Il colore del cibo al supermercato dipende da lampade “intelligenti”. Migliorano l’aspetto di carne, pesce, frutta e formaggi. Un inganno? Esposto all’Antitrust
Il colore del cibo al supermercato dipende da lampade “intelligenti”. Migliorano l’aspetto di carne, pesce, frutta e formaggi. Un inganno? Esposto all’Antitrust
Redazione 14 Luglio 2014Qual è il colore vero della carne? A questa domanda cerca di rispondere un nostro lettore che ritiene di essere ingannato dai supermercati che usano nel banco frigorifero lampade particolari per accentuare le tonalità. Vi proponiamo questa lettera molto interessante che è stata inviata nei giorni scorsi anche all’Antitrust.
Da qualche tempo ho notato che tutta la carne venduta in molti supermercati ha un aspetto molto invitante. I tagli infatti sono spesso di un colore un rosso vivido e marcato, che però perde subito vivacità una volta a casa. Spinto dalla curiosità ho potuto notare che i banchi frigorifero dove sono esposte le carni sono illuminati da lampade con un fievolissimo riflesso verdastro. Ho scoperto che per l’illuminazione degli ambienti e dei cibi i supermercati utilizzano lampade appositamente prodotte. Per la carni, ad esempio, la luce è dotata di particolari filtri che esaltano la colorazione rossa. Si tratta di sistemi di illuminazioni largamente pubblicizzati e venduti sul web.
Così sul sito Voltium.it alla voce carne si legge: “la freschezza della carne può essere ulteriormente accentuata con l’utilizzo di filtri speciali. Philips offre un filtro di conversione per la carne che utilizzato in combinazione con le lampade MASTERColour SDW consente di variare il modo in cui il colore rosso viene percepito. Il filtro dicroico sopprime una parte di luce nello spettro della lampada MASTER SDW e, di conseguenza, fa risaltare e intensifica le componenti rosse del colore del prodotto. Anche la lampada TL-D fluorescente pur non avendo una colorazione rossa esalta le tonalità rosso scuro della carne”.
Mentre nella brochure del GRUPPO DISANO ILLUMINAZIONE (reperibile qui) è scritto a pag.3 “l’illuminazione influisce in maniera determinante sui colori dei prodotti freschi in esposizione. L’illuminazione brillante degli espositori per prodotti freschi può attrarre gli acquirenti. L’impiego di filtri è una delle soluzioni per valorizzare il prodotto. I filtri, a seconda del prodotto da illuminare, sopprimono una parte di luce nello spettro della lampada, variando il modo in cui i colori vengono quindi percepiti. Esistono differenti tipologie di filtri, adatti a differenti prodotti”. È particolarmente significativo il passaggio dove si dice che viene soppressa una parte dello spettro per variare il modo in cui i colori vengono percepiti.
Sempre a titolo esplicativo, sul sito Nuovaseminara.com alla voce CARNI – SALUMI – GASTRONOMIA si pubblicizza “un filtro che esalta ancor di più i prodotti di tonalità rossa…” Dopo avere letto queste note ho capito perché, quando arrivo a casa, la carne così rossa al momento dell’acquisto, perde questa caratteristica in condizioni di illuminazione normale.
Il consumatore medio, insomma, è spinto all’acquisto di carni perché il colore risulta di un rosso più brillante ed omogeneo rispetto ad altri esercizi commerciali
A mio pare vendere carne in condizioni di illuminazione artificiale che modifica profondamente la percezione di uno dei caratteri organolettici principali – il colore – configura una pratica commerciale sleale ed ingannevole in quanto idonea a falsare il comportamento dell’acquirente… Il consumatore è spinto all’acquisto di carne dal colore più brillante ed omogeneo e associa la tonalità ad una percezione di maggiore qualità e freschezza.
Il tutto, però, svanisce al mutare delle condizioni di illuminazione e ci si rende conto che il colore di quella carne non è affatto diverso, né più vivido, intenso e brillante di tutte le altre vendute in altri esercizi commerciali che non ricorrono ad artifizi luminosi.
La Direttiva 2005/29/CE dell’11 maggio 2005 e la Direttiva 2006/114 CE del 12.12.2006 contemplano “qualsiasi azione… posta in essere da un professionista direttamente connessa alla promozione, vendita o fornitura di un prodotto ai consumatori”, “ qualsiasi azione, compresa la presentazione, che induca in errore o possa indurre in errore persone alle quali è rivolta che essa raggiunge…”
Secondo me l’esposizione per la vendita e l’illuminazione (che altera una caratteristica estrinseca del prodotto, il colore) ricadono nell’ambito delle predette direttive oltre che nell’ambito del D.L.vo 27 gennaio 1992, n. 109 laddove richiama il modo e l’ambiente in cui sono disposti sui banchi di vendita i prodotti in vendita. Vi ringrazio per l’attenzione e resto in attesa di un vostro parere.
Enrico Fariello
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Foto: iStockPhotos
E’ da qualche anno che lo ho notato negli scaffali Coop della verdura, i limoni hanno una luce verde e sembrano tutti giallo-verdi, acerbi e perfetti. Appena si prende una rete e la si allontana dalla luce sono spesso giallo spento e fin troppo maturi…
Articolo molto interessante. Abito nella Svizzera italiana, vicino al confine verso Varese, e per questioni economiche molti di noi acquistano carne in Italia.
Più di una volta, iu un noto supermercato della zona montebello, ho dovuto non consumare la carne acquistata già confezionata. Ha avuto problemi di scarsa conservazione pur avendo, nel banco, un colore vivido.
Dopo una mia telefonata all’USL di Varese, mi è stato riferito che su una singola confezione non possono fare nulla. Intervengono solo per il blocco di un lotto intero.
Spero veramente che questo articolo apra gli occhi su una vera truffa al consumatore.
Per non parlare delle retine colorate secondo il colore della frutta e verdura contenute per esaltarne le caratteristiche cromatiche: bianco per cipolle ed aglio, rosso arancio per le arance, giallo per i limoni…
Questo lo sò da anni, e controllo sempre allontanando la carne dal banco frigo, verso un’altra fonte luminosa nello stesso supermercato, per verificare che la carne non sia alterata nel colore dalle lampade dicroiche che sono installate sopra ai banchi.
Questa non è una novità…
Complimenti a Enrico Fariello per avere ri-sollevato un problema che, anche se noto a molti e soprattutto agli addetti ai lavori, non mi pare abbia mai trovato grandi attenzioni da parte soprattutto degli organi preposti alla vigilanza alimentare, con il risultato che queste pratiche sono andate consolidandosi. Speriamo che l’articolo funga ora da stimolo per i soggetti istituzionali preposti al controllo degli alimenti per esercitare le loro azioni nell’interesse dei consumatori.