono molto secchi, le muffe non si formano.
Per avere conferma di questa teoria, Lopez-Alt ha misurato la perdita di umidità scoprendo che nell’hamburger più piccolo il 93% dell’umidità evapora in tre giorni, e se la muffa non si sviluppa in 72, non si forma più. Al McDonald’s Quarter Pounder occorre una settimana per perdere la stessa quantità di umidità, e in questo intervallo le muffe si formano e crescono fino a quando ce n’è un livello sufficiente.
Insomma: l’hamburger non ammuffisce perché lo spessore ridotto del panino e la superficie ampia permettono all’acqua di evaporare rapidamente. In questo esperimento aiuta anche il fatto che dopo la cottura ad alte temperature la carne sia quasi sterilizzata. In assenza di umidità, non si formano muffe, non crescono i batteri e il panino praticamente disidratato si mantiene anche 14 anni come è successo al cittadino americano.
L’autore sottolinea che anche gli hamburger casalinghi di piccole dimensioni ammuffiscono se vengono chiusi in un sacchetto di plastica: questo succede perchè l’acqua, non evapora e questo ambiente favorisce il proliferare dei microrganismi. Il processo di essicazione del cibo è un fenomeno conosciuto da millenni. L’autore dell’esperimento invitava i detrattori della catena di fast-food a “stare tranquilli”, ricordando che ci sono molti motivi per disapprovare il marchio senza inventare storielle di scarso valore scientifico.
L’articolo è ripreso da una nota di Mariateresa Truncellito scritta per Il Fatto Alimentare nel novembre 2010
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Perche’ riportare nome e cognome di questo sig. californiano in cerca di celebrita’ come da voi riportato?
Comunque due fette di pane d’Altamura con una dadolata di pomodoro,sale e un filo d’olio non risolverebbe l’arcano dell’ ammufimento dei panini di MC D.Saluti a tutti EAT SLOW NO FAST