Negli ultimi 20 anni le etichette dei prodotti alimentari sono cambiate. Qualche decennio fa era quasi impossibile trovare indicazioni sul valore nutrizionale e sulle calorie di un prodotto: oggi è comune. Che però siano perfette non è vero: molto si può ancora fare per agevolare le scelte dei consumatori. Ecco 15 punti chiave.
1) Un elenco degli ingredienti scritto utilizzando caratteri tipografici leggibili
Su alcune confezioni le diciture sono riportate in numerose lingue con caratteri tipografici minuscoli: il modello “top” è il succo di frutta Bravo della Rauch con un testo tradotto in 24 lingue. A questo proposito, va segnalato il fatto che a partire dal 14 dicembre 2014, con l’entrata in vigore del regolamento UE 1169/11, ogni etichetta dovrà riportare le informazioni obbligatorie in caratteri di altezza non inferiore a 1,2 mm (riferiti alla x minuscola) e a 0,9 mm per le confezioni la cui superficie sia inferiore a 80 cm².
2) La data di scadenza chiara e comprensibile
Chiara significa non incisa con i forellini o presentata come una sequenza di numeri che sembrano quelli del lotto. Quanti consumatori, in effetti, riescono a capire che in etichetta la presenza della sequenza numerica 01.07.14 2 L 2741 11:21 segnala un prodotto in scadenza il primo luglio dell’anno prossimo?
3) L’indicazione dell’olio impiegato
Adesso si usa la dicitura generica “olio vegetale” che si riferisce quasi sempre a olio di palma, di soia, di colza e altri di mediocre qualità che abitualmente non sono venduti al supermercato. Comunque sia, a partire dal dicembre del 2014, dovrà essere specificata la natura degli oli vegetali utilizzati. I produttori che oggi vantano l’assenza di grassi idrogenati dovranno perciò rivelare l’impiego, assai diffuso, di olio di palma che rimane un olio di bassa qualità dal punto di vista nutrizionale, la cui produzione spesso si associa a deforestazioni e rapine delle terre.
4) La presenza di “acidi grassi trans”
La ragione è semplice: fanno male alla salute (esiste una correlazione comprovata tra una dieta troppo ricca di acidi grassi trans e insaturi e maggiori rischi di malattie coronariche e ictus). Molti consumatori, purtroppo, non sanno che ci sono né che cosa sono ed è ormai giunto il momento di combattere questa ignoranza. Il reg. UE 1169/11 vieta espressamente la citazione – obbligatoria invece negli Stati Uniti – degli acidi grassi trans in tabella nutrizionale. Perché? La ragione di questo divieto resta un enigma.
5) Fotografie verosimili e di dimensioni accettabili
Le dimensioni delle immagini devono essere tali da lasciare spazio sulla confezione alle informazioni nutrizionali e all’elenco degli ingredienti. Le foto e le notizie facoltative, secondo quanto prescritto dal reg.UE 1169/11, non devono sottrarre spazio all’informazione obbligatoria in etichetta. Quanto alle immagini, alcuni produttori giustificano la difformità tra le foto sulla confezione e l’aspetto reale del prodotto con una “frasetta” scritti in caratteri miscroscopici: “L’immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto”. Purtroppo il consumatore, attratto dall’immagine, tende a non leggere la frase di circostanza e spesso a rimanere deluso.
6) L’indicazione chiara della quantità di sale nella tabella nutrizionale
Sulle etichette spesso si trova la quantità di sodio e non quella del sale. Al consumatore interessa sapere anche quanto sale è presente nel prodotto e soprattutto nella singola porzione. Il reg. UE 1169/11 che entrerà in vigore nel dicembre 2014 ha sostituito nella tabella nutrizionale il valore “sodio” con l’equivalente espresso in termini di “sale”.
7) Indicazioni chiare sulle modalità di conservazione del prodotto e sulla durata dopo l’apertura
Si tratta di informazioni previste dal nuovo regolamento UE 1169/2011. La durabilità dopo l’apertura della confezione può peraltro venire apposta solo su alcuni prodotti e la sua stima non può mai essere esatta poiché molto dipende dalle condizioni di conservazione del prodotto da parte del consumatore. Si tratta di aspetti importanti e a volte critici soprattutto quando è necessario mantenere la catena del freddo, dal momento che, come già abbiamo scritto, molti frigoriferi domestici non rispettano le temperature richieste.
8) L’anno di raccolta delle olive sulle bottiglie di olio extra vergine
Sarebbe interessante avere questa indicazione per capire da quanto tempo il prodotto è stato imbottigliato
9) Il periodo di stagionatura dei salumi
10) L’indicazione chiara e ben visibile dei cibi adatti a vegetariani, vegani e/o alle persone affette da celiachia
Queste indicazioni sono già utilizzate da alcune catene di supermercati sugli alimenti con il loro marchio e da alcune aziende (nel settore dei salumi, ad esempio, alcuni produttori segnalano in etichetta l’assenza di glutine).
11) I valori nutrizionali riferiti a 100 g di prodotto e a una porzione verosimile
Il regolamento UE 1169/11 introduce la tabella nutrizionale obbligatoria per la quasi totalità dei prodotti: la tabella dovrà essere tarata su 100 g oppure 100 ml. Su base volontaria potranno essere aggiungi i valori relativi alla porzione.
12) Indicazioni precise su dove gettare l’imballaggio.
Dobbiamo buttarlo nel contenitore della carta, del vetro, della plastica, in quello della raccolta indifferenziata…? Sarebbe bello se i produttori riuscissero anche a ottimizzare l’impiego dei diversi materiali, riducendone le superfici il più possibile. Il probema è che i comuni non hanno le stesse modalità di recupero e riciclo dei rifiuti e degli imballaggi.
13) Meno additivi, coloranti e conservanti
Alcuni prodotti dovrebbero avere meno ingredienti. Perché per le Pringles, a seconda del gusto, sono preparate con un numero che varia da 8 a 30 ingredienti, mentre le patatine fritte classiche ne hanno solo tre (patate, olio e sale)?
14) L’abolizione di tutti i giocattoli e i pupazzetti abbinati alle merendine per bambini
La questione è delicata e meriterebbe di essere ulteriormente approfondita, tanto più che molti di questi prodotti sono collocati nei punti vendita ad altezza bimbo, vicino alle casse, e che esistono snack con gadget molto belli che vengono acquistati solo per il gioco. Il problema è che questi gadget sono quasi sempre abbinati a cibi spazzatura e servono solo ad attirare l’attenzione dei bambini.
15) Diciture il più possibili chiare e semplici
È lecito chiedersi cosa capisce un consumatore davanti ad una confezione di cereali per la prima colazione se le diciture riportano un elenco con 16 ingredienti, affiancati da 38 valori analitici e 14 percentuali. Forse bisognerebbe fare uno sforzo e semplificare un p0′.
Le nostre 15 proposte finiscono qui. E voi che ne pensate? Abbiamo trascurato qualcosa che a vostro giudizio è importante? Ci sono informazioni che vorreste sempre leggere sulle confezioni dei diversi prodotti alimentari? Scriveteci. Parliamone.
Roberto La Pira e Dario Dongo
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Mio padre mi raccontava già anni fa, che in Giappone non esiste la data di scadenza, ma la data di produzione e un tempo di conservazione consigliato. Così il consumatore comincia a rendersi conto di quanto vengono tenuti nei magazzini o sugli scaffali gli alimenti.
Mi sembra una proposta praticabile e intelligente, oltre come ha già detto qualcuno la provenienza degli ingredienti…
Ad esempio la maggior parte della vitamina c di sintesi o i suoi precursori viene prodotta in Cina, e chi lo sa?
.http://www.ilmanifesto.it/archivi/terra-terra/nocache/1/pezzo/46b1ee0fe305c/
Ottimo lavoro il vostro, come sempre
Luisa
Sono d’accordo con Luisa, è ben più importante la data di produzione, e sopratutto nei cereali e loro derivati, frutta secca: il luogo di provenienza o di produzione e l’assenza di mico tossine. Giro il mondo per lavoro, in Thailand ho preso una confezione di riso varietà Thaibonet dove in etichetta c’era la dicitura :” libero da micotossine” con la data del rapporto di prova e chi l’ha eseguito. Sabato scorso alla trasmissione del pomeriggio di Rai 3 si parlava delle aflatossine nel mais del veneto. Problema procastinato nel tempo da circa 30 anni, c’è voluta la CEE per sbattercelo in faccia. Consiglerei di indagare anche nei vini… la temibile ocra tossina. Mi fermo, sarei accusato dai tutori politici e sindacati di categoria di terrorismo Alimentare.
Ottimo lavoro come sempre
Come diceva Bacone: Sapere vuol dire Potere.
Dario
Meraviglia che manchi nel vostro elenco l’indicazione ormai urgentissima da mettere su tutte le bottiglie di bevande alcoliche che l’alcol etilico è cancerogeno. La Commissione Europea due anni fa aveva rimandato l’obbligo, per le sole bevande alcoliche, di mettere avvertimenti sulla salute in etichetta (chissà come mai ?), ma il Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione di pronunciarsi in modo definitivo entro tre anni, e due sono già passati.
Proposte in grn parte ragionevoli e alcune molto interessanti.
Unica riserva: la proposta di diminuire gli additvi è fuori tema, dato che non si tratta di etichettatura, ma di tecnologia. Alcuni prodotti non potrebbero esistere in quanto tali, senza additivi.
Se qualcuno, per sue personali convinzioni, ne vuole assumere meno, può tranquillamente non acquistare quei prodotti.
Nel merito credo che i prodotti tipo Pringles non siano paragonabili alle patatine fritte e infatti, se non erro, non sono nemmeno definiti come tali.
Poi, perché dite che il numero di ingredienti varia “da 19 a 30” quando le Pringles Original ne hanno 9 ?
Complimenti comunque per il vostro ottimo sito.
Stefano Bazzoli
Io vorrei che ci fosse un simbolino ben evidente per tutti gli allergneni che potesse evidenziare in modo chiaro a TUTTI gli allergeni contenuti e assenti nei vari prodotti.Da mamma di bambina allergica a latte e uovo trovo che sarebbe comodissimo. Su alcuni prodotti venduti nei negozi bio ho trovato l’icona della mucca e dell’uovo, barrate in caso di assenza dell’allergene, proprio come avviene con la spiga che indica prodotti adatti o inadatti ai celiachi. Credo che per la mia vita quotidiana sarebbe la cosa più bella da trovare in etichetta.
Certo leggendo la lista degli ingredienti si imparano tante cose, ma il colpo d’occhio aiuterebbe le persone meno esperte.
-Tutti gli ingredienti
-Animali allevati con mangimi OGM
-Sale iodato
-Tutti gli additivi
-Data di produzione (non di confezionamento)
-Se fatto con ingredienti congelati.
Saluti.
Ho letto su molti siti che la soia viene importata in Italia in milioni di Ton. all’anno.
La maggior parte delle importazioni proviene da USA e Cina. La presenza di soia TRANSGENICA è data per scontata.
Negli USA la soia transgenica viene considerata dannosa per la salute. In italia chi ci protegge?
Ora nei supermercati viene venduto il latte di SOIA con una piccola vignetta che riporta la dicitura ‘NO OGM’
Dobbiamo fidarci o tra un poco di tempo scopriremo che non è vero e che ci siamo avvelenati un poco alla volta e come con la carne di cavallo acquistata per bovina?
Quale normativa e quali controlli vengono fatti a tutela della salute ?
Mi permetto di segnalare la proposta di aggiungere alla dicitura “margarina vegetale” anche la specifica degli oli vegetali usati.
S. Perriera